Salerno: Moretti, un’eredità difficile

Aldo Bianchini

Qualche giorno fa chiudevo l’ultimo articolo che riguardava le vicende ormai  note a livello internazionale della curia salernitana e del suo capo emerito Mons. Pierro con un inquietante presagio. Facendo i nomi di Camaldo e di Sepe, comparsi in  maniera prorompente nell’inchiesta “Grandi Eventi”, mi chiedevo se avessimo mai potuto ricavare le chiavi di lettura anche delle vicende salernitane e campane in senso lato. Ebbene al di là di quelli che saranno i risultati delle inchieste ci sono già dei punti che fanno notizia più di quanto possano sembrare. Infatti non tutti gli atteggiamenti umani sono rilevanti giudiziariamente anche se compaiono in inchieste e vicende strane, ma vi sono atteggiamenti, prese di posizione, silenzi, inadempienze, dichiarazioni che per gli uomini “in talare” dovrebbero rivestire maggiore importanza per il fatto che attengono specificamente alla loro missione di far conoscere Cristo a noi pecorelle. Ne evidenzio tre. La prima riguarda il coinvolgimento come indagato per “concorso in corruzione aggravata” del Cardinale Crescenzio Sepe, insieme all’ex ministro Pietro Lunardi, nelle indagini per alcune vendite immobiliari di “Propaganda Fide”, di cui il porporato è stato presidente. Questo giornale in data 7.6.2010, in assoluta esclusiva, aveva anticipato il coinvolgimento del mitico Cardinale, senza dimenticare il lucano Francesco Camaldo per il quale presto dovrebbero esserci grosse novità. Non sta a noi giornalisti giudicare, ma indagare e pubblicare è un obbligo morale; la strana coincidenza per cui sia Sepe che Pierro inciampano su vendite e acquisti di beni immobiliari va doverosamente eclatata. Ed è ancora più strano il fatto che il cardinale da tempo sembra fosse stato incaricato di “sorvegliare” l’arcivescovo di Salerno, incredibile. Senza voler valutare, al momento, gli eventuali rapporti tra Camaldo e l’ex cardinale Michele Giordano, finito anch’egli nelle spire della giustizia ad opera di Michelangelo Russo, e dei due con Donato De Bonis, custode dopo  Paul Marcinkus della Banca Vaticana (il mitico IOR). Su De Bonis e i conti segreti (anche per Andreotti!!) ha indagato perfino Gabriella Nuzzi, la pm del caso De Magistris. Ma questo ci porterebbe finanche a Massimo Ciancimino. Per oggi fermiamoci qui, al fatto che De Bonis, Giordano e Camaldo sono tutti e tre lucani.  Ma cosa c’è dietro tutto questo?  La seconda contraddizione che voglio evidenziare riguarda la presa di posizione del Vaticano su Sepe: “Le responsabilità penali sono personali”. Alle gentili Altezze di oltretevere chiedo: “Per Voi il limite di demarcazione tra l’azione personale e quella condotta in nome e per conto della Chiesa qual è?”. Più semplice dire di voler scaricare lo scomodo Sepe e abbandonarlo alle sue sorti, pronti semmai a difenderlo se dovesse uscirne pulito. Ma dopo Sepe, gentili Altezze, ci sono tanti altri nomi. La terza clamorosa stranezza è tutta nostrana e riguarda il silenzio alle mie proposte di confronto di Mons. Michele Alfano presidente del “miracoloso tribunale ecclesiastico” della nostra città: la pubblicizzazione (da parte di un collega) della bocciatura ad un prestigioso esame dello stesso Alfano (come se il presidente del tribunale ordinario di Salerno fosse respinto ad un esame di aggiornamento!!) scatenò la sua scomposta reazione che gridò, come di prassi in queste circostanze, all’accanimento mediatico. Mi parve così mal fatta la difesa che volli offrire a Mons. Alfano la possibilità di una vera replica basata su fatti e circostanze invitandolo a rispondere ad una serie di quesiti che ponevo pubblicamente in un mio articolo del 12 Marzo 2010 su www.dentrosalerno.it . Non ha mai risposto. Avrebbe fatto bene ad ammettere che non è accanimento mediatico informare i cittadini della straordinaria gravità del fatto che il cancelliere del tribunale ecclesiastico è sotto processo penale per diffamazione aggravata. Il 17 Giugno c.a. l’Avvenire, quotidiano cattolico, riportava l’affermazione di Benedetto XVI circa la non negoziabilità del valore della dignità umana che invece secondo il pubblico ministero del tribunale di Salerno detto cancelliere avrebbe con disinvoltura calpestato, con la pratica della diffamazione che lede il diritto inalienabile della buona fama. Seguiremo con attenzione il processo ed anche le eventuali anomalie procedurali ecclesiastiche. Pure per vedere a fronte di eventuale condanna come la Chiesa che all’esterno si erge a paladina dei diritti umani arginerebbe definitivamente al suo interno tali inammissibili violazioni. Non potrà certo continuare a far finta di niente. L’eredità che Moretti dovrà gestire è davvero difficile.  Alla prossima.