“Benvenuti al Sud” a Mercato San Severino e nella Valle dell’Irno
Claudio Bisio, il famoso comico e mattatore-conduttore di Zelig, la fortunata e popolare trasmissione di cabaret, è insieme ad Alessandro Siani – altro valente comico – e ad altri bravi interpreti il protagonista di “Benvenuti al Sud”; trattasi di un film, di una pellicola che sta impazzando attualmente sugli schermi di tutta Italia e nella fattispecie di Mercato S. Severino, della Valle dell’Irno e di Salerno. Un movie “cult”, “in”, per dirla alla maniera “trendy”, alla “glam”. È un’opera che fa soprattutto ridere, nessuno lo può negare, ma al contempo fa riflettere, anche abbastanza e in qualche modo profondamente, per noi che comunque non siamo critici cinematografici bensì semplici spettatori; visionatori che apprezzano il prodotto finale della grande – e lucrosa, soprattutto se si pensa alle “major” holliwoodiane o di Bollywood (India) – catena e filiera dell’enterteinment per divertirci ed esorcizzare la nostra caducità umana allontanando tramite tali pellicole i pensieri e il nervosismo di dure giornate di lavoro (quando c’è…).Il lavoro compiuto dal regista Luca Miniero con un grande e favoloso cast, comprendente anche Giacomo Rizzo, Angela Finocchiaro, Nando Paone e Valentina Lodovini, cela in realtà una commovente ricerca della vera anima, dello spirito non solo partenopeo – così dileggiato al Nord, in tempi come questi di crisi, di Lega, di antitalianismo e antitalianità pure a un passo dalle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità della nostra penisola – bensì di tutto il Sud; le scene sono state girate a Castellabate e ad Acciaroli, la terra di valorosi sindaci che non volevano barattare la dignità dei propri concittadini con gli affari sporchi di certi loschi individui: stiamo parlando – lo si capisce – dello scomparso e amatissimo Angelo Vassallo, “sindaco-pescatore” nel cuore della sua gente. La trama è semplice ma diretta, spontanea, sentita: un serioso impiegato delle Poste del “Nord” – interpretato da Bisio – ha come sogno nel cassetto di occupare un posto a Milano, anche invogliato dalla moglie (Angela Finocchiaro), una fredda e asettica “nordista” sempre preoccupata e ansiosa per ogni minimo dettaglio e quindi non proprio solare (e neanche “scansafatiche”) come gli abitanti dei nostri territori meridionali. Per punizione di essersi finto disabile per ottenere il trasferimento a Milano (in una scena gustosa e simpatica) viene invece “spedito”, costretto ad andare – suo malgrado e anche contro la volontà della moglie – per due anni a Castellabate. Da questo spunto nascono tante varie situazioni, spassose ed amare, ricche di humour o meglio di “umorismo pirandelliano”, così coinvolgenti e che assicurano risate a volontà. In principio il severo padre di famiglia, schizzinoso, è scontento del suddetto trasferimento, da lui vissuto come una vera e propria agonia ma prestissimo cambierà idea e finalmente vincerà i pregiudizi che “quelli” del Nord hanno nei confronti dei Meridionali, descritti all’inizio del film come ladri, delinquenti, scansafatiche, quasi fossero “zulù”, pigri e svogliati: uno del Nord non può capire la filosofia di vita dei Salernitani/Napoletani tutta da imparare e che avvolgerà, conquisterà Bisio e la famiglia in men che non si dica. Tanti sono infatti i luoghi comuni da sfatare sui “terroni”, contrapposti ai “polentoni”, nonostante la pigrizia ma grazie al buon cuore dei sottoposti di Bisio, che lavorano in un ufficio postale come e quando vogliono – almeno a lui così sembra, ripetiamo, appena giunto in questi luoghi; che bevono solo caffè, che sono mammoni, che parlano un linguaggio incomprensibile: l’antico cilentano, ma sono disposti a tutto pur di aiutare il loro superiore, il loro “capo” a ricucire un rapporto sano e senza luoghi comuni con se stesso, la moglie e con la vita. Tolti gli abiti di arcigno capufficio, tolto il giubbotto antiproiettile, riposto l’insetticida, cambiato nel profondo Bisio sarà talmente coinvolto anche nella vita familiare e personale dei dipendenti, così affettuosi, da non poter dimenticare ciò che essi hanno fatto per lui e quindi piangerà al momento – dapprima tanto atteso – del commiato dopo due anni di vita “sudista” per tornare in Lombardia. Non soltanto un coacervo, un crogiuolo di risate dunque questo lungometraggio, ma un motivo e spunto per una comprensione sempre maggiore della “napoletanità”, dell’amore viscerale e sviscerato degli abitanti del Mezzogiorno per la propria terra e la propria identità e dignità, essendo anche ricchi di ospitalità, sia pur…”maldestra”, come all’inizio per Claudio Bisio. Guardando il film si possono anche ammirare i bei paesaggi di Castellabate: da non perdere sono soprattutto gli ineguagliabili tramonti sul mare, ricchi di malinconia dolente anche di inverno, che ispirano la pace dell’animo verso l’imbrunire, sul far del vespero.