Turismo durevole: ipotesi per Paestum 4

Aurelio Di Matteo*

Il Comune è investito di rilevanti compiti ai fini della costruzione del prodotto turistico poiché svolge un ruolo fondamentale per l’erogazione di servizi turistici di base e diretti: a) valorizzazione dei beni culturali e delle risorse attrattive di proprietà comunale; b) animazione, informazione, regolamentazione e controllo di particolari forme di ricettività (bed & breakfast – legge regionale n. 5/2001); c) organizzazione di mostre, eventi e manifestazioni; d) organizzazione dei trasporti e della mobilità. Inoltre attraverso la pianificazione territoriale il Comune determina l’uso del suolo (PUC e relativi Piani particolareggiati: piano dei parcheggi, piano commerciale, piano di recupero, piani paesaggistici, ecc.). Proprio la pianificazione territoriale dell’Ente comunale determina e contribuisce a conseguire gli obiettivi dello sviluppo turistico e, di conseguenza, di quello economico complessivo. L’elaborazione del PUC è l’elemento più importante per creare sviluppo e crescita turistica. Uno dei grandi difetti di tutti i PUC è che continuano ad essere visti quale strumento rivolto ai residenti, talvolta a singoli interessi, anziché nella prospettiva di costruire una destinazione turistica. La funzione e lo scopo di un PUC non sono un fatto esclusivamente di delimitazione e suddivisione tecniche di un territorio quantificato, ma riguardano scelte essenziali di natura economica e sociale per dare sviluppo e identità a uno spazio umano e culturale. La Pianificazione di un territorio non riguarda il problema dell’organizzazione degli spazi con i criteri della “densità” e della “tipologia d’uso”. Questi elementi sono soltanto strumenti tecnici con i quali si rende concreta la procedura esecutiva del Piano urbanistico. Ciò vale ancor più quando la Pianificazione riguarda non il paesino di un migliaio di anime ma il territorio, come quello di Capaccio, di una città di ventiduemila abitanti che nel periodo estivo si moltiplicano per due o per tre e che con la sua area archeologica, unica al mondo, è patrimonio dell’umanità, non di un gruppo di tecnici o di una ristretta casta politica, tra l’altro nemmeno grande. L’elaborazione del Piano Urbanistico Comunale è solo uno dei segmenti di un più ampio Progetto che riguarda la complessiva vita di una comunità e ne traccia lo sviluppo secondo linee e obiettivi sulla base dell’identità consolidata da promuovere, potenziare, adeguare e trasformare. Capaccio città multipolare e meta turistica di massa e di eccellenza, città con un’alta qualità di vita e di produzione agro-alimentare, città culturale e archeologica, sono i tre scenari sui quali si dovrebbero sviluppare le ipotesi di sviluppo del territorio attraverso il Piano Urbanistico Comunale. Lo scenario è una cosa diversa dalla previsione tecnica di organizzazione del territorio, in particolare è cosa diversa dai “desideri” dei singoli attori. È un criterio con il quale, prima della delimitazione “geometrica”, si deve immaginare cosa succederebbe nella comunità se si verificasse quello scenario. I tre scenari indicati non devono essere visti in contrapposizione l’uno all’altro, ma nella loro complementarità e sinergia per valutare, a piano approvato, le priorità e le strategie da adottare per la sua attuazione. La dimensione e la finalizzazione turistiche diventano così l’obiettivo unitario di tutti gli altri compresi nel PUC, lo sviluppo economico e l’occupazione, la gestione del patrimonio culturale e archeologico, il potenziamento dell’identità paesaggistica e antropologica. Non sarà di certo la cementificazione a fini residenziali, magari aggiungendo ai molti esistenti un nuovo “polo” dormitorio o amplificando qualcuno esistente, che potrà fermare la progressiva decadenza economica in atto nell’area pestana. Allo sviluppo economico e alle aspirazioni sociali può dare una seria e reale risposta solo una Pianificazione territoriale finalizzata all’economia del turismo nelle sue varie tipologie – religioso, scolastico, fieristico, convegnistico, culturale, enogastronomico, balneare, ecc.- secondo una visione integrata, senza dimenticare la creazione di condizioni strutturali e di servizio per potenziare anche la già florida economia legata alla convivialità delle varie ricorrenze, matrimoni in particolare, che negli ultimi anni sta mostrando qualche segno di défaillance.  Il PUC proposto per la città di Capaccio-Paestum, territorio connotato da una vocazione a prevalenza sia balneare sia culturale-archeologica, manca completamente di una logica di intervento che prefiguri una city beach integrata con una city culturale, obbedendo nel complesso alla logica dei vecchi Piani regolatori ad espansione residenziale, segmentati per settori, anziché a quella di strumento per la promozione economica del tessuto sociale. Analogamente tutti i costosi interventi e iniziative rivolte al sociale, con progetti derivanti dai finanziamenti UE, sono stati finalizzati ad elargire temporanei “sussidi” alla disoccupazione giovanile o a costruire virtuali e effimeri supporti infrastrutturali: nessuno che sia stato rivolto alla formazione e alla diffusione della cultura dell’ospitalità e dell’accoglienza. Una pianificazione territoriale può mirare allo sviluppo turistico se abbandona la logica dei vincoli e tenderà al miglioramento delle condizioni generali di contesto, se favorirà la creazione di strutture e infrastrutture turistiche e la realizzazione di piani di recupero dei centri storici finalizzati anche al riutilizzo a fini ricettivi e di accoglienza (Formato), se abbandonerà la modalità normativa per quella programmatoria. Solo così si realizzerà e si modellerà uno spazio turistico durevole in funzione della mutabilità della domanda (Lozato-Giotart). 

(4.continua) *Società Italiana di Scienze del Turismo