Salerno: Filmidea, Giornata della Memoria
L’Università degli Studi di Salerno celebra la Giornata della Memoria, nell’ambito della Master Class organizzata da Filmidea e dedicata ai centocinquant’anni dell’Unità d’Italia. Mercoledì 26 gennaio, alle ore 15, presso il Teatro d’Ateneo sarà proiettato il documentario di Giustina Laurenzi Una storia diversa. Gli Ebrei a Campagna 1940 – 1943. Seguirà un dibattito. Interverranno il Rettore dell’ateneo Raimondo Pasquino, il Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Luca Cerchiai, Miriam Rebhun e Marco Soria della Comunità ebraica di Napoli ed Edoardo Scotti, giornalista de la Repubblica e promotore dell’iniziativa Parco della Memoria in Campania. Sarà inoltre presente l’autrice del documentario. Il Giorno della Memoria, che ricorre il 27 gennaio, è volto alla commemorazione delle vittime dell’Olocausto. L’Università di Salerno ha deciso di celebrare questa data importante con la proiezione del documentario Una storia diversa. Gli Ebrei a Campagna 1940 – 1943, che ripercorre la storia del campo di internamento allestito nella città di provincia salernitana negli anni del regime fascista. Alla vigilia dell’entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale, in tutto il Paese furono individuate, su disposizione del governo, delle strutture adatte alla detenzione degli oppositori al regime. Nel settembre 1939 il Prefetto Bianchi di Salerno propose al Ministero dell’Interno di ubicare un campo in due caserme dismesse di Campagna. Il campo di internamento di Campagna fu uno dei principali luoghi di confino per i profughi ebrei presenti nei confini nazionali al momento dell’entrata in guerra. Il campo operò dal giugno 1940 fino all’8 settembre del 1943.Nel corso del secondo conflitto mondiale il questore di Fiume Giovanni Palatucci riuscì ad impedire l’arresto e la deportazione di circa cinquemila ebrei facendoli arrivare nel campo di Campagna, in cui le condizioni di vita erano relativamente buone, anche grazie al contributo della locale società civile. A Campagna i deportati furono messi sotto la protezione dello zio di Giovanni Palatucci, Giuseppe Maria, vescovo della città, con la segreta speranza di evitarne la sicura morte nei campi di sterminio.