Meglio un uovo in bocca…

                            Antonio Pirpan

 Era il ritratto della piccolezza. Viveva in una casetta ai margini del bosco, immersa nel verde. Dal comignolo usciva un filo di fumo sottile che il vento diluiva nell’aria senza lasciare traccia. Un ometto di bassa statura, segaligno, con una folta barba bianca dalla quale spuntavano due occhi neri e malandrini, e un naso adunco, un po’ paonazzo, sotto un sombrero di paglia calato fino alle orecchie. Il suo esile corpo guazzava in una grossa giacca di tela blu, logora e senza bottoni. Aveva settantanni, Ulisse, cinquanta dei quali passati lontano dalle cose del mondo. Tutto in lui era modesto, dal suo reddito appena sufficiente per vivere, alla quantità di adrenalina delle sue ghiandole, dal suo appetito (“chi ha una pancia piena – diceva – non ha amici”), ai suoi scritti, brevi e vaghi, ma di qualità superlativa.  Lo andai a trovare in un pomeriggio di tarda estate, quando il cielo si incupiva dei colori del crepuscolo. Ritto su un monticello di tronchi secchi, mi sembrava un mago, e la sua barba da patriarca biblico si mosse in un accenno di sorriso buono e solare. Ci abbracciammo. Aveva appena finito di sfoltire un cespuglio di rose di macchia e si era punto un dito. Stavo per dire qualcosa, ma lui mi prevenne: “Non è la spina a ferirti, sei tu che ti ferisci contro la spina”. Già! Camminammo un po’ su quel sentiero ombreggiato e ciottoloso che altre volte, quante volte!, avevamo battuto insieme, riscaldandoci ai ricordi. Dal pollaio poco distante, una gallina chiocciò allegra e lui continuò a sgocciolare su di me  la sua saggezza, come acqua di fonte: “Un uovo in bocca è meglio di una gallina nel pollaio”, disse serio e convinto. Ulisse non era progettato per sorridere, non aveva sogni nel cassetto (là dentro al massimo ci teneva i calzini piedi di buchi), era contento della sua buona circolazione sanguigna e orgoglioso del suo cuore forte e sano, e questo gli bastava, ma soprattutto non si lamentava mai, e me lo spiegò con una sua teoria: “Se vedi dieci guai venire avanti sulla tua strada, puoi stare sicuro che nove finiranno nel fosso prima di arrivare a te”.Venne in fretta la sera . Ci salutammo e lui, senza scomporsi, mi confidò che il raccolto di quell’annata era stato eccezionale, dieci litri di olio di oliva e cinquanta di vinello di fragola, leggero e profumato, che piace a me. Me ne regalò un fiasco intero e aggiunse: Sai, il poco è meglio del niente”. Caro vecchio maestro della mia lontana giovinezza.