Gioventù bruciata
Tra gli studenti scalmanati che a Roma, il 14 dicembre scorso, contestavano la riforma del ministro Gelmini, c’era anche un pizzaiolo di 20 anni. Ha quasi ucciso un coetaneo colpendolo violentemente con un casco da motociclista. Qualcuno ha provato a giustificare la sua esuberanza con la precarietà della professione da lui svolta. Nell’attesa che ai pizzaioli venga riconosciuto il posto fisso, ci sia consentito quanto meno coltivare delle perplessità sui metodi della sua protesta. Un altro esponente di quella “meglio gioventù” con una pala se ne andava in giro a devastare la città, tenendo il volto inutilmente coperto da una sciarpa, dal momento che in poche ore è stato identificato dalle forze dell’ordine e consegnato alla giustizia, si fa per dire. Pare che certe inclinazioni quel ragazzo, di appena 16 anni, le abbia ereditate dal padre, anche lui, a suo tempo, impegnato in simili contorsioni democratiche. I due soggetti sono solo due delle figure più rappresentative di quell’onda di bravi figlioli che hanno messo a ferro e fuoco la capitale, non appena qualcuno ha comunicato loro che a Montecitorio il governo del Caimano aveva riottenuto sciaguratamente la fiducia. Le immagini trasmesse dai tg ci hanno mostrato delle vere e proprie scene di guerriglia dal sapore vagamente sessantottino. Negli scontri un agente della guardia di finanza è stato circondato e colpito ripetutamente. Caduto al suolo, qualcuno gli ha sfilato il casco. Lui, temendo il peggio, ha estratto la pistola dalla fondina. Non l’avesse mai fatto! Piuttosto che spiegare per quale motivo non ha premuto il grilletto, al fine di garantirsi legittimamente la propria incolumità, il poveretto ha dovuto giustificare “l’insano gesto” con l’intenzione di proteggere l’arma da un eventuale furto. Un poliziotto viene aggredito da un branco di criminali dalle zucche vuote, gettato a terra, e lui non può neppure toccare la sua pistola? Nel codice della democrazia sinistra non è consentito. Bisogna capirli: gli stanno rubando il futuro. Poveri ragazzi, non ne possono più di una scuola inefficiente che li condanna alla disoccupazione o, nel migliore dei casi, ad un lavoro precario. Eppure quella medesima scuola, quelle brave persone la difendono con le barricate. Guai scalfire la loro ignoranza con delle riforme meritocentriche! Guai a chi attenta ai baroni, a chi volesse smascherare la finta ricerca di tanti parassiti, pagati dallo Stato per tutta la vita col solo scopo di sperimentre la solidità delle poltrone sulle quali imprimono il deretano, magari chattando su facebook! 23 di questi studenti ( ma non c’era anche un pizzaiolo?) erano stati arrestati, ma i giudici che si sono occupati del loro caso, non hanno ritenuto opportuno trattenerli in cella o a casa, neppure per il tempo strettamente necessario per l’approvazione definitiva della riforma. Mercoledì, intanto, inizierà il secondo round : a questo punto, speriamo solo che non ci scappi il morto.