Empatia? Neuroni specchio all’opera!
Da sempre l’interrogativo dell’amore e dell’amicizia. Della simpatia e dell’avversione. Dell’empatia, costola privilegiata per rapporti dal sapore autentico, infittiti da analoghe pulsioni. O da univoche vedute. Recentemente, la ricerca al di là delle pieghe del sorriso. La scoperta che oltre ai muscoli facciali, in trazione, la felicità che fa scintille. Come per il dolore, che smorfia la ragione. L’empatia, nasce da qui. Dal riconoscere, in un sorriso, anche solo accennato, la felicità o il dolore di chi vive accanto o a cui si è particolarmente legati: ‘empatia’, capire gli altri ‘specchiandocisi’ con una risorsa del nostro cervello. I neuroni specchio, a oltre 20 anni dalla loro scoperta nelle scimmie, allignano anche nella scatola cranica umana. La prova, grazie ad una verifica scientifica, d’impianto elettrodi. Sotto impulso, le sentinelle emotive s’accendono e la loro eccitazione, registrata dagli elettrodi. Il tutto ispessisce la vasta gamma sensoriale, tassonomia dell’interiorità. Qualcuno sostiene che senza emozioni, la vita sarebbe piatta, amorfa: i neuroni specchio, grazie alla loro solerte opera, autori della sensazionale scoperta che, senza emozioni e senza alcno, con ci condividere gioie e dolori, la vita non avrebbe senso!
La scoperta dei”neuroni specchio” non fa che confermare non solo l’indivisibilità di ogni essere umano (individuum), l’inseparabilità della psiche dal soma, l’intreccio fisiologico e organico tra sistema nervoso, endocrino e sensoriale-percettivo, ma la nostra natura di esseri “relazionali” e “sociali”, programmati – se così posso esprimermi – per vivere “con” e insieme ai nostri simili. Con tutti? Sarebbe bello, ma l’esperienza insegna che tra i nostri simili ce ne sono alcuni che non vogliono saperne di noi, e altri che, invece, ci amano. Certo, se tutti fossero amici di tutti, addio nemici, addio separazioni, addio cause e addio tribunali. E, soprattutto, addio guerre!E’ vero che, in quanto esseri umani, dovremmo provare tutti gli stessi sentimenti di base, e tra questi la compassione, la pietà, il rispetto, la solidarietà; ma vediamo che molto spesso la lotta per la sopravvivenza e, in certi casi, per la vita, mette gli uomini gli uni contro gli altri.
Rousseau sosteneva che gli uomini nascono buoni ma poi sono guastati dalla società. Ma che cos’è allora che guasta la società?
Una causa è la proprietà privata e l’accaparramento dei beni, che comporta la divisione tra ricchi e poveri, proprietari e nullatenenti, padroni e servitori, ecc. Ma cosa c’entra questo con i neuroni specchio? Voglio forse insinuare che la natura ci fa più eguali di quanto faccia la cultura? E che cosa dovremmo fare, allora, per armonizzare la cultura con la natura? Imparare dalle scimmie? Certo non dai pescecani.
Caro Fulvio, Rousseau sosteneva la bontà innata degli uomini, Hobbes proprio l’opposto. Chi ha ragione? Nessuno dei due, con ogni probabilità. Esistono i buoni, i cattivi, i lupi travestiti da agnelli. I neuroni specchio sono la miglior prova scientifica dell’esistenza dell’empatia. Tu sai, essendo counselor come me, che l’empatia è innata, ma si deve “coltivare”. Noi abbiamo imparato (si spera) ad ascoltare l’empatia, ed a percepire la sua assenza. Dovremmo saper distinguere tra empatia e simpatia, tra assenza di empatia e franca antipatia. Rizzolatti con la sua scoperta dei neuroni specchio ha offerto un supporto razionale alle intuizioni di chi investe la propria relazionalità nel rispetto del’Altro. La cultura di appartenenza incide certamente, ma la cultura personale è fondamentale per sfruttare al meglio l’empatia. Riprendo con piacere la frase conclusiva dell’editoriale della Direttrice,cui va il merito di essere sempre incisiva ed empatica, secondo cui senza poter condividere le emozioni la vita perde significato. Un piccolo pensiero personale: tra buoni, cattivi, lupi travestiti da agnelli, scimmie e pescecani, io spendo la mia simpatia per gli agnelli che non pensano nemmeno a travestirsi da lupi…
La tua collega iperempatica
Giovanna