Giornalisti di verità?

di Rita Occidente Lupo

Santità in qualunque stato. Ed in qualunque lavoro. Le parole del Papa dopo l’Angelus, dirette al mondo mediatico. Alla classe giornalistica, affinchè possa perseguire la verità nell’informazione.   L’esempio, dallo spagnolo Lozano Garrido, primo cronista proclamato beato. Testimonial  “Del bene che si può fare quando la penna riflette la grandezza dell’anima e si mette al servizio della verità e delle cause nobili”. In un mondo inflazionato nella verità, velinato da troppi assalti imprenditoriali, da interessi partitici, la figura del cronista tra deontologia e legge di mercato. Tra padrone di turno e crisi lavorativa. L’efficace messaggio di Ratzinger, in una domenica estiva, monito a riflettere sulle motivazioni d’una scelta. Oggi, in tanti a scrivere. In troppi a saper usare la penna. A saper destreggiarsi nel mare magnum d’una sfaccettata realtà, in cui il dovere di cronaca, sgomita con la privacy. In cui sempre più facile, varcare il limite della verità, rasentando la soglia delle querele. Fino a questo momento, di stellette al merito, tante sul campo: ogni grafomane del terzo millennio, sul groppone assalti verbali, ma non carichi giudiziari. Il vero giornalista, invece, che si muove nel solco della verità dei fatti, denunciando anche i misfatti, sempre più sovente incorre in quelle sacche forensi, che lo spingono a dover rispondere, delle proprie verità, sulla propria professionalità. Il bavaglio all’informazione, ancora rende difficile procedere in un campo minato, quale quello mediatico. Eppure, lo stesso San Pio da Pietrelcina, che aveva per i giornalisti un peculiare riguardo sul loro operato, non finiva di raccomandar loro “di offrire la penna sempre al servizio della verità!”