Agropoli: “Il cielo in una… stronza” racconti vincitori

 La giuria popolare del concorso ha decretato i seguenti vincitori, che ricevono un’originale e simpatica lavorazione in ceramica del giovane  Antonio Guida. Racconto 1° classificato Bene molto bene benissimo.Menomale che mi ha lasciato lui almeno non ho dovuto lasciarlo io, poverino, se ne era accorto anche da solo che oramai non ce n’era più.Adesso mi sento libera, ho un sacco di tempo per me, prima e metti in ordine, e sii sexy, e stira il vestitino, basta, ora è tutto diverso, tipo ho i piatti nel lavandino e chi se ne frega.Tipo ho i peli sulle gambe e chi se ne frega. Tipo non ho neanche voglia di lavarmi e nessuno se ne frega, tipo. Libera di fare quello che voglio, che non faccio ma solo perché non voglio, mi va di uscire ed esco e mi va di andare col primo che capita e ci vado, poi che c’entra, le mie amiche sono tutte col fidanzato, e se penso che loro saranno là a cena nel solito posto fuori mano però economico ma tutte in tiro lo stesso come le compatisco. Che pena che mi fanno, incastrate solo per non avere il coraggio di lasciarli, quegli inutili. Solo per non avere il coraggio di farsi lasciare, come me, che adesso mi vesto ed esco e per caso passo davanti casa sua, ma solo perché è di strada, ho un orgoglio, io, guardo se le luci sono accese, se la macchina c’è. E se lo incontro per caso che esce? Non esiste che mi faccio vedere conciata così che poi magari pensa, l’illuso, che io stia chiusa in casa a serate a soffrire per lui, meglio se prima tolgo questi peli dalle gambe, magari do anche una stirata al vestitino, così vede quanto sto bene, se c’è. E se non c’è?  Dov’è, se non c’è? Con chi è? Sarà mica il caso di chiamarlo, prima? Lo chiamo a casa e se risponde butto giù. Il dramma è se non risponde. Se non risponde o non c’è o peggio. E per peggio intendo molto peggio.E per molto peggio intendo che ora vado là e l’ammazzo senza neanche depilarmi, non ci posso pensare.No, dio, che dico, senza depilarmi è troppo, che poi magari è solo. Già. claudiacaffe@libero.it

Racconto 2° classificato È lei. Finalmente ho trovato la donna che fa per me. Da quando mia moglie è scappata con il pescivendolo non ho più voluto rimettermi in gioco. Basta pesci in faccia, mi son detto.Ma lei è diversa. C’è una tale sintonia che mi sembra di conoscerla da sempre. Si chiama Claudia, ha un fascino particolare, indefinibile, e una voce così calda e suadente…Ho deciso: voglio presentarla a Luigino, mio figlio. Ha solo sei anni ma è molto sveglio e sensibile, saprà capire al volo se è la donna giusta per me… e per lui.La invito a cena (niente pesce, tanto è vegetariana). Passiamo una serata piacevolissima, la conversazione scorre e lei ci sa fare con i bambini. Lui però è un po’ strano, ad un certo punto diventa insolitamente silenzioso e la osserva di sottecchi, come se la studiasse. “È normale” penso, “è la prima volta che porto una donna in casa”. Si è fatto tardi e lei se ne va, lasciandomi cotto come un pesce lesso. Non vedo l’ora di sapere cosa ne pensa Luigino. Si sta arrampicando sulla libreria, per prendere uno degli album di foto di quando ero ragazzo. Gli è sempre piaciuto sfogliarli, ma chissà perché lo vuole fare proprio ora? Noto che va deciso verso l’album dei tempi del liceo, lo apre e sembra cercare una foto precisa. La trova. Mi avvicino a la guardo: sono io con un’altra persona che mi stringe la mano dopo una partita a tennis. Improvvisamente colgo la somiglianza: è in tutto e per tutto uguale a Claudia, ha anche lo stesso tatuaggio (a forma di squalo) sul dorso della mano. Ecco dove l’avevo già visto. La didascalia dice: “Io e il mio amico Claudio”. Mentre sento che il sangue mi si gela nelle vene, Luigino mi posa dolcemente una mano sulla spalla e mi sussurra: “Papà, mi sa che ti sei fatto un trans”. Quel giorno, neanche a dirlo, era il 1° d’aprile. Sabrina De Bona sabrina_debona@libero.it

Racconto 3° classificato «…Tu sarai la mia principessa…». Nel pronunciare quelle parole le sue labbra, di uomo che non deve chiedere mai, si erano mosse come quelle di un attore malamente doppiato. Lo spirito dello scapolo incallito tentava di resistere alla drastica capitolazione dell’essere umano logorato della gastrite, causata da troppi “quattro salti in padella”. Aveva appena fumato una sigaretta. Abbassai gli occhi per celare la delusione. L’alito del principe azzurro, quando si dichiara alla sua amata, dovrebbe profumare di violette e di tigli. Almeno è ciò che pensavamo da bambine Alice – la mia migliore amica – ed io. Lei ha divorziato per la seconda volta e l’ultimo ex marito la tradiva con il giardiniere. «…Vivremo felici e contenti…» aggiunse stringendomi a sé. Davanti ai miei occhi passò una sequenza di immagini degne di un film dell’horror. Se quella era la mia favola volevo venirne fuori il più in fretta possibile. Ero disposta a rifugiarmi anche nella casetta di paglia del porcellino più stupido! Indietreggiai finché la mia schiena incontrò la fiancata del suo bolide, a due posti proprio come l’agognato destriero, ma di colore rosso e avido di benzina invece che bianco e ghiotto di carrube. Perché dovrei desiderare di diventare la tua principessa? Per indossare abiti scomodi, portare un diadema – che già soffro di emicrania – e annoiarmi tutto il giorno! No, non sono nata per entrare in una scomodissima scarpetta n. 35; non intendo aspettare l’indolenza di un principe svampito che mi resusciti con un bacio e nemmeno terrò i capelli lunghi fino ai piedi – in un luogo dove non esiste il balsamo – perché li usi come ascensore, si costruisca una scala se tanto ci tiene a raggiungermi!  Figuriamoci se sono disposta a dormire su di un pisello, io i piselli li mangio con i fusilli e la panna!  Ludovica Mazzuccato ludmazz@tin.it