Salerno: ITC Ceramiche a caccia di un’ identità

C’è ancora distanza tra Sassari e ITC Ceramiche. Probabilmente non ci sono 11 gol di differenza come sentenziato dalla gara del PalaSantoru, ma comunque una differenza c’è, ed è sensibile. Ad oggi le sarde hanno sicuramente qualcosa in più, hanno sicuramente più forza, più omogeneità, più serenità rispetto al team salernitano.  L’ITC Ceramiche ha colmato il gap atletico emerso in maniera spietata nel match d’andata, ma deve ancora lavorare e tanto se vuole coltivare legittimi sogni di gloria. Il big match andato in scena sabato è stato sostanzialmente equilibrato per quaranta minuti abbondanti – con le padrone di casa, comunque, sempre avanti e le salernitane a rincorrere – ma praticamente senza storia nell’ultimo quarto quando il Sassari ha anche approfittato della gran confusione tattica dell’ITC Ceramiche, incapace di trovare un apprezzabile equilibrio tra le due fasi di gioco. Ed è questo il punto sul quale coach Prosenjak dovrà lavorare e tanto nei prossimi giorni. Premesso che la formula del campionato concede alla PDO insperati margini di recupero, che il discorso scudetto, per come è stata strutturata la stagione, si deciderà solo nell’ultima settimana dei play off, ma è altrettanto vero che se non si registreranno apprezzabili miglioramenti sul piano dell’intensità difensiva e sulla coralità di gioco difficilmente potrà essere bissata la storica vittoria dello scorso mese di maggio. Recuperate molte pedine, Salerno deve ritrovare un gioco, una coralità, un’identità e potrà farlo solo dando continuità a scelte tecniche mirate e definitive. E’ evidente che coach Prosenjak non abbia più tempo a disposizione per esperimenti e voli pindarici e che tutte le risorse, a questo punto, debbano essere finalizzate al raggiungimento del massimo risultato. Assolutamente da scongiurare, poi, il pericolo che la squadra possa perdere quel tasso di autostima necessario per poter competere ai livelli più alti, che si ingeneri nelle atlete la paura di non potercela fare, che il Sassari sia, per davvero, di un’altra categoria. Non è così, ma non basta dirlo, bisogna anche metterlo in pratica.