I cattivi Papi e la santità della Chiesa
Nella vita purtroppo si possono talvolta anche incontrare sacerdoti e vescovi indegni perché mestieranti o moralmente corrotti e per il cristiano coerente con la sua fede questo spettacolo di immoralità di alcuni membri del clero è ovviamente una grande tristezza e c’è l’obbligo morale di pregare per la loro conversione affinché cessi il loro cattivo esempio con il conseguente scandalo per i semplici. Ma che dire quando i corrotti sono proprio coloro che siedono sulla Cattedra di San Pietro? Si obbietta contro la santità della Chiesa l’esistenza di Papi cattivi. Questa Chiesa dunque – si afferma- non è sempre stata una scuola di moralità come invece predica agli altri ( “ Predica bene e razzola male”…), poiché anche alcuni dei suoi Capi supremi furono visti disonorare la Sede pontificia. Si è certo che purtroppo ci possono essere anche i cattivi Papi. La Chiesa attraverso la Parola di Dio, i Sacramenti e l’esercizio della carità e della fraternità lavora senza posa a santificare i suoi figli; è questa la sua missione fondamentale. Ma la grazia santificante offerta all’uomo per illuminare la sua mente e fortificare la sua volontà, non lo costringe. Egli può rifiutare questa grazia e porre in disaccordo la sua condotta colla fede cristiana che ipocritamente professa solo a parole, soffocando il grido della sua coscienza, e mettendosi sotto i piedi una religione cattolica che non cessa di ricordargli i suoi doveri verso Dio e verso il prossimo, d’esortarlo alla virtù, e di ricordargli il Giudizio di Dio e l’Inferno se si ostina a camminare per quella via di peccato. La Chiesa dunque ebbe sempre nel suo seno peccatori; sempre, a fianco delle grandi virtù e dei suoi eroici santi, s’incontrarono disordini e vizi, effetti della debolezza e della malizia del cuore umano. Gli stessi Papi, malgrado l’eminente dignità di cui sono rivestiti e le gravi obbligazioni che ne derivano, non cessano d’essere uomini: sono infallibili nel loro insegnamento dottrinale ma non sono impeccabili. Possono dunque cadere, come cadde lo stesso San Pietro, ma il loro peccato è il fatto dell’uomo, e non già del Pontefice: quelle macchie, tutte personali, per nulla colpiscono né la santità né l’autorità della Sede apostolica. E’ il caso di ripetere la parola di Nostro Signore Gesù riferite ai farisei: “Fate quello che dicono, e non ciò che fanno”. La storia da San Pietro fino a Benedetto XVI ci mostra 265 pontefici, i quali tutti, fatte pochissime eccezioni, furono irreprensibili, e dei quali un gran numero furono uomini eminenti per la loro scienza, per la loro saggezza e per le loro virtù ed infatti furono beatificati o canonizzati. Non è questo uno spettacolo degno di ammirazione e di rispetto? Dove si trova nell’ordine civile una successione di leaders, che possa paragonarsi a questa serie dei Capi della santa Chiesa romana? Si citano, è vero, alcuni Papi che sembra abbiano fatto eccezione, soprattutto Stefano VI e Giovanni XII nel X° secolo, Benedetto IX nel secolo XI, e Alessandro VI sulla fine del secolo XV. Ma anzitutto questo numero è molto esiguo; scompare nella moltitudine degli altri. Sarebbe giusto inveire continuamente contro la magistratura, perché alcuni magistrati mancarono ai loro doveri; o contro la stampa perché vi sono scrittori i quali ne abusano, o contro le forze dell’ordine dei carabinieri e polizia perché qualcuno si è macchiato dei delitti che invece avrebbe dovuto perseguire? D’altra parte è provato che molti fatti addotti a carico dei Papi furono o inventati per malizia, o esagerati, o presentati sotto un falso aspetto. Conoscere veramente la storia della Chiesa è la sempre la prima apologia. Testimonianza di tutto ciò è l’assurda favola della pretesa papessa Giovanna, che avrebbe occupato la cattedra di San Pietro, sotto il nome di Giovanni VIII, dopo la morte di Leone IV, nell’845. Si raccontò di una donna di nazionalità inglese ma vivente a Magonza, si recasse in varie città d’Europa in compagnia di un giovane religioso, acquisendo vasta esperienza e cultura. Morto costui, la donna sarebbe giunta a Roma, travestita in abbigliamento maschile, con il nome di Giovanni Anglico, e sarebbe riuscita ad ingannare perfino i cardinali, che l’avrebbero fatta papa nell’855, alla morte di Leone IV. Dopo due anni e qualche mese di pontificato, sarebbe morta di parto, durante una processione, tra il Colosseo e la basilica di san Clemente. A lei sarebbe succeduto il papa Benedetto III. Questa favola, che per lungo tempo fu fatta correre, fu già riconosciuta come una menzogna storica delle più smaccate dagli stessi protestanti come lo storico calvinista olandese David Blondel e dagli increduli, quali furono Dumoulin, Bayle e Basnage. V’è altresì più d’un Pontefice, la cui memoria ingiustamente screditata da scrittori ostili alla Chiesa, fu già pienamente riabilitata e, cosa notabile, proprio da storici protestanti. Così avvenne, p. e., per S. Gregorio VII e per Innocenzo III. Bisogna ancora osservare che mai nessun Papa, quale che sia stata la sua privata condotta, fece decreto contrario alla purità della fede e dei costumi; nessuno di essi nulla insegnò e niente stabilì collo scopo di legittimare i suoi disordini. Non si può dire certamente altrettanto dei capi del protestantesimo come Lutero e Calvino. A questi nulla più strette a cuore quanto insegnare una nuova dottrina, contraria al celibato e ai voti monastici. Nel fatto che nonostante alcuni rari papi cattivi la chiesa va avanti ci è lecito di ravvisare una luminosa prova dell’assistenza, che Dio non cessa di concedere alla sua Chiesa. In conclusione è giusto attendersi dai cristiani e, a maggior ragione, dai dirigenti ecclesiastici un tenore di vita conforme alla fede e alla morale da essi professate. Questo, purtroppo, non è sempre avvenuto nel corso della storia della Chiesa, e tuttavia non si può dire che allora la Chiesa abbia fallito nella propria missione. Il Cristo ha affidato il governo della sua Chiesa a uomini peccatori, cui incombe il dovere di trasmettere ciò che hanno ricevuto. D’altra parte, i cristiani non costituiscono certo una congrega di perfetti, altrimenti chi potrebbe pretendere di farvi parte? Non si tratta qui di scusare o di minimizzare delle azioni che restano scandalose: bisogna solo cercare di mettere in rilievo che, malgrado questi elementi imperfetti e, anzi, proprio attraverso di loro, il messaggio di Cristo si trasmette ugualmente. Anche nel corso di un periodo così difficile come i cosiddetti “secoli scuri”, la Chiesa continuò ad annunciare la Parola di Dio e a dispensare i sacramenti, i quali, come si sa, sono efficaci indipendentemente dalla santità di chi li amministra. Il Cristo, dunque, continua sempre ad agire direttamente sulla Chiesa, proprio attraverso questi strumenti. I papi più o meno indegni vissuti nei “secoli oscuri” e in altri periodi storici non indicarono mai la propria condotta dissoluta come un modello di vita cristiana, né promulgarono mai, in tal senso, documenti ufficiali impegnativi per la fede della Chiesa. La santità della Chiesa non è mai mancata, trovandosi spesso proprio nella massa dei fedeli più anonimi. Quest’epoca così triste per il papato conobbe infatti un gran numero di santi e vide nascere ordini religiosi che ebbero grande influenza sulla vita futura della Chiesa. Essi posero le basi per realizzare il ricambio dei papi inadatti a trasmettere il deposito della fede, ma non contestarono mai l’autorità dei legittimi capi della Chiesa.