Sos, cercasi artigiani!
Lo si sapeva da tempo. Che antiche arti e mestieri, in via d’estinzione. Da quando la scrivania, ha sostituito gli attrezzi del caso. E la corsa al posto fisso, ha preso il sopravvento sulla libera attività. Specialmente se retribuita profumatamente. In un baleno, svuotate categorie che una volta tramandavano l’arte di generazione in generazione. Al punto da passare perfino con un soprannome, specialmente in alcune realtà meridionali, alla foggia del tempo. La nuova era, ha mandato a casa artigiani, di cui s’avverte la penuria come il pane. E se un tempo, il Nord del Paese, appannaggio in cerca occupazionale, oggi nemmeno in regioni settentrionali rinvenibili panettieri o scalpellini, imbianchini o calzolai. Il rapporto con la popolazione, non regge. Mancano installatori di infissi, panettieri, pasticceri, sarti, ma anche falegnami e cuochi: per le aziende italiane sempre più arduo reperire il 26,7% di tali figure professionali. A fronte di circa 550.000 nuove assunzioni previste per l’anno, le aziende avranno difficoltà a coprire oltre 147.000 posti. In chiave di crisi lavorativa, non si comprende come mai deficitino volontari a riguardo. Che abbiano comunque le competenze del ramo. Anche gelatai, pasticcieri, insieme ad infermieri, richiesti. E parrucchieri, estetisti, intagliatori. Insomma, tutto ciò che non transita necessariamente per l’Ateneo, ma per la fucina lavorativa, richiesto. Se finora, determinate mansioni, ricoperte da immigrati, improvvisati giardinieri o muratori, per il futuro si punterà ancora su di loro, per poter riempire vuoti professionali, di cui urge il tessuto sociale.
Credo di aver più volte ribadito che in questo paese è mancato , da alcuni decenni, quello spirito tradizionale quando l’economia nazionale era, di fatto, costituito in buona parte da mastieri artigianali.
Ricordo ancora i “Conciambrelli, i “conciatiani”, cioè, chi passava per i rioni con i piccoli arnesi per riparare ombrelli e cucire con fili di ferro i piatti di creta rotti, Passava anche l’arrotino, lo straccivendolo che comprava stracci in cambio di piatti e pendole. Le famiglie meno ambienti mandavano i propri figli ad imparare un mestiere dai mastri artigiani, senza paga, ma solo per lo scopo di imparare tali arti.
Certo, ora vi è tanto bisogno di artigiani. Ma io mi domando: di chi è la colpa? Dedurrei che molti genitori ignoranti , anche per riscattare la propria ignoranza dovuta alla miseria di quei tempi passati, preferirono mandare i loro figli a scuola per fargli avere un Dipolima ed anche una Laurea. Alla fine ci siamo ritrovati in un mare di disoccupati intellettuali, quando sarebbe servito ad avere acquisito un mestiere praticato. Credo che la colpa non è tutta dei genitori, ma anche della scuola che non ha saputo indirizzare bene ai giovani ciò che sarebbe stato importante imparare. Secondo me, non serve saper scrivere bene l’italiano quando non vi è possibilità di poterlo mettere in pratica per guadagnarsi la vita. Meglio fare qualunque mestiere e poter sfamare la propria famiglia. Occorrerebbe, quindi , che tanti ragazzi, per un paio di ore al giorno si dedicassero anche ad imparare un mestiere, anche senza paga, ma per assicurarsi un futuro senza probblemi , altro che auspicare di dover per forza trovare un lavoro fisso. Credo che bisognerà pensare bene come poter dare un futuro sicuro ai futuri giovani