Eboli: centro commerciale di Serracapilli: opportunità o minaccia per i commercianti? A loro la risposta
Inizia il conto alla rovescia per l’apertura del centro commerciale di Eboli. A pochi mesi dalla presenza, sul territorio comunale, della grande distribuzione e delle catene industriali del commercio al dettaglio, quali saranno le conseguenze pratiche sugli affari dei commercianti ebolitani? Potranno tradizione e familiarità essere le alternative alle catene multinazionali? A fornire una risposta a queste domande saranno proprio i commercianti di Eboli, in base all’ indagine di mercato studiata da City Consulting e commissionata alla società di servizi Pubblyway, che si è occupata di somministrare il questionario agli esercenti della cittadina. Dodici domande che, oltre a registrare il “sentiment” dei negozianti in riferimento alla presenza del centro commerciale sul territorio ebolitano, traccia un ventaglio di possibili soluzioni alle problematiche attuali del commercio ebolitano. Una ricetta per uscire dalla crisi, insomma, proposta direttamente da chi la crisi la sta vivendo sulle proprie spalle. A breve saranno diffusi gli esiti del sondaggio cittadino; il campione dei negozi coinvolti è ancora in via di ultimazione. La prima parte del sondaggio affronta due questioni delicate per i commercianti di Eboli: l’abitudine degli ebolitani di fare fuori i propri acquisti, e la riorganizzazione del settore che seguirà all’apertura del centro commerciale. La struttura “Le Bolle” di Serracapilli, come da progetto, ospiterà 61 attività commerciali. Sono previsti, inoltre, un ipermercato di circa 4mila metri quadri, 4 medie strutture non alimentari, 3 pubblici esercizi (un fast food, un ristorante, ed un bar), 2 attività di servizi, 4 attività artigianali, 48 esercizi di vicinato.La seconda parte analizza, invece, le tecniche usate dai negozianti per promuovere la propria attività (dai risultati, si delineerà un vero e proprio codice di comportamento da adottare per riavvivare gli affari). L’ultima parte consentirà, infine, di avere una vera e propria anagrafe del commercio cittadino, registrando anche il tasso di attività commerciali “rosa” e di imprenditoria giovanile.