Struttura sociale ed interconnessione con la sessualità- 2 parte
Negli anni Sessanta e Settanta la vera ed unica novità fu che i tempi erano maturi per poter parlare in pubblico di sesso, divenne improvvisamente accettabile parlarne. Da allora molte donne ed uomini “per bene” cominciarono a convivere senza timore alla luce del sole, naturalmente senza vincolo matrimoniale. Sempre negli anni 60 e 70 le ricerche innovatrici di William Masters e Virginia Johnson rivelarono che le donne sono interessante quanto gli uomini al sesso traendone il medesimo piacere (così abbattendo il tabù del doppio standard sessuale), gradualmente donne ed uomini gay emersero dai loro ghetti, poi ancora la conquista dei contraccettivi, della pillola e delll’aborto. Il femminismo riuscì ad abbattere la concezione della “donna oggetto” e la sua disumanizzazione, dando la stura al concetto della parità dei sessi, questo attraverso l’opera di donne quali Susan Brownmiller, Susan Griffin, Bell Hooks, Laura Lederer, Adrienne Rich, Gloria Steinem ed uomini quali Harry Brod, Don Sabo, John Stolenberg. Messo il sesso sotto i riflettori del vivere sociale molti studiosi riuscirono a discernere le varie e nuove tendenze, tra cui: a) il graduale rifiuto (da parte degli uomini e donne) del concetto che il sesso, in particolare quello praticato per il mero piacere, non era salutare anzi sporco e peccaminoso; b) l’affermazione esponenziale, tra le donne, dell’indipendenza sessuale, cioè il potere di scegliere liberamente l’uomo con cui accoppiarsi; c) la crescente concezione, tra le donne, di reclamare il diritto al piacere sessuale, così sconfiggendo il concetto secondo cui la donna sessualmente attiva è una “donnaccia”; d) il riconoscimento del fatto che il “sesso eterosessuale” non è l’unica sessualità possibile o da considerare “normale”; e) la graduale demistificazione del sesso, con l’abbattimento di varie credenze molto diffuse come la dannosità della masturbazione, la maggiore carnalità delle donne, soltanto gli uomini vogliono il sesso e solo loro (non le donne) ne traggono piacere. Con gli anni 80 e 90 veniva abbattuto anche un altro grosso tabù legato alla verginità della donna, considerata un trofeo matrimoniale, così dando valore al residuo, ma non secondario, aspetto amicale che può rimanere in una ex coppia di amanti. Negli stessi anni l’educazione sessuale entrò nei programmi di studio scolastici, oltre la maggiore informazione sui contraccettivi scaturita dalla necessità di debellare l’Aids. Però altre tendenze prendevano direzione opposta in netta antitesi, tra cui: 1) l’ampia produzione pornografica che tendeva alla meccanizzazione del sesso rendendolo impersonale e slegato dagli elementi fondamentali dell’affetto e dell’umanità del gesto; 2) il collegamento del sesso al predominio e alla violenza, mostrando donne che quasi si compiacessero di tale trattamenti. Inoltre la violenza sessuale andava rinvigorendosi nella vita reale. Oggi nel terzo millennio impera un gran caos tra i principi innovatori e quelli restauratori, con la conseguenza che vengono mutuati in modo erroneo, cioè esaltando in modo esagerato il lato negativo di ogni principio, questo perché la società odierna si ritrova a vivere tutti i suddetti principi in modo inconsapevole, superficiale, senza voler capire il perché dei concetti su cui fondano le conquiste sociali e le lotte che le hanno caratterizzate, così innescando un processo di involuzione sociale.
Che il sesso eterosessale sia l’unica forma di sesso “normale” mi pare antropologicamente indiscutibile. Il sospetto è che si contrabbandi per aperta e moderna un’idea sostanzialmente materialistica ed egoistica della sessualità.