Tripudio di colori all’Elba: Bianca Maria Sarno incontra la sua isola
E’ un legame forte ed intenso quello che lega Bianca Maria Sarno all’Elba, da lei scelta come patria d’elezione per le sue estati, ricche di giorni sereni trascorsi tra persone e cose amiche e feconde di deliziose ed affascinanti tele. Durante circa trent’anni, l’abbraccio tra l’artista e Marciana, il comune in cui vive per lunghi mesi, si è consolidato ed ha dato splendidi frutti. La Guardiola, l’incontaminata casa- rifugio di Bianca Maria a Patresi, ha visto nel tempo nascere e svilupparsi una relazione artistico-affettivo tra una terra ricca di fascino e di suggestioni ed un’artista sensibile ed intelligente, aperta alle mille emozioni che il mare, il cielo, il paesaggio naturale ed umano dell’isola sanno regalare a chi è capace di leggerne l’essenza più intima. E se le sue vele gonfie di vento, tanto da emergere dalla tela alla ricerca di una tridimensionalità che è non solo sperimentazione artistica quanto voglia di esplorare una più profonda ed autentica dimensione umana, scivolano lievi su acque cobalto attraversate dalle ochette elbane, non ci si può stupire se le case dei suoi fantastici borghi ci ricordano quelle degli incantevoli paesi e paesini accoccolati lungo il mare o aggrappati sulle coste dell’Elba. Ciò ha contribuito a stabilire vincoli emozionali che si estrinsecano sia in una produzione artistica che sembra quasi esserne il segno distintivo, che nel succedersi di eventi volti a confermare ed a rinsaldare tale rapporto. Ed è per questo che, come è ormai consuetudine, anche quest’anno le tele dell’artista sono state esposte prima presso la Collegiata di San Sebastiano, nel cuore pulsante della cittadina di Marciana alta, in una mostra inaugurata dal sindaco Anna Bulgaresi, e poi presso l’hotel Belmare, in una posizione mozzafiato che ben si addice alle opere di Bianca Maria. Così dal 19 luglio e fino alla fine di settembre un tripudio di colori ha accolto quanti, nel loro incontro con l’isola, hanno gradito inserire un momento di elevato spessore artistico culturale. E non si tratta soltanto di un appuntamento con l’arte ma anche, e oserei dire soprattutto, con un’anima capace di toccare le corde più segrete del nostro sentire attraverso una pittura pulita, immediata, priva di aridi intellettualismi e volta verso l’interpretazione autentica di una realtà vera, pienamente vissuta e non, sterilmente, immaginata. Il linguaggio pittorico di Bianca Maria Sarno, mai statico e scontato ma aperto alle suggestioni di un mondo in divenire, si sostanzia dell’essenza segreta e misteriosa che nutre le radici della vita stessa. Ed è forse per questo che dalle sue opere erompe prepotente un’energia vitale coinvolgente ed ammaliante, generosa di emozioni e sensazioni, capace di appagare la vista ed il cuore di chi la contempla. Una pittura che conosce le sperimentazioni e le avanguardie ma non se ne lascia intimidire anzi riafferma una cosciente scelta stilistica figurativa come antidoto alla banalizzazione del non-essere. Le albe radiose, gli indimenticabili tramonti, gli scorci di paesaggi marini dalla rive pullulanti di papaveri, le stelle alpine palpitanti sulla tela, i delicati mughetti immersi nel rosa dell’aurora, il gallo regale dai bargigli di fuoco intento a contendere la scena ad un melograno dai grandi frutti maturi, i grandi tulipani dai petali spettinati, i suoi girasoli e le sue vele, metafore di un universo radioso e libero, sono lo specchio di un amore profondo per la vita in tutte le sue manifestazioni, la testimonianza di una scelta radicale di continuità con un passato visto come indispensabile presupposto per l’avvenire. Ma tale vision, sempre continuamente in bilico tra passato, presente e futuro, tra ciò che vediamo con i nostri sensi e quello che percepiamo con la nostra sensibilità, non esclude mai il sogno, il miraggio, la visione fantastica che, per la Sarno, non costituiscono un mondo altro, ma soltanto una visione altra di quello stesso mondo reale in cui vive. Ed è forse da tale senso pieno ed integrale della realtà che ci circonda che sono sbocciate le sue fate, squisite figurine luccicanti, scortate da farfalle, perdute in notti trapuntate di stelle e campi e boschi pullulanti del dorato pulviscolo di mille lucciole, a passeggio tra una pioggia di petali di cui par proprio di avvertire il delicato, magico profumo. Esseri pieni di malia, genius loci di un mondo-villaggio che ha necessità di riscoprire le sue perdute, arcane radici.