E’ finito il corso di Fisica 2!
… ed ovviamente, assieme ai miei compagni di sventura, abbiamo provveduto a dare al docente un voto negativo che ovviamente si fermerà a livello di Preside di Facoltà e non servirà a niente. In quattro mesi effettivi, noi “non Fisici”, abbiamo ingerito intensivamente quattro ore la settimana tutta la termodinamica, tutto l’elettromagnetismo nel vuoto e nella materia il tutto con intensivo uso del linguaggio matematico che il buon Michael Faraday non conosceva per nulla nelle sue scoperte pionieristiche … Noi, come nasce una corrente indotta non l’abbiamo visto neppure al Liceo, però sappiamo che esiste. La mancanza di quelle ore mancanti, forse dovute a non concreta visione degli obiettivi, ci hanno salvato da tutta l’Ottica Geometrica e Fisica. L’ignoranza completa dell’argomento non produrrà sicuramente alcun effetto in noi, destinati alla disoccupazione dopo un corso di Laurea che il Ministro voleva eliminare (forse non a torto?). Abbiamo capito qualcosa? Sicuramente no. Il voto più alto non è arrivato che a un 24/30 (l’unico) e per il resto, tolti dalla lista i “non sufficienti”, la votazione media si attesta attorno al 20/30. Sono dati che vanno letti e basta, e rappresentano la sintesi di quanto uno studente mi racconta mentre finiamo la seconda teiera di un ottimo Lapsang-Souchong. E così, mentre il giovane accetta con una rassegnazione ante ’68 questi risultati, mi distraggo a tratti e mi abbandono a qualche malinconica riflessione. Risultati così, possono essere indicativi del fatto o che i giovani d’oggi sono stupidi, o che la didattica universitaria non è finalizzata al corso di laurea ma solo togliersi la seccatura di “tenere” un corso, sbolognando a “non Fisici” l’elettromagnetismo di un corso tenuto per Fisici e per di più condensato in quattro mesi. In questa seconda chiave di lettura, l’università è regredita molto indietro rispetto al ’68. La fenomenologia non la si vede né al Liceo né nei corsi universitari, i laboratori delle scuole medie superiori non vengono usati, e con la riforma Gelmini del “tutti Licei” andremo di male in peggio. Ripenso ad un vecchio articolo di Quirino Maiorana apparso sul Nuovo Cimento e che, già negli anni ’30, significava il non sense della carenza dei laboratori didattici italiani rispetto a quelli tedeschi, nei quali era demandato agli studenti anche la costruzione degli strumenti di misura e la loro taratura. E’ vero che nella dotta Europa d’ante guerra la Fisica “pionieristica” parlava il Tedesco, ma il discorso di Quirino Maiorana coinvolgeva un più generale discorso sulla Didattica e sull’efficacia didattica del “toccare con mano” ciò che viene elegantemente sciorinato su una lunga lavagna. Nessuno dei docenti di oggi ha sicuramente letto questo vecchio articolo: che confondano Quirino con Ettore? Mah, il mio dubbio è dissacrante. A che serve arrivare in un paio di mesi alle equazioni di J. C. Maxwell in forma differenziale se il mio giovane mi “parla astratto” e non ha capito che cariche stazionarie non generano perturbazioni elettromagnetiche? Se sa esprimere il secondo principio della termodinamica in forma elegantissima ma non ha la più pallida idea di quali limiti impone il secondo principio al rendimento di una macchina termica. La Fisica che si vede, si tocca e si misura è sempre più un optional a tutti i livelli. Vorrei che il Ministro si ponesse il più semplice quesito che in tanti non abbiamo il coraggio di formulare: “L’università italiana serve agli studenti o ai professori?”
E’ una domanda retorica la Sua, prof. Ganci, nevvero?
Non mi addentro più di tanto sulle questioni di didattica,
ma vorrei notare che questa Sua sensazione di clima
ante ’68 è qualcosa che si avverte anche da altre parti.
Forse con una differenza; ovvero che nel ’68 il numero
di personaggi discubili in posizioni apicali era alquanto
limitato. Oggi, invece, anche per via della moltiplicazione
del numero delle sedi, non è più così.
E la rassegnazione non sembra essere solo quella studentesca.
Con i più cordiali saluti, I.S.
Gentile Commentatrice,
grazie per l’attenzione posta nello scritto che, le assicuro, si riferisce ad una situazione autentica. L’osservazione ante ’68 è veritiera. A Fisica Genova contava solo quattro Ordinari e una schiera di “Assistenti” di vario tipo che si facevano un mazzo! Ricordo l’arroganza con cui, al primo anno, osai fare una domanda al titolare di Analisi 1 (domanda peraltro tutt’altro che stupida) sentendomi rispondere: “lo chieda all’Assistente che lo sa anche lei, sa?”. Il vantaggio era però indubbio: il debito pubblico per pagare questi signori era molto contenuto perché pochi. Oggi sono un’armata, nonostante una certa corsa ai pensionamenti nel mio settore (“qualcosa” frulla per l’aria …). Per quanto riguarda la “didattica”, se trasponessimo l’esito di Fisica 2 da me descritto ad una risultanza di esame di stato in un Liceo, che succederebbe? Qualche ispezione verrebbe da Roma? e la stampa non scriverebbe un rigo?
Grazie del suo commento e cordiali saluti
Salvatore Ganci