Solitudine , male del nostro tempo!
Allarme isolamento. In Italia, nella metropoli della Madonnina, morsi di solitudine per ogni età. Di solito, gli anziani, inclini ai ricordi, alla depressione, a rinvangare il passato. Con inevitabili corde nostalgiche. Ma anche i giovani, spesso delusi dal presente, disorientati, cullati da melanconie. Una vera e propria guerra al consumismo sentimentale, ai valori accessoriali, non affettivi dell’esistenza, scatenante sensi di colpa e rimpianti. In Francia, circa 4 milioni di persone sole, con sporadici contatti annui col mondo, oltre le mura domestiche. Altri 20 milioni, a rischio solitudine. Soprattutto gli anziani, vittime privilegiate, con un’incidenza del 15-16%, ma anche quarantenni e cinquantenni, esposti ad eventi traumatici, quali perdita del lavoro o dei genitori. Solitudine: male inquietante nel nostro tempo, così a caccia d’emozioni choccanti, mozzafiato, a tal punto da rilanciare la voglia di vivere ad ogni costo. Spesso, anche tra tanti volti, l’isolamento per l’incomunicabilità, così spadroneggiante già del secolo scorso, da creare ermetiche suggestioni. Un modo d’esser partecipi di quanto si svolge nel mondo, senza trincerarsi nella torre del solipsismo esistenziale, unico modo per sentirsi vivi…parte integrante d’un mondo che, accelerando i battiti, compulsa la socializzazione.
La Sua, come il solito, cara Direttrice, è un’argomentazione di natura sociale molto sentita. Pare, infatti,che tale estrema solitudine si sia radicata nel nostro Paese a cominciare daglianni ‘Quaranta.
Mi scuso con Lei e con chi legge, ma alcune volte l’esperienza di vita può dare risposte, seppure con parole povere, più o meno esaurienti.:
Mi allaccio, quindi, agli anni ‘Quaranta, quand’ero un bimbo “scugnizzo” di solo dieci anni, ubicato a Pastena (frazione di Salerno per chi non sa). A quell’epoca si sapeva vita e miracolo di ogni singolo abitante residente nei paraggi. Ci si voleva bene e tutto il vicinato sembrava, nell’assieme, una sola famiglia. Ci si confidava e, nel contempo regnava il massimo rispetto. C’era tanta miseria, ma si tirava a campare con grande dignità e amore per il prossimo. Si era felici e si era privi di malizia e con tanta amicizia tra i vicini di casa.
Poi scoppiò la guerra; giunsro gli alleati con altra mentalità, ovviamente molto più avanzata. Per tale motivo sorsero i primi albori di distanza tra le famiglie. Ma era ben poca cosa rispetto ai tempi moderni.
Nel ’53, dopo la famigerata e catastrofica alluvione , essendo stato anch’io alluvionato, ebbi la facoltà di poter trasferirmi negli USA.
Ecco dove iniziò la mia vera solitudine. Vicini di casa e porta a porta non si scambiavano neppure un saluto. Era impossibile sapere chi abitava alla porta accanto. Certo, “Time is Money”, dicevano,
Almeno per me , non c’era possibilità di stringere amicizia con alcuno. La gente era restìa a farsi conoscere ed era diffidente.
Ecco cosa voglio intendere. La solitudine è un male mondiale sorta attraverso il benessere. Chi pasce in tale armoniosa ricchezza , si allontana sempre più dalla sociabilità e dalla fratellanza.
Personalmente mi sono abituato alla solitudine e credo di essermi abituato. Cordialità.