Salerno: ass. Iannone, politiche giovanili, sinergie provinciali

 Parlare di politiche giovanili significa anche parlare di politiche per il lavoro giovanile. Qual è la situazione nella nostra provincia e come si sta attivando e quali sinergie sta mettendo in campo il suo Assessorato su questi temi? In Campania parlare di formazione è come scoprire un buco nero, Lei sta lavorando anche su questo aspetto? Certamente il problema della disoccupazione giovanile rappresenta plasticamente il fallimento di una classe dirigente che negli ultimi vent’anni non ha saputo dare risposte in termini di rafforzamento strutturale della nostra economia locale. L’assistenzialismo e il clientelismo politico, unico credo del centrosinistra, hanno prodotto solo sfiducia in quei giovani che rappresentano la volontà d’impegnarsi a costruire senza aver bisogno di protettorato politico. Ricostruire le motivazioni per un sistema meritocratico e solidale è la filosofia d’intervento dell’Amministrazione Provinciale che è impegnata, per le ridotte competenze e le ristrette possibilità finanziarie, a proporre anche politiche attive del lavoro. Speriamo di ricevere presto la delega regionale per l’attuazione del P.O. FSE 2007-2013 proprio allo scopo di poter realizzare con le risorse a disposizione (circa 50 milioni di euro per la Provincia di Salerno) interventi in tema di servizi all’impiego, formazione iniziale e apprendistato sui quattro assi previsti dell’occupabilità, dell’adattabilità del lavoro, della valorizzazione del capitale lavoro e dell’inclusione sociale. La Provincia di Salerno è pronta con il suo Piano di Programmazione Pluriennale dall’ottobre 2009 manca soltanto il trasferimento della Regione. La giunta Bassolino ha perso anni preziosi e sulla formazione professionale ha segnato un fallimento grande al pari di Sanità e rifiuti. Dobbiamo fare in fretta e per questo sono impegnato a compulsare la nuova Amministrazione Regionale affinché trasferisca la delega. In un momento di crisi economica internazionale che va a coniugarsi con la storica carenza del Mezzogiorno usare queste risorse per realizzare una formazione professionale pensata per i formandi e non per i formatori significa qualificare il nostro mercato locale e renderlo adeguato alla competizione e alle sfide che la globalizzazione ci pone. Siamo pronti a realizzare un Piano che valorizzi le attitudini del nostro territorio soprattutto nei settori che riguardano il turismo e l’agricoltura. Il futuro dei nostri giovani è nelle radici della nostra Terra. Sono tantissimi i cervelli salernitani in fuga, come si fa a trattenerli senza che debbano per forza essere commercianti o ristoratori? Credo di aver già risposto in parte con il discorso della formazione professionale: per essere competitivi sul mercato globale e riuscire ad affermare le proprie aspirazioni su quello locale non ci si può improvvisare. Ai nostri giovani è stata negata la possibilità di qualificarsi. Creare le condizioni per non inflazionare settori lasciando completamente scoperti altri deve essere frutto di un’attività politica e di direzione amministrativa che si basi su analisi, programmazione e realizzazione. E’ questa la frontiera della nuova amministrazione. Spesso si rimarca la lontananza dell’Università dalla città, Lei condivide questa considerazione, e se sì, cosa crede di poter fare per eliminare questo gap? Io non ho mai condiviso la scelta del “campus”. E’ stato un tributo pagato da una debole classe dirigente salernitana al solito De Mita. La Città di Salerno, nonostante la grande tradizione della Scuola Medica Salernitana, è stata tagliata fuori dall’indotto del sapere. Il centro storico con l’utilizzo dei suoi palazzi poteva essere riqualificato realmente da un ventennio e invece muore di movida. Rispetto al mondo della scuola, invece, com’è la situazione? La scuola è stata posta al centro della nostra azione Amministrativa. Abbiamo ereditato una situazione vergognosa. Per anni si è pensato a realizzare solo Exposcuola e veniva ignorato che il 70% degli edifici non era in condizioni di sicurezza e adeguato alle norme antisismiche. Il Presidente Cirielli ha dato priorità al discorso dell’edilizia scolastica: abbiamo svolto un piano per costruire edifici nuovi e moderni, per mettere in sicurezza quelli che abbisognano e per far rientrare tutte le attività in strutture di proprietà dell’Ente allo scopo di eliminare onerosi fitti. Non inferiore importanza è stata conferita ai temi dell’integrazione scolastica e della meritocrazia. Tutte le risorse del diritto allo studio sono stati usati dal mio assessorato per questo obiettivo: 700mila euro per il contributo al trasporto pubblico degli alunni diversamente abili, 168mil euro per un programma di assistenza alla comunicazione in aula degli alunni diversamente abili con minorazione sensoriale, 50mila euro per coprire le spese di trasporto degli alunni appartenenti a fasce di reddito basse, 50mila euro dedicati a creare borse di studio per gli alunni più meritevoli dell’anno scolastico 2010-2011, 20mila euro finalizzati al ripristino e alla fruizione al pubblico della biblioteca antica del Convitto Nazionale, 50mila euro dedicati ad un bando che ha finanziato 30 progetti in tema di formazione scolastica e 2mila euro per concorrere con la Camera di Commercio e il Provveditorato agli studi all’istituzione di borse lavoro. Un milionequarantamila euro spesi in azioni concrete. E’ vero che esiste una forte carenza di strutture per lo sport nella nostra provincia, e come si fa a superare questo limite? La carenza c’è ed è fortemente avvertita. Per questo motivo ho deciso di lanciare in sinergia con il CONI provinciale  l’iniziativa dello sportello del Credito Sportivo. Con un protocollo d’intesa l’Istituto bancario ha messo a disposizione del nostro territorio un plafond di 45miloni di euro da utilizzare in tre anni. Si tratta di mutui agevolati di cui possono usufruire enti pubblici e privati allo scopo di costruire nuovi impianti o ristrutturare quelli già esistenti. Un gruppo di tecnici, del CONI e della Provincia, offrirà assistenza ed orientamento agli investimenti. Lei è considerato tra i migliori assessori della giunta Cirielli, come si fa ad essere amministratore virtuoso al Mezzogiorno?Questo giudizio è figlio di sua bontà. Io sono solo un giovane impegnato in politica, un consumatore appassionato d’Idee. Sono il più giovane della Giunta Provinciale e sto imparando tanto dal Presidente Cirielli e dai tanti Amministratori esperti che ci sono. Diciamo che cerco di supplire alla mancanza d’esperienza con tanto lavoro e con quel minimo di sensibilità politica che mi autoriconosco. Come sono i rapporti con l’Udc e quanto le dinamiche nazionali potranno condizionare gli assetti locali? L’Udc ha scelto di uscire dalla maggioranza e a mio giudizio sta conducendo una politica che manca di chiarezza nel livello provinciale. Quanto alle dinamiche nazionali io credo che le scelte nazionali rapresentino sempre la cornice nella quale vanno consumate, poi, le alleanze locali. Attendiamo i tempi ma con certe logiche del potere demitiano non troveremo mai punti d’incontro. I cittadini attendono da noi il cambiamento e le porte sono spalancate a quegli uomini che credono nei valori dell’Udc ma ai quali ripugna la metodologia politica del satrapo di Nusco. Ha scelto di sostenere Anna Ferrazzano nella corsa a Sindaco, perché? Ci sono milioni di buoni motivi. Anna è il nuovo, una persona perbene, spontanea, di una spiccata umanità, una donna, una mamma, una  professionista giovane, una forza diversa per lo sviluppo economico e il lavoro, una forza diversa per le donne e i giovani, una forza diversa per una Città senza periferie, una forza diversa per l’identità e la cultura salernitana, una forza diversa per una Città sul mare…devo continuare? Crede che De Luca si possa battere, e come? De Luca si batte con la Verità e con un progetto alternativo che mostri ai Salernitani tutto quello che meritavano di avere e che gli è negato o offerto solo nella propaganda. De Luca non è mai stato così debole e lo sa bene, la sua aggressività tradisce la sua condizione. Dipende solo da noi afferrare la Vittoria. L’opposizione di Mara Carfagna continua, quanto peserà sulla campagna elettorale e quanto questa scelta condizionerà gli equilibri interni del partito? Il Pdl salernitano è in grado di riportare “a casa” quel voto d’opinione che sembra smarrito alle Amministrative? Appunto dipende da noi. Chi più ha responsabilità più è chiamato a mettercene. Quanto si sta lavorando per radicare il Pdl e promuovere la nascita di una nuova classe dirigente? Non si smette mai di lavorare, bisogna vivere con l’ansia di migliorare se stessi e la propria Comunità. Devo dire, però, che il Partito di Salerno è un modello in Campania e in Italia: sul territorio non c’è mai stato un raggruppamento politico  più rappresentativo per numero di eletti e rappresentanti istituzionali iscritti. Un Ministro, il Presidente della Commissione Difesa della Camera dei Deputati, Il Presidente della Provincia, un Assessore Regionale, quattro Consiglieri Regionali, dieci Assessori Provinciali, ventidue Consiglieri Provinciali, otto Sindaci dei Comuni superiori ai 15mila abitanti, oltre mille tra Sindaci dei Comuni inferiori ai 15mila abitanti, Assessori Comunali, Consiglieri Comunali e Consiglieri di Circoscrizione. Numeri che nemmeno la DC dei tempi d’oro poteva vantare ma l’orgoglio non è solo quantitativo: ci sono tanti giovani Amministratori che costituiscono la nuova classe dirigente del territorio. Nella tradizione dei partiti la militanza era considerata un valore, ma anche un sistema d’inclusione sociale; il Pdl come deve giocare questa partita con i suoi giovani? La mia formazione mi spinge sempre a sostenere le forme classiche, credo che anche chi nasce “dotato” abbia bisogno di fare gavetta attraverso una scuola di Partito, è la cosa che fa la differenza nell’elaborazione delle tesi politiche e nello sviluppo coerente di valori di appartenenza. Il Partito è la camera di compensazione che mitiga i personalismi e consente un governo dei processi di sviluppo del territorio non orientato ad interessi compromissori ma a visioni. Il PdL ha un gruppo giovanile, la Giovane Italia, che rappresenta il serbatoio di Idee e di impegno della nostra Comunità. I giovani e il loro attivismo rappresentano il sale della nostra politica e li esorto sempre a continuare nel solco della tradizione del Fronte della Gioventù e di Azione Giovani. La nuova regione di Salerno sarà una realtà, o resterà una suggestione? Non crede, piuttosto, che per competere bisogna allargare i territori e non restringerli, e, in  particolare mi riferisco alla proposta di fare dell’intero Mezzogiorno una macro- regione? Il Presidente Cirielli ha avuto la grande sensibilità di dare un orizzonte concreto ad una aspirazione del territorio salernitano che ogni giorno si vede defraudato di risorse ed ingoiato dagli atavici problemi del napoletano. La lotta al napolicentrismo è stata una bandiera sventolata solo in maniera strumentale e ricattatoria da De Luca, Cirielli ha avuto il merito e la forza politica di stimolare più di sessanta Comuni ad aderire all’iniziativa con atti deliberativi, un’esperienza senza precedenti nella storia che è al vaglio degli organi nazionali preposti. Siamo certi che ad un eventuale referendum il quorum richiesto di votanti verrebbe raggiunto e il “SI” riceverebbe  un’affermazione plebiscitaria. Diventare ente di programmazione ci liberebbe dalla continua contrattazione con Napoli, cosa diventata inammissibile in vista del federalismo fiscale: i Cittadini di Salerno hanno diritto a ricevere in servizi l’equivalente delle tasse pagate dal territorio. Circa la Regione del Mezzogiorno sono assolutamente contrario, sarebbe come riconoscere ed istituzionalizzare un Italia di serie B che deve essere assistita nel senso più deleterio del termine. Dobbiamo affrancarci da soli e questo è possibile solo utilizzando le risorse che vengono dal territorio per lo stesso territorio attraverso un governo di una classe dirigente locale responsabile ed efficace, quello che non è stato per vent’anni il centrosinistra in Campania. Se vinciamo la battaglia dell’autonomia della Provincia di Salerno cambierà la storia e torneremo grandi come al tempo di Arechi II. 

Intervista tratta da Il Guiscardo