Le chimere italiane, l’Italia degli equivoci

Giuseppe Lembo

 

L’Italia sul piano dei comportamenti pubblici e privati è un Paese fortemente duale: da una parte, c’è il mondo reale che versa in una condizione precomatosa; dall’altra, c’è il mondo dei sogni, un mondo virtuale dove la vita è tutta un quiz, tutta un susseguirsi di un piacevole godimento che ne scaccia le negatività ed i tanti affanni. Si tratta di un Eden, di una Bengodi, dove c’è godimento per tutti, in un’atmosfera di piacere con un’assoluta indifferenza per l’essere, per i valori dell’essere, per l’etica condivisa. Entrambi gli aspetti della vita umana (quello reale e quello virtuale), nella loro differenza, contribuiscono a formare le chimere italiane. Nel farne parte integrale e quindi sostanziale, determinano i vizi e le virtù (più vizi che virtù), sia nel pubblico che nel privato del Paese Italia, un Paese dove oggi, i più preferiscono l’evasione dal reale, per un rifugio sicuro in quel mondo irreale, in quell’oasi felice, fatta anche di sogni proibiti, comunemente definito come mondo virtuale, che si sostanzia di fatto, nel mondo dei sogni. Tutto questo, in un clima fortemente confuso e privo della solidarietà necessaria al vivere insieme, appartiene all’Italia degli equivoci, dove le chimere, il mondo dei sogni, hanno sradicato dalle coscienze della gente le antiche virtù, sostituite da tanti, tantissimi vizi. Le chimere italiane sono indifferenti al codice etico, un riferimento concreto da cui, nessun buon cittadino, può derogare, per conservare integre le caratteristiche di buon cittadino. Le chimere italiane non danno peso allo stato di diritto e tanto meno alla moralità pubblica e privata. È questa una condizione comune, soprattutto al mondo laico; non è per niente estranea neppure al mondo cattolico dove i valori di riferimento sono stati sostituiti da piaceri tutti terreni, anche se spesso trattasi di piaceri peccaminosi, con grave danno per la morale comune. Nel nostro paese, dove regna il malessere e la confusione, non c’è assolutamente trasparenza nei governi dei territori e nella società che è spugnosa a tal punto da assorbire tutto di tutti. Il potere poco trasparente, sempre più spesso evanescente e fuori controllo, viene ovunque esercitato per fini funzionali a chi lo esercita, nell’indifferenza dei cittadini che ne subiscono i danni conseguenti ed in assoluto silenzio, si allontanano dagli apparati della pubblica amministrazione, con un forte senso di disgusto, per l’assolutismo negativo delle rappresentanze di potere, esercitato in modo assorbente ed in forme personali e familistiche; si tratta, tra l’altro, di un potere sempre più colluso, essendo facilmente penetrabile dai fenomeni di diffusa corruzione, preoccupanti in gran parte del Paese, ma soprattutto al Sud, regno incontrastato dell’illecito e del malaffare. Nel nostro Paese, ma in modo più diffuso e preoccupante al Sud, manca quella dabbenaggine sociale che è alla base di un paese normale, morale e civile; purtroppo, è un clima che non ci appartiene, in quanto si respira sempre più un’aria maleodorante ed inquinata, essendo fortemente diffusi il malessere e la corruzione. La debolezza degli apparati e la mancanza di controlli, hanno indebolito l’autorità istituzionale, facendo dell’Italia, un’Italietta che oggi potrebbe, a ragione essere significativamente definita, con le parole usate dal padre Dante ”….. non donna di provincia, ma bordello”.Purtroppo, in questo nostro strano Paese, per fini di potere, si fa un uso sconsideratamente politico delle tante chimere italiane. Grave è la condizione determinata dalla mancanza di controlli; la P.A. del nostro Paese, è in balia di sé stessa. L’aver cancellato i meccanismi di controllo, con l’abolizione del titolo quinto della Costituzione, ha causato di fatto uno smantellamento pericoloso per il governo della spesa pubblica che impazzita, ha creato un regno di assoluta felicità per il debito pubblico, cresciuto in maniera non più controllata e controllabile. Il pubblico è diventato un regno a sé in cui chi lo governa, può fare tutto quello che vuole, senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze. Nella società civile, orfana di un potere di rappresentanza rispettoso del cittadino, si sono sviluppati scenari di solitudine, cresciuti all’ombra di un potere, privo di moralità ed egoisticamente finalizzato all’affarismo di chi ne ha la direzione. Il prevalere del protagonismo assolutistico di amministratori, nel ruolo indiscusso di veri e propri padri-padroni, ha fatto del nostro Paese, un paese poco civile, poco occidentale e sempre più in navigazione libera verso quel modello dal profondo disagio umano di tipo latino-americano, a noi estraneo, ma di fatto sempre più vicino alla nostra politica, alla nostra società ammalata ed a quel mondo di disagio e di malessere a cui ci hanno condannato a vivere oggi e soprattutto per il futuro anche quelli che verranno, vittime innocenti del malcostume italiano che ha diffusamente trasformato la società in …. malasocietà.