Fisciano: rinvio della riforma Gelmini, prima vittoria del movimento
Il rinvio della discussione in aula alla Camera della riforma Gelmini, in seguito ai rilievi da parte della Ragioneria dello Stato sulla copertura finanziaria di alcuni emendamenti approvati dalla Commissione Cultura, segna una battuta di arresto del provvedimento importante ed interessante. Di fatto è stato scardinato il ricatto del Ministro Tremonti che aveva promesso risorse finanziarie solo a valle dell’approvazione della riforma universitaria. L’ordine in cui dovranno essere affrontati i nodi riformatori e finanziari è stato invertito. Se nella finanziaria non vi saranno risorse per ripristinare l’FFO delle università, per garantire la copertura dei fondi per la valorizzazione del merito del personale e degli studenti, per rimuovere il blocco del turn-over e per ripristinare gli scatti stipendiali, la riforma universitaria rischierà di naufragare. Si apre, inoltre, lo spazio per modificare in maniera sostanziale molti degli aspetti della riforma che la maggior parte del mondo universitario avversa. Questo risultato è il frutto della forte pressione che il movimento nazionale di protesta, animato principalmente dai ricercatori, ha saputo esercitare negli ultimi sei mesi. Il movimento ha evidentemente vinto una battaglia. Per vincere la guerra occorre continuare con fermezza la mobilitazione e le proteste in atto senza arretrare di un passo fino alla conclusione dell’iter di finanziaria e riforma. Il minimo segno di cedimento d’ora in avanti causerebbe una nuova ed inarrestabile accelerazione della realizzazione del piano di demolizione dell’Università pubblica che oggi siamo riusciti a rallentare.
Strane coincidenze. Proprio mentre veniva rinviata la discussione in aula della cosiddetta “riforma universitaria”, il presidente della CRUI rilasciava un’intervista ad una radio locale nella quale si mostrava rammaricato proprio di questo fatto. Lo sappiamo perché. Parafrasando Cetto Laqualunque, si potrebbe dire che è difficile rinunciare al motto “più potere per tutti (i rettori d’Italia)”.
Strane coincidenze. Su un TG regionale, un ricercatore viene intervistato (su cenno di richiamo di un rettore d’Italia), sulla cosiddetta “riforma”. Ecco il vero merito dei ricercatori, sui quali decideranno sempre e comunque illuminate persone: saper parlare, saper agire, sapere muoversi bene. Le pubblicazioni sono un optional, s’intende. Un alternativo “piano di demolizione dell’Università pubblica”, tuttavia, è anche quello che vede il telecomando in mano a poche persone. Sarebbe bene, allora, che i ricercatori prendessero contezza della vera volontà dei rettori d’Italia e che prendessero le dovute distanze da queste posizioni, anche in sede di intervista televisiva. Altrimenti saremo tutti autorizzati a pensare che quel “rimuovere il blocco del turn-over” significherà solo progressione di carriera. Per i meritevoli s’intende!