Codacons: Pomigliano d’Arco, diritti negati ai disabili
Quanto sta accadendo a Pomigliano d’Arco, indipendentemente dal giudizio che ognuno di noi può dare sulla necessità di accettare una sorta di ricatto sui diritti conquistati attraverso anni di lotta e, in particolare, sul diritto al lavoro sancito della nostra Costituzione (art. 4), deve suonare come un campanello d’allarme per tutti. In tempi in cui si contrattano opere d’arte per milioni di euro e si varano splendide imbarcazioni nei nostri mari, si arretra pesantemente sul fronte dei diritti dei lavoratori. In tempi in cui la concentrazione della ricchezza si addensa sempre di più in poche mani, che sono anche quelle grondanti del sangue dei servitori dello Stato sparso nelle stragi che si sono consumate nell’omertà più bieca di quest’ultimo tetro ventennio, anche i diritti dei portatori di handicap, che dovrebbero essere specialmente tutelati dalla legge, vengono palesamente (e non sappiamo quanto impunemente) negati. Quest’incipit vuole servire solo da sfondo a quanto accaduto di recente nel Vallo di Diano durante lo svolgimento degli esami presso un Istituto di Scuola Media. A un docente portatore di handicap è stato negato, di fatto, il diritto di scelta di una persona di sua fiducia per l’accompagnamento, nell’ambito della tutela della propria integrità fisica, e per l’ausilio nei compiti di docenza. In effetti, il Dirigente ha negato il permesso al coniuge di un docente portatore di handicap di assistere lo stesso, nella sua funzione, durante lo svolgimento degli esami. Dobbiamo ricordare che la tutela della persona portatrice di handicap va riconosciuta, nell’ambito dell’organizzazione del lavoro, anche in un Istituto Scolastico (perché no?), in quanto la Costituzione, nel suo art. 2, prevede che si riconoscano “i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”. Esiste anche l’obbligo, sempre per quanto concerne la tutela dell’integrità fisica e la personalità morale del lavoratore, di quella solidarietà sociale prevista sempre nell’art. 2. In tempi in cui si varano fantastiche barche nei nostri azzurri mari, è forse meno urgente la lettura della nostra Costituzione? Parlando con il docente che mi ha raccontato l’accaduto, ho visto il baratro nel quale stiamo sprofondando come società di ricchi sfondati, di delinquenti che si arrischiscono impuniti, rubando soldi pubblici o truffando, e di persone normali, le quali sono state quasi private dei loro diritti. Ci siamo detti che, laddove non dovesse arrivare la legge (che intanto arriva a definire molto bene queste questioni) dovrebbe arrivare il buon senso. Che manca, tuttavia. S’immagini allora la posizione di un docente non vedente in una scuola di normodotati: bisognerebbe adottare ogni misura idonea affinché questa persona possa essere messa in grado di svolgere il suo ruolo in modo dignitoso. Ho avuto modo anche di capire che, in questo mondo in cui chi vara le fantastiche barche nel nostro azzurro mare chiama (o fa chiamare, a comando) fannulloni i docenti, questi, nonostante potrebbero essere esentati dal prestare la loro opera, sono presenti in aula anche in questi giorni d’esami. E correggono prove, mentre altri si sollazzano su lussuose imbarcazioni. E se per questi eroi della vita quotidiana non c’è più spazio, allora lo dicano chiaro e tondo che ormai abbiamo toccato di questo baratro il fondo.
Il Responsabile della sede
Dott. Roberto De Luca