Fisciano: Ateneo, tassazioni inique

  È evidente che l’Ateneo di Salerno  rappresenta essere un campus da prendere come modello, e che negli ultimi anni  gli addetti ai lavori abbiano fatto ogni possibile sforzo nel condurlo in tale direzione nel renderlo tra le istituzioni universitarie più affermate sotto l’aspetto organizzativo. Però, anche questa volta l’Università di Salerno ha perduto una buona occasione nel dare prova della sua efficienza connessa al metodo di pagamento delle tasse. Infatti, ormai siamo abituati nello scontrarci con l’incongruente procedimento che obbliga la rituale stampa dei bollettini di pagamento. Questo si manifesta ogni anno quando gli studenti versando la rata di dicembre  sono costretti ad impattarsi in un meccanismo talmente ingarbugliato che a differenza, il castello di Kafka, sembra essere una macchina efficientissima. Qui sorge un dubbio, sarà un caso oppure un intenzione voluta nel fare trarre in errore gli studenti per poi in buona fede condurli nella trappola della odiosa “mora”? l’esempio viene riscontrato come la scadenza della seconda rata sia stata anticipata rispetto a qualche anno fa, quando il limite ultimo veniva fissato al 31 dicembre. Questo è niente rispetto al regolamento delle tasse universitarie generato per il corrente anno accademico. Il nuovo sistema di tassazione introdotto ha come obiettivo quello di aumentare le tasse e non di migliorare il sistema in relazione ai principi di equità e solidarietà, inoltre esso non tende affatto ad agevolare gli studenti in difficoltà scoraggiandoli nel raccogliere un minore numero di crediti, a dare meno esami, allungando il percorso degli studi. Sul piano nazionale non sono bastati i tagli al Diritto allo Studio che ammontano al 90% , non è bastato vedere indebolita l’idea di una università basata sulla meritocrazia, infine non basta che gli studenti siano terrorizzati percependo l’assenza di un futuro sicuro e l’insopportabilità del presente. A queste motivazioni di carattere generale se ne aggiungono altre, ovvero di carattere locale che riguardano l’Ateneo di Salerno il quale non viene affatto sottratto dalla onda studentesca, anzi tra gli studenti salernitani si profila un malessere generale generato da una condizione sempre più precaria e dall’assenza di giustizia e legalità, avvertendo ciò sopratutto quando sono costretti ad immergersi nel sistema “centrifuga” delle tasse universitarie. Si pensi all’aumento indiscriminato della quota fissa corrispondente alla quota unitaria per cfu secondo la propria fascia di retribuzione; all’applicazione della irragionevole tassa di 200 euro per chi voglia rinunciare agli studi; all’aumento graduale degli importi suddivisi in sette fasce contributive, ove senza alcuna distinzione si vede  pagare la medesima cifra sia per chi possiede 32.000 euro di reddito, sia per chi  pari a 2 milioni di euro, senza alcuna comparazione tra redditi annullando qualsiasi tipo di differenza tra povero e ricco. La conseguenza a ciò e che molti studenti devono rinunciare agli studi non essendo in grado di sostenersi, per avere la colpa di appartenere a famiglie umilissime, mentre altri devono rompersi la schiena lavorando ed incombendo anche in gravissime malattie. Infine voglio segnalare come la determinazione della fascia contributiva dello studente autonomo, faccia riferimento a due punti completamente sconnessi alla situazione socio-economica costituita dall’aumento della povertà, giustificato dal solo fatto che l’Università si trasformi sempre più in un’azienda privata avendo come logica il profitto, dimenticando che le prerogative essenziali dell’Università pubblica sono incentrate nel potenziare la qualità della formazione e lo sviluppo della ricerca. Senza dubbio queste deliberazioni ledono gravemente il Diritto allo Studio mettendo all’angolo ed in grosse difficoltà tantissimi studenti. Esse tra l’altro tendono a speculare economicamente sulle spalle degli studenti facendo pagare la crisi economica nazionale e la politica distruttiva del governo alle famiglie campane. È inaccettabile che siano gli studenti  campani, figli di una terra costituita da diverse problematiche economiche e con un reddito pro-capite regionale tra i più bassi in Italia, a dovere sopperire con il sacrificio i guai ed i fallimenti di circa quindici anni di politiche inique che hanno in maniera latente distrutto il sistema nazionale universitario. Purtroppo la dimensione nazionale come viene enunciato dalle recenti manifestazioni studentesche, avverte una ricaduta locale e l’ennesimo aumento delle tasse e del sua sistema perverso basato sulla logica del profitto, costituisce la rimostranza del fallimento politico e gestionale dell’Amministrazione universitaria salernitana, mentre si tralascia qualsiasi discussione sugli sprechi e sperperi di bilancio; oppure su come si debba intervenire efficacemente di concerto tra Stato e Regione con posizioni politicamente forti mirati ad incentivare l’implementazione di una nuovo welfare studentesco regionale.

Fabio Tierno Psi Calvanico

 

 

 

 

 

 

 

Un pensiero su “Fisciano: Ateneo, tassazioni inique

  1. Caro appassionato Dott. Tierno, ormai è chiaro l’intento del governo Italiano,(ma anche di molti governi esteri), di distruggere il proprio sistema scolastico. Ciò va contro tutti i buoni principi costituzionali di molti stati, ma ormai cresce impetuosamente l’idea e la coscienza in molti cittadini che l’unico vero problema sono proprio i politici. Il piu’ mediocre politico sa benissimo, infatti, che per meglio continuare i suoi giochetti da palazzo, la prima impresa da portare a termine è rendere ancora piu’ ignoranti le masse così da poterle ingannare a massimo delle potenzialità.
    Magari sfruttando dolose globali congiunture economiche negative, proprio per giustificare questi machiavellici intenti sotto finti fini di razionalizzazioni di spese; quanto invece l’unica cosa davvero da razionalizzare in funzione delle non infinite capacità terrestri è la demografia mondiale…
    Se i governi fossero ligi alle costituzioni, (ma non lo sono), per risparmiare non taglierebbero fondi all’istruzione, al sociale, alla sanità, ai beni culturali; ma alle spese militari.
    L’italia ha tagliato fondi alla scuola, per spostarli sulle spese militari; rispettando l’andazzo internazionale…
    Oggi infatti l’economia mondiale spende 1500 miliardi di € in armi, mentre ne servirebbero solo 100 per risolvere la fame nel mondo; stranamente 100 miliardi per il bene non si trovano, 1500 per uccidere atrocemente e controllare un po’ la demografia, sì.
    E tutto ciò a fronte di un pil mondiale di 70.000 miliardi di €!!
    Ormai è ben chiaro a tutti quelli che riflettono su queste cifre, che la classe governate è succube a coloro i quali impongono tali scelte economiche internazionali, (per raggiunti limiti planetari); purtroppo i politici corrotti e proni a tali gioghi sibillini, costituiscono gran parte del vero problema.
    Vogliamo la verità!
    Le persone in uno stato davvero civile, dovrebbero scioperare non per il loro diritto a lavorare, ma per il loro diritto a NON dover essere obbligati a lavorare per sopravvivere.
    In questo secondo caso infatti, si perdono tutti i vantaggi dell’istituzione stato, e tanto vale tornare a vivere in una giungla, lì eravamo cavernicoli, ma liberi!!!

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