Il Classico e i nuovi burattini

Ferdinando Longobardi

 Torniamo per un attimo ai “divulgatori” cinematografici della cultura classica. Sono quelli che, nelle loro versioni cinematografiche, trasformano Achille in un rozzo body-builder in gonnellino, capace di esprimersi sì e no per monosillabi; Gesù Cristo in un figlio dei fiori pallido e di improbabile origine scandinava, i capelli lunghi e le pupille vagamente annebbiate da qualche allucinogeno; i soldati e generali romani – tutti, senza esclusione – in ragazzoni maldestri e un poco idioti, a tal punto che ci si chiede come abbiano fatto a conquistare il mondo; lo sventurato Ulisse, infine, in un personaggio de Le mille e una notte alle prese con mostri degni di un cartone animato giapponese, e coinvolto in dialoghi da pellicole di fantascienza di terz’ordine. I film che abbiano reso in modo non dico veridico (il che forse sarebbe impossibile), ma almeno onesto e realistico l’antichità, senza svuotarla di tutti i suoi più profondi significati, si contano sulle dita di una mano.Anche tutti costoro, in realtà, non amano affatto il mondo classico. Se lo conoscessero bene, probabilmente lo troverebbero noioso. E allora per poter amarlo e poi adattarlo ai loro fini creativi e di cassetta, devono per forza deformarlo, fraintenderlo, adattarlo con effetti penosamente speciali al letto di Procuste dell’audience di oggi. Ma il guaio ancora peggiore, poi, è che ci siano degli uomini di responsabilità li prendono sul serio. E così le riduzioni hollywoodiane e disneyane della classicità rischiano di entrare a pieno diritto non più solo nell’immaginario collettivo, ma anche nei programmi di formazione. Dunque si comincia a credere davvero che il solito dvd con gli effetti speciali sull’eruzione del Vesuvio risulti per l’alunno più affascinante dell’ascolto o dalla lettura dell’angosciata lettera del giovane Plinio, il quale fu testimone oculare della vicenda? E che i rilievi della colonna traiana siano meno suggestivi dei fumetti di Asterix? E anche se così fosse, quale fine deve proporsi un vero sistema educativo? A furia di inseguire nella scuola spessori di cartoni animati e videogames, non si pensa che alla fine i ragazzi si accorgeranno che i cartoni animati e i videogames fruiti integralmente nel salotto di casa sono preferibili alla scuola?