Il passato non è un cimitero, ma una miniera!
Ferdinando Longobardi
Quando si erige un’abitazione, o si getta un ponte, si calcolano non solo le esigenze attuali, ma si cercano di prevedere quelle future. Eppure la casa e il ponte sono costruzioni che si utilizzano anche a partire dall’immediato. Le conoscenze e le capacità acquisite a scuola, invece, non si applicano mai subito. Occorrono degli anni solo per iniziare ad applicarle, e poi le si continuano ad applicare per decenni. Dunque l’unico principio ammissibile sarebbe semmai che un sistema formativo sensato e rivolto al futuro non deve basarsi sulle esigenze di un determinato momento storico. A volte si dimentica che l’uomo è sì forse un animale, ma un animale “storico”, e che deve imparare a orientarsi non solo nel mondo in cui vive (sia esso l’ambiente di più diretto riferimento, o lo spazio sempre più esteso della comunicazione o dell’interscambio) ma anche nella dimensione storica dell’umanità. Non ci si orienta solo nello spazio, ma nel tempo. Soprattutto a scuola. Anche perché, se ci si vuole orientare nello spazio, si fa una bella cosa: si esce. Si vive e si viaggia, non importa se in aereo, a piedi, su internet o con la televisione. La scuola invece è l’unico luogo in cui si possono ascoltare e conoscere non uno, ma molti mondi, non uno ma milioni di momenti, non dieci, cento o mille persone, ma lo stuolo infinito dei milioni che ci hanno preceduto e che hanno il solo difetto di essere fisicamente scomparsi e di non poterci parlare che attraverso i loro libri e le loro opere. È l’unico luogo in cui si può imparare che il mondo non è sempre stato così e che dunque non sarà sempre così. È l’unico luogo in cui si può imparare a conoscere la diversità nel tempo, ben più estesa e ben più sconvolgente della diversità nello spazio. È l’unico luogo in cui ci è dato di confrontarci non con la tanto mitizzata contemporaneità, ma con la consapevolezza della relatività di ogni contemporaneità, della sua necessaria limitatezza e unidimensionalità, e infine del suo necessario ed inevitabile superamento. E nulla meglio che lo studio del passato può farci capire tutto ciò. Ci si dimentica poi che è proprio dallo studio e dal confronto con i testi del passato che spesso i grandi riformatori (ed anche i grandi rivoluzionari) della storia hanno attinto l’ispirazione e lo slancio per le loro imprese. Dove trovava Lutero il suo “cristianesimo delle origini”? A quale repubblica si ispiravano i rivoluzionari del 1789? A quale impero si ricollegava Carlo Magno, fondando il nucleo di quella che è l’idea moderna dell’Europa? Al contrario l’idolatria del presente, cioè del momento storico, è quanto di più conservatore ed antiprogressista possa esistere, poiché nega il lontano, il diverso, l’altro a ciò che già è; in breve, nega quel potenzialmente nuovo che è costituito anche dal nostro passato.