Vita di Missione: Alfabeto Africano, R come Racconto

 Padre Oliviero Ferro

Se  ti siedi davanti a una capanna in compagnia di un anziano, puoi conoscere tante cose. Vedendoti interessato, comincerà a parlare di quello che era successo tanti anni fa. Tu non c’eri, ma lui sì. Era ancora un giovane di belle speranze e con tante cose in testa. Erano i primi anni dell’indipendenza in Africa. Tutti si sentivano padroni del loro futuro. Lui, più semplicemente, aveva una piroga e con i suoi amici tutte le notti usciva a pescare nel lago Tanganika. A volte, gli ippopotami si divertivano a farli cadere in acqua, vanificando tutto il lavoro della notte. Ma un giorno, anzi una notte, capitò qualcosa di speciale. Mi feci più attento per ascoltare. Doveva essere qualcosa che non aveva mai raccontato a nessuno. “Come al solito, eravamo andati a pescare. Avevamo preparato tutto bene: le reti, le lampade. Insomma il necessario per fare un buon bottino. Abbiamo gettato le reti. In lontananza,verso il Burundi, cominciavano a vedersi i fuochi delle capanne dove le donne stavano preparando la cena. Verso il Congo, da dove eravamo partiti, si sentiva una musica dolce. Qualcuno stava cantando le sue canzoni all’amata del suo cuore. E noi là in mezzo a faticare per la famiglia. Ci siamo assopiti un pochino. Quando uno dei miei compagni mi sveglia e mi dice di guardare. Mi stropiccio gli occhi. Roba da non credere. Un qualcosa o qualcuno stava passeggiando sulle acque. Non si capiva bene cosa fosse. Aveva una forma umana, almeno così mi sembrava. Sembrava tutto colorato di argento, ma si vedevano due occhi rossi che mandavano dei bagliori. Si accendevano e si spegnevano. Cominciammo ad avere paura,quando quella cosa si avvicinò alla piroga. Non parlava, ma ci fece cenno di scendere in acqua. Nessuno ce lo aveva mai insegnato. Il mio compagno mi disse che non se la sentiva e che mi lasciava volentieri il posto. Un po’ titubante, ma pieno di curiosità, misi i piedi in acqua. E, stranamente, riuscivo a camminare, scivolare sulle onde dietro a quella apparizione. Mi condusse fino all’altra riva,verso la penisoletta dell’Ubwari. Ci fermammo. Nessuno parlava. Mi fece cenno di mangiare dei pesci,appena arrostiti. Li presi in silenzio. Mi disse di guardare verso il cielo, che era pieno di stelle. Me ne indicò una in particolare. Forse voleva dirmi che quella era la mia stella che dovevo sempre seguire. Poi mi riaccompagnò alla piroga e sparì nel nulla. Io ero ancora sorpreso di tutto quello che era successo. I miei compagni mi riempirono di domande. Ma io non riuscivo a parlare. Guardavo ancora la mia stella. Tornammo a casa,pensando a tante cose. A proposito, quella notte prendemmo tanti pesci. Mi pare sui 154. Erano tanti e avremmo avuto un po’ di soldi per molto tempo. Insomma la mia stella ci aveva aiutato”. Si fermò un momento. Poi mi disse di guardare in cielo. Mi indicò la sua stella e mi disse di guardare vicino. Avrei visto anche la mia stella.

 

 

 

Un pensiero su “Vita di Missione: Alfabeto Africano, R come Racconto

  1. Lei sa, padre Ferro, forse meglio degli altri, quanto sia newcessario il pane, quello ” moltiplicato da Gesù” PANE! Oh! che parola! Qui si gettano tonnallate di pane ogni giorno nella spazzatura e c’è ancora gente che languisce” Oh! che miseria dona questo mondo Cristiano. Dov’è l’umanità in questo mondo? Oh, mio affettuoso Padre Ferro, anch’io , come Lei, sono annientato e mortificato da queste differenziazioni sociali che ancora persistono su questa martoriata Terra . Dov’è l’umanità? Chi si prende la briga di sfamare , non un certo numero di persone, ma tutti quelli che muiono ogni istante per fame?
    Allora mando un mio S.O.S. poetico , dicendo che” :
    ogni due secondi muore un bambino per fame!”

    CUORE
    Ad un popolo affamato
    diamo vitto? No, blandizie!
    Mentre al ricco che ha mangiato
    elargiamo altre dovizie.

    Si concede ogni natale
    al tapino un libro – strenna
    e per premio “culturale”
    tanto pane… scritto a penna.

    Ci vorrebbe un po’ di cuore
    per chi soffre e si dispera,
    fosse bianco o di colore
    vuole cibo per la sera.

    La speranza è che domani
    ci sarà quel girotondo
    dove i buoni Cristiani
    sazieranno tutto il Mondo.

    (Poesia di alfredo Varriale)

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