Pontecagnano-Faiano: veglia missionaria al seminario col Vescovo Moretti

Padre Oliviero Ferro

Il Seminario diocesano di Pontecagnano-Faiano accoglie per la prima volta la veglia missionaria diocesana. Organizzata dal Centro missionario diocesano di Salerno-Campagna-Acerno, in collaborazione con i Missionari Saveriani, tante realtà missionarie e con la preziosa collaborazione dei seminaristi(soprattutto il gruppo missionario del seminario), la veglia missionaria 2010 ha raccolto nella cappella del seminario almeno settecento persone. E’ stata presieduta con simpatia e entusiasmo dal nostro Arcivescovo mons.Luigi Moretti. Il Canto iniziale “Celebrate il Signore e invocate il suo nome” ci ha introdotti gioiosamente nel clima di questa veglia,il cui tema era “spezzare pane per tutti i popoli”. Don Giacomo Palo,direttore del Centro missionario, ci ha accolto,ricordandoci,come già aveva detto il seminarista che darà il tempo ai vari momenti, come il desiderio della Chiesa universale è quello di riunire tutti i popoli della terra,protendendo le nostre mani e il nostro cuore verso di loro. Significativo era il posto,cioè il seminario, dove ci si prepara a diventare presbiteri per andare agli estremi confini della terra. Insomma sentirsi sacerdoti per il mondo. E,ha aggiunto, che il Papa ci ha ricordato che i pellegrini greci hanno chiesto a Filippo di far vedere loro Gesù. Non basta parlare,ma bisogna farlo vedere concretamente con la testimonianza della vita. Bisogna farlo risplendere davanti a tutti, ai giovani in modo particolare. Vieni poi introdotta la Parola di Dio, sulle parole del Canto “Palavra Santa”(la comunità danza con gioia,canta,accogliendo la Parola santa). Ascoltiamo due letture: 1 Re 17,7-24(il profeta Elia e la vedova di Zarepta) e Marco 6,34-44(moltiplicazione dei pani). E’ il momento della riflessione dell’Arcivescovo che con chiarezza e semplicità guida la nostra riflessione. Ci ricorda che dobbiamo vivere in comunione con coloro che non hanno ancora incontrato Gesù. Costoro aspettano l’occasione per incontrarLo. Il Vangelo ci racconta che Gesù vuole sfamare chi ha fame,ma chiede la disponibilità-interesse-generosità di chi è con Lui. Dobbiamo dilatare il cuore verso gli altri. Gesù,lo sappiamo,non è venuto solo per qualcuno,ma per tutti,dando tutto se stesso. Noi dobbiamo far sì che la missione di Gesù giunga a compimento: farLo conoscere a tutti. Dobbiamo essere bocca-mani-cuore di Gesù per avvicinare e comunicare l’opera di Dio a tutti. Gesù entra a fare parte della nostra storia, diventando storia di salvezza. Ha stabilito dei rapporti con delle persone precise. Chiede a chi ha vissuto con Lui di portarLo fino alle estremità della terra. Più cresce il rapporto con Gesù, più deve crescere il rapporto con quelli che aspettano di incontrarLo. Noi siamo luce che illumina e sale che dà sapore. La missionari età nasce nel cuore di ognuno e si deve allargare,seguendo la logica dell’amore di Dio. Il Signore oggi vuole operare attraverso di noi. Quello che Lui ci ha dato e che ci cambia il cuore,dobbiamo condividerlo,come ha fatto Maria che ha condiviso il dono ricevuto con Elisabetta. Dicendo il nostro “sì”, dobbiamo diventare protagonisti nella costruzione del Regno di Dio. Viviamo la comunione con tutti quelli che vivono la missione (i missionari). E’ un richiamo per responsabilizzarci e per sentirsi in comunione con loro. E’ la comunione di tutta la Chiesa. Il missionario non nasce nel deserto,ma è il frutto di una comunità(ricordiamo la comunità di Antiochia che prega e che manda in missione Barnaba e Paolo). Sono inviati, ma espressione di una comunità. Poi tornano a raccontare, a condividere l’opera di Dio. Questa sera ascolteremo la testimonianza di giovani, nati nelle nostre comunità. Chi è partito in missione,deve sentirsi che non è solo(un cavaliere solitario),abbandonato. Ma c’è una comunità che lo segue (preghiera,comunione,aiuto). L’apertura alla missione non può essere l’hobby riservato ad  alcuni, ma deve essere il volto della nostra Chiesa. Con l’aiuto di Maria, che ha detto “Fate tutto quello che vi darà”,diventiamo corresponsabili della missione di Gesù. E’ stato il turno di Sara Oliva,a nome dei giovani che sono stati,nel mese di agosto, in Colombia,Bangladesh, Repubblica Democratica del Congo. Lei ci ha detto che nella sua esperienza in Congo, è stata colpita al cuore,soprattutto perché ha fatto una esperienza di fede. Da un’idea di esperienza umanitaria,  si è lasciata affascinare dall’esperienza di fede. Sia quella vissuta dalla gente,che non perde mai la speranza e ringrazia Dio, che da quella dei missionari. La loro vita l’ha emozionata. Probabilmente perché,come dice il musical a cui ha partecipato, li ha visti “liberi di volare”. Ha potuto incontrare don Antonio Romano,sacerdote della diocesi, di cui ha letto dei brani di una sua lettera. Ci ha raccontato che ha dovuto,prima di tutto,imparare la lingua swahili. Poi è stato mandato nella missione saveriana di Kitutu(Urega), a diversi giorni dalla capitale Bukavu (quando piove,ci vuole almeno una settimana di viaggio). Ha esperimentato le difficoltà di parlare una lingua nuova e di entrare in contatto con una nuova cultura(la cultura dei Warega). Kitutu è una missione con molte strutture che,naturalmente,devono essere continuamente ristrutturate. Hanno avuto la difficoltà di un ponte che è caduto,ma sperano per Natale di averne uno nuovo. Don Antonio(i suoi genitori erano presenti alla veglia) si sente unito e mandato dalla sua diocesi di  Salerno-Campagna-Acerno. Dopo aver rinnovato le promesse battesimali, abbiamo accolto la testimonianza di padre Giovanni Gargano,saveriano, appena rientrato dal BanglaDesh. Ha cominciato con un video, che aveva come colonna sonora delle musiche bengalesi. Davanti ai nostri occhi sono passate immagini di bambini, le bidonville delle grandi città,le baracche vicino alla ferrovia. Soprattutto, ci è stato ricordato che molto bambini,fin da piccoli, lavorano in situazioni molto difficili. Insomma  bisogna dare loro UNA SPERANZA DI VITA. Padre Giovanni ci ha ricordato che il Bangladesh è un paese di condivisione tra diverse religioni. Lui è il frutto della sua comunità. E ora è qui per ringraziare il Signore per la vocazione. Da non dimenticare che essa è il frutto della fede dei genitori che con generosità hanno donato il loro figlio per la missione di Gesù. La sua scelta missionaria è frutto di un impegno che è iniziato qui a Salerno e si è allargato fino agli estremi confini della terra. Si comincia dall’impegno,giorno per giorno. Bisogna sapersi allenare. Bisogna avere il coraggio di uscire,di non chiudersi. In questi 3 anni e mezzo in Bangladesh ha sentito la presenza della Diocesi di Salerno-Campagna-Acerno,sia attraverso la preghiera,come pure con la simpatia e l’aiuto. Per entrare nella vita dell’altro,bisogna sapere ascoltare. Per questo è importante imparare la lingua locale. La condivisione non si inventa. Bisogna sapersi spogliare delle nostre idee,abitudini. Bisogna rompere la crosta. Condividere e sedersi con loro,anche davanti a un semplice piatto di riso(magari in compagnia delle mosche!). La gente che vive sulla strada è alla ricerca di qualcosa. Bisogna dare loro SPERANZA. Essere missionari a 360 gradi,ricordandoci che il Signore dona il centuplo e si manifesta nelle piccole cose. Infine, è stato contento perché diversi giovani della Diocesi sono venuti in Bangladesh.  E conclude con un saluto shanti.insh’allah.Amen. Viene poi il momento delle Preghiere di intercessione. Subito dopo, l’Arcivescovo spezza il pane che viene distribuito e mangiato da tutti i presenti. Con gioia riceviamo la benedizione finale,cantando “ora è tempo di parlare e raccontare che siamo testimoni di una grande storia,fatta di solo vero Amore,che riempie il mondo e che ogni giorno sa donarsi per missione”. Il mese missionario,la missione continua. Ci diamo l’appuntamento per la giornata dell’infanzia missionaria nel gennaio 2011 e la giornata dei missionari martiri nel marzo 2011. Avremmo piacere che tutte le realtà missionarie inviassero al sottoscritto(pofpofalbatros@yahoo.fr) una breve descrizione e foto di quello che fanno,in modo che sia conosciuto da tutti. Grazie