Fisciano: scuola di giornalismo, inaugurazione all’Ateneo
Giovedì 25 novembre u.s. si è tenuta nell’aula dedicata al compianto Vincenzo Buonocore, sita presso la struttura ospitante la Scuola di Giornalismo, nella fattispecie del campus di Fisciano, la cerimonia di inaugurazione del terzo ciclo della biennalità concernente appunto la Scuola di Giornalismo stessa. Una realtà presieduta dal cavaliere del lavoro Biagio Agnes – il direttore – e Pino Blasi (coordinatore dei corsi che si tengono in questa “fetta” di campus) insieme ad altri responsabili anche di Scienze della Comunicazione quali Emilio D’Agostino e Annibale Elia; tutti costoro che abbiamo citato hanno partecipato all’inaugurazione, avvenuta alla presenza – anche – del pro rettore Maria Galante, a sostituzione del rettore Raimondo Pasquino (alle prese con attività istituzionali), di autorità civili – tra cui il prefetto Sabatino Marchione – militari e naturalmente accademiche. Ospite della Scuola l’ambasciatore messinese Francesco Paolo Fulci, che ha discusso la sua lectio magistralis, o prolusione, sul tema: “Diplomazia e giornalismo”.Ha introdotto brevissimamente la Galante: “Una giornata festosa, memorabile – così la Nostra – per inaugurare questo terzo ciclo alla Scuola di Giornalismo, giovane ma qualificata.”“Anche a livello nazionale – ha puntualizzato il pro rettore – questa realtà del nostro campus è stata accolta con favore dall’Ordine dei Giornalisti stesso.”“Il giornalismo è una professione tra le più affascinanti ma anche tra le più complesse – ha espresso Maria Galante, che ha ricordato come il corso di studi retto da Agnes non formi gli studenti solo per ciò che concerne le competenze professionali ma anche riguardo i valori etici. Poi la “palla”, la parola è passata a D’Agostino, che ha stigmatizzato il fatto che “Dalla Campania così vituperata, come la Sicilia [il riferimento è stato certamente rivolto a Fulci, diplomatico siciliano], la Scuola di Agnes ha vinto una scommessa, in quanto degna di essere chiamata con la S maiuscola.”Ed ecco per la cronaca l’intervento del direttore Biagio Agnes: “Questa cerimonia è l’occasione per fare il punto sul mondo prossimo e lontano che ci circonda e sui capisaldi della professione giornalistica.”L’interlocutore ha appena accennato all’anniversario dell’Unità d’Italia, parlando però – sebbene con poche parole di presentazione verso l’ambasciatore ospitato per l’occasione – del ruolo e dell’attivismo delle ambasciate, sia ufficialmente che nelle trattative meno – appunto – ufficiali. Agnes stesso ha quindi dato facoltà di attuare la prolusione all’ambasciatore Fulci, apprezzato all’estero ed anche dal segretario di Stato americano dell’era Clinton: Madeleine Albright. L’esponente di spicco della diplomazia italiana ha, così, intrattenuto il pubblico, silenzioso e non troppo folto, dapprima incentrando il discorso sulla peculiarità della Scuola Medica salernitana, la più antica università a livello internazionale. Poi il Nostro ha attuato lucidi amarcord, ricordando l’amico anfitrione Biagio Agnes e l’altro comune amico Amintore Fanfani. Fulci ha fatto il punto sulla politica estera e su quella nazionale, con aneddoti ad hoc; ha insistito sul fatto che i giornalisti debbano concentrarsi sulla stessa politica estera: “Tutto ciò che riguarda l’euro – ad esempio – è un nostro sacrosanto problema, di vita e morte, come il concetto di sicurezza e come la politica estera da non sottovalutare ma anzi da seguire e da leggere sui giornali.”Fulci ha tracciato una puntuale versione dei fatti sull’importanza della politica estera, dove l’Italia è entrata come protagonista, una nazione pertanto di serie A. Già in tempi non sospetti, il diplomatico diceva che la Rai “deve sprovincializzarsi, deve far sì che l’estero non sia più di scarso interesse per il nostro Paese.” Dopo aver parlato dell’Onu ed aver snocciolato la sua personale “storia” diplomatica con riferimenti ampi a fatti internazionali, l’eclettico e poliedrico personaggio ha concluso l’intervento. Durante la prolusione, terminata con il conferimento di una penna con un cornetto portafortuna all’interno a Fulci, all’esterno gruppi di giovani rivendicavano i propri diritti contestando il discusso decreto Gelmini e protestando per le vie del campus.