I Nuovi Lari
Ferdinando Longobardi
Il popolo romano, finché non venne in contatto coi Greci, era un popolo semplice, rustico, con un profondo sentimento religioso. Ogni famiglia aveva il culto per i “Lari”, semidei che proteggevano la famiglia e l’andamento della casa. I loro simulacri, o meglio le minuscole statuette che ne erano i simboli, erano custodite nel Larario, semplice tabernacolo posto in un angolo dell’atrio, accanto al focolare domestico. Quella piccola edicola, in cui i nostri antenati custodivano i simboli personificati della famiglia, fa venire in mente gli schermi illuminati di casa nostra, il loro sacro compito unificante e il culto a cui sono sottoposti, ivi compreso il saluto quotidiano e riverente che corrisponde alla loro accensione. Per estendere la protezione dei Nuovi Lari anche fuori dalle pareti domestiche, sappiamo anche che la tecnica e l’economia hanno provveduto affinché le piccole edicole ci accompagnassero ovunque, anche fuori casa, nei negozi, alla stazione, in aeroporto, al bar, nell’autobus e in automobile. Il nuovo culto ha assunto anche forme di sincretismo: con il web e le tecnologie digitali i novelli Romani acquisiscono, rielaborano e producono in proprio materiale proveniente dall’esterno, da canali paralleli o alternativi. I Nuovi Lari ci parlano, di volta in volta, di politica, di case, di cognati, di colesterolo buono e cattivo, di calcio, di felicità umana, di piante dell’Amazzonia, di diritti dell’uomo, della donna e del bambino, di violenza e di pace.Talora questi ragionano di pittura, di ricette di cucina, di astrologia, e con spudorato candore passano ad altro, reggendo yogurt promettenti o tazzine fumanti. Dèi e dee si mescolano spesso con i mortali, ospitando nelle loro sante dimore, pensionate che giocano a bingo, bambini anonimi che cantano, signori eleganti che si spalancano in sorrisi di plastica, ragazze che fanno mulinare minigonne regalando gettoni d’oro, e un coacervo di covi che con successo, dopo innumerevoli tentativi telefonici (costo di tariffa applicata dal proprio operatore telefonico se aderente all’iniziativa!), sono riuscite a mettersi in contatto da lontano, con l’al di qua televisivo, e sciorinano complimenti per la trasmissione al Lar che a loro risponde. Di rado qualcuno trascende e, in diretta, dice, spiega, proclama, espone concitatamente princìpi ovvi accolti come scandali, prodigi e miracoli. Ad ogni ora del giorno assistiamo a pacate o euforiche conversazione fra i Nuovi Lari e i loro ospiti, divi e semidivi del cinema che esibiscono filosofie orientali, sportivi a basso tasso di alfabetizzazione, medici incomprensibili, professori frustati, politici obnubilati e tuttavia sagaci.
Salve lar familiaris.