Polla: l’ambulanza più pazza del mondo
Al di la dell’ennesima esternazione del dott. Rosario Tolomeo, in servizio presso l’ospedale di Polla, sulla cui genuinità ritornerò in una prossima puntata di questa inchiesta, le difficoltà operative ed organizzative dei plessi di Polla e Sant’Arsenio non possono essere valutate soltanto sulla base di singole esternazioni, probabilmente giuste ed anche condivisibili. Bisogna cercare di capire alla radice i problemi che assillano i due plessi, cominciando da quelli di pratica quotidianità, bandendo sistematicamente le interviste a dirigenti, sanitari e politici che rischiano essere sempre e soltanto di parte. Nel corso di questa quinta puntata cercherò di mettere a fuoco il problema dell’ambulanza che viaggia a vuoto tra Polla e Sant’Arsenio e che rischia di passare alla storia come “l’ambulanza più pazza del mondo”. A dimostrazione dell’inutilità di alcuni reparti di Sant’Arsenio che continuano ad esistere solo, credo, per motivi squisitamente elettoralistici c’è un’ambulanza che tiene in piedi i collegamenti necessari e spesso di vitale importanza, ma anche quelli di futile utilità come trasportare da un plesso all’altro una risma di carta A/4; estremizzo il concetto per far meglio capire la gravità della cosa. Ovviamente un’ambulanza non cammina da sola, ci vuole di sicuro un autista e molto spesso anche un’infermiere e qualche volta addirittura un medico. Personale che viene distratto dai suoi compiti istituzionali per trasportare anche una risma di carta (si fa per dire!!) e che spesso è destinato a lunghe attese inutili di questo o di quel servizio. Decine sono i viaggi quotidiani che l’ambulanza deve compiere tra i due plessi, risulterebbe che in più di qualche occasione il mezzo è stato costretto ad effettuare fino a quaranta spostamenti, la media è comunque assestata tra i cinquecento e i seicento chilometri giornalieri per un tempo necessario (solo per il viaggio) di circa sei ore pari a quasi un’intera giornata di lavoro con l’impiego medo di due unità operative. Non c’è che dire, bella soddisfazione per chi organizza. Se lo sapessero i leghisti manderebbero speditamente a quel paese i dirigenti ospedalieri ma anche i politici e, perché no, anche i sindacati che permettono il perpetrarsi di simili aberranti situazioni. Ma c’è di più. Sembra che quell’ambulanza sia diventata in breve “l’arca dei misteri” perché in essa accade di tutto. Si racconta, ad esempio, di un paziente che trasportato a Polla da Sant’Arsenio perché in stato di visibile agitazione, una volta calmato rientrando in ambulanza si sia sentito seriamente male. Perché l’ambulanza era rimasta esposta al sole di agosto per alcune ore e fu necessario posizionare la stessa al fresco prima di poter riaccogliere il paziente nuovamente recuperato. Si dice anche che una partoriente in fase finale fu costretta a fermarsi a Sant’Arsenio perché non ce la faceva ad arrivare fino a Polla. Panico generale, approssimazione ed impreparazione e la giovane costretta a salire sull’ambulanza dei misteri dentro la quale partorì a metà prima di arrivare a Polla. Tutto questo per dimostrare lo sperpero esistente di danaro pubblico, di risorse umane, di mezzi tecnici ed anche di sicure professionalità. Con forza chiedo ai politici, ai dirigenti ospedalieri, ai vari amministratori del territorio con quale coraggio ricovererebbero a Sant’Arsenio un loro congiunto. Ed allora perché insistere a mantenere soprattutto a Sant’Arsenio la situazione tecnico-orgaizzativa che risale agli anni sessanta e ricorda squallide lotte intestine tra i vari casati politici dell’epoca, lotte mirate soltanto alla conquista di spazi di potere a disdoro delle decine di migliaia di utenti di un servizio pubblico essenziale. Lo si voglia o no Sant’Arsenio è destinato a chiudere o nel migliore dei casi a diventare un presidio di specialità geriatrica. Tutto qui. Ma i politici, gli amministratori locali, i dirigenti sanitari sembrano assolutamente sordi. Bisognerà, quindi, stroncare dall’alto tutti questi fenomeni di malcostume prettamente meridionale e provinciale. Nella prossima puntata mi riprometto di parlare della “tac” e della “rmn” ma soprattutto di un personaggio che viene additato da molti come l’unico vero responsabile di questo sfascio. Parlo del direttore sanitario dott. Nunzio Antonio Babino, quello dell’ordine di servizio che disciplina l’accesso del barbiere nell’ospedale di Polla.