Mercato San Severino: “La solitudine dei numeri primi”
Anna Maria Noia
Alice e Mattia sono i protagonisti del film “La solitudine dei numeri primi”, un lungometraggio di Saverio Costanzo (figlio del celebre giornalista Maurizio) e tratto dal bestseller omonimo del giovanissimo “premio Strega” Paolo Giordano; un ritratto interessante ed enigmatico, rappresentante i tortuosi meandri della mente dei due giovani “soli” e paralleli come i numeri primi, in particolare primi “gemelli” e i conflitti generazionali tra figli e genitori distratti ed ambiziosi ma non soltanto (vi sono state tante implicazioni in più…) e chi più ne ha più ne metta. La pellicola è stata proiettata dal 24 al 30 settembre – tranne il 28 – presso il cineteatro comunale di Mercato S. Severino alle 20 e alle 22. Si racconta della particolarissima e anche tristissima storia d’amore tra due persone inquiete, strane, cervellotiche, appunto i già citati Alice e Mattia, che da piccoli erano l’oggetto di una altrettanto strana educazione improntata alla competizione e al successo – almeno per ciò che riguarda Alice, “la zoppa”, anoressica, disagiata, sensibile, “disadattata”, disperata – oppure l’oggetto di una responsabilità forzata e segnata per quanto riguarda Mattia, autolesionista e “anormale”, tutto genio e sregolatezza, apatico, intelligentissimo ma schivo, che nasconde un segreto terribile nel suo passato: egli infatti era il gemello di una bambina disabile di cui si vergognava e che abbandonò in un parco per andare a una festa quando era piccolo senza poi più ritrovarla e questo fatto lo ha segnato per sempre irrevocabilmente e anormalmente. Sono anormali e parossistiche anche tutte le situazioni del film ma soprattutto del libro, a cui la pellicola è fedelissima e rispondente al ben reso e particolare testo, essendoci anche la collaborazione del giovane autore Giordano. Sia il volume che il film sono di difficile lettura, con ampi flashback o prolessi (mentre l’analessi è il parlare nello stesso tempo in cui accade un determinato evento o avvenimento), ma si evince la solitudine e il parallelismo dei “numeri primi”; questi sono delle entità matematiche (Mattia è un ottimo studente che eccelle nelle discipline scientifiche e che poi lavorerà in Germania come fisico, vincendo anche dei premi) divisibili solo per se stessi e per l’unità (il numero 1). In particolare vi sono dei numeri primi, ad esempio 11 e 13, 17 e 19, 29 e 31 e altri, che sono separati da un solo numero ma come le rette parallele non si sfiorano e non si incontrano mai: da qui l’idea del testo e conseguentemente del film, che descrive il mal di vivere e un amore morboso eppure tenero e sincero, ricco di magma e di disperazione urlata ma che non arriverà mai al compimento, a un eventuale fidanzamento “normale” a al matrimonio. I due, infatti, si incontrano-scontrano ma non sanno o forse non vogliono – nelle intenzioni di Giordano e quindi di Costanzo – stabilizzare la loro relazione, che parte da lontano, da quando a scuola si sono conosciuti e da allora non si sono mai lasciati e tuttavia vivono – soffrendo moltissimo – un legame speciale fatto di mistero ma anche in un qualche modo di complicità e di sensualità. Attorno a questi giovani, visti in diversi momenti della loro esistenza, girano vorticosamente personaggi strani ma comunque considerati “normali” (come i genitori – indifferenti – di entrambi, la bella Viola Bai, amica-nemica di Alice ed invidiosa dell’amore forte e tenace eppure sfuggente tra i protagonisti, altri caratteristi…) che contribuiscono ad accentuare la solitudine e la tenera tristezza che pervade i due, come fossero fuori da un mondo che non li vuole: anoressica lei, ripetiamo, e autolesionista benchè genio lui. Dal punto di vista cinematografico, con risultati molto intensi e altrettanto intensi primi piani, il regista usa molto la tecnica della suspance, che porta molta ansia al centro delle soffuse scene, creando punti di inquieta ordinarietà ambientale con eventi naturali ricchi di tensione e di colpi di scena morbosi ed eterogenei; ossessive le musiche e ben giostrati, distribuiti gli effetti speciali, luci basse e piene di angosciosa psicanalizzazione: ciò sebbene non proprio entrando nel pensiero vero e proprio di tutti gli interpreti ma “guardandoli” da lontano come fossero solo “piatti” e non invece – come in realtà sono – a tutto tondo. Il movie è secondo noi che lo abbiamo potuto osservare e apprezzare molto appassionante, ben rispondente al testo scritto e pieno di spunti per discutere o solamente per godere un prodotto senz’altro di qualità e altamente formativo e forse educativo, quantunque di complessa e attenta fruizione, come detto sopra. Ci auguriamo che sempre più giovani registi italiani (e non) si cimentino con testi simili o anche più profondi, rendendo sempre il senso che pervade il libro e che affascina i lettori non meno che gli spettatori. Informazioni principali sul cult movie in seguito: è una pellicola coprodotta da Italia, Francia, Germania (2010); è stata presentata alla Mostra del Cinema di Venezia. È durata 118 minuti, e rientra nel genere drammatico. La regia, come accennato prima, è stata di Saverio Costanzo; soggetto di Paolo Giordano. Il giovane fisico col pallino della letteratura (Premio Strega) ha dunque contribuito alla realizzazione del film. Musiche di Mike Patton; attori: Alba Rochwacher, Isabella Rossellini, Filippo Timi, Luca Marinelli, Aurora Ruffino.