Mercato San Severino: una Madonnina di Lourdes a S. Vincenzo
In questa fine d’anno così distratta – come sempre, da qualche tempo in qua – così ricca di cinepanettoni e vuota di valori; una temperie frettolosa, un modo di vivere schizofrenico ed irruente che emargina i poveri (sempre più numerosi) e soprattutto i malati, i cosiddetti “handicappati”, i disabili, i matti – tutti vittime del nostro torpore denso di inumanità e disperazione – insomma: in tale modus vivendi che certo non fa più onore a noi come persone, pupazzi in balia delle chimere effimere ed altisonanti della pubblicità, delle varie sirene che ci ammaliano, non è facile riuscire a scorgere – in mezzo a tanta indifferenza e miseria – una buona notizia, “la” buona novella per eccellenza: il Vangelo, lieto annuncio per antonomasia. Eppure le cose migliori, anche tra tante difficoltà e amarezze, asprezze dell’esistenza, ci sono eccome, basta soltanto lasciarsi andare a Cristo e ricercarle davvero: tra le “buone notizie” evangeliche e/o giornalistiche noi che scriviamo volevamo soffermarci in particolare su ciò che è accaduto nel giorno dell’Immacolata Concezione (otto dicembre) appena trascorso, allorquando – sotto “l’egida” e con la partecipazione di padre Carmine Ascoli (e non solo), il parroco della Unità Pastorale Redentorista che abbraccia le frazioni sanseverinesi di Ciorani, S. Vincenzo, S. Martino e altre frazioni (Lombardi, Priscoli, Capocasale…) – si è vissuta una esperienza veramente splendida, altruistica, da far scoppiare il cuore e commuovere! Infatti in tale giorno, in questa data così solenne e gravida di salvezza, padre Carmine, a nome della comunità intera dei Redentoristi e oltre, ha voluto fortemente – da bravo cappellano presso la grotta di Lourdes (Massabienne), ove fra l’altro si reca in continuazione pregando per tutta la collettività, usufruendo del treno bianco pieno di ammalati – far inaugurare a S. Vincenzo (tra la chiesa e l’attiguo oratorio), anche se in sordina, umilmente e senza molti manifesti, una statuetta dell’Immacolata realizzata all’uopo da una ditta di Nocera. Ebbene: alla benedizione del piccolo e lindo simulacro, tanto gioioso e ieratico, così denso di speranza e di trepidazione – per gli ammalati ma soprattutto per i duri di cuore – padre Ascoli ha “invitato” a partecipare i “suoi” disagiati, gli “amici” disabili e ammalati, in particolare coloro che provenivano dall’associazione di volontariato “Amasi”, un acronimo che riassume in se tanta sofferenza e la gioia dei tanti ragazzi, crocerossine e quant’altro che si occupano delle esigenze di questi sfortunati. Erano presenti i gruppi Amasi di Salerno e di Telese, in provincia di Benevento. Tutti giunti a bordo di pullman speciali. Con i giovani e meno giovani collaboratori vi erano tante persone invalide ma ricche di amore e di sofferenza: proprio con la sofferenza di questi “piccoli” del Vangelo i “normodotati”, le persone “sane” (?), guadagnano anch’essi il Regno dei Cieli. Sono loro: gli handicappati, che allontanavano le punizioni di Dio da questa Terra così martoriata da conflitti, guerre civili e non, egoismi e quant’altro! Non sono i “normali” a volere o dovere amare i disabili: sono i sani ad aver bisogno di Amore con la “A” maiuscola, soprattutto amando attivamente e non “essendo amati”. L’inaugurazione (tornando a noi) è iniziata con un rosario solenne recitato e cantato, poi si è vissuta una brevissima celebrazione eucaristica con poche ma incisive parole da parte di padre Carmine, felice per l’occasione proficua e “natalizia”; al termine invece vi è stata una breve ma intensa processione verso l’oratorio antistante la chiesetta e la benedizione alla scoprire il panno posto sopra la statuina. Raggiante davvero padre Carmine, come tutti i fedeli accorsi alla manifestazione che hanno occupato la struttura assiepandosi poi verso l’esterno! Speriamo che i poveri malati ci insegnino qualcosa di meno futile, almeno a Natale. Dopo l’aspersione dell’acqua benedetta, al grido di “Viva Maria!” e allietando il tutto con fuochi di artificio si è conclusa la bella esperienza che ha fatto rivivere senz’altro la nostra autentica dimensione umana, dal latino “homo”, derivante da “humus”: “basso come la terra”, donde anche “humilis” appunto significante: “umile”.