Comicità senza tramonto: bravo Peppino!

di Rita Occidente Lupo

Giusto e doveroso. Non solo per i fan, quelli cioè, che son restati per qualche generazione a sorridere dinanzi a Pappagone, con quel ciuffo vertiginoso, ben drizzato alla sommità del capo. Ma anche per quanti hanno visto, nel terzo figlio illegittimo di Eduardo Scarpetta e Luisa De Filippo, fratello di Titina ed Eduardo, un degno interprete d’una comicità senza tramonto. Uno degli artisti doc della popolarità partenopea, ma se vogliamo anche di quella sana verve d’intrattenimento, nel riuscire a far distrarre lo spettatore. A fargli trascorrere qualche ora in allegria, con delle butade, se si vuole, prive di lascivia o di cattivo gusto. A tal punto che il principe della risata lo volle come spalla in numerose sue pellicole. Peppino De Filippo: un volto ameno, per cui dal bianco e nero, pretendeva negli anni ’50, di ricavare se non altro l’intrattenimento che mamma Rai poteva offrire, a quanti si potevano permettere il lusso del magico mondo catodico tra le pareti domestiche. O del bar, tra gli amici che oltre a ritrovarsi per il tressette serale o a tifare per le partite del cuore, tra battute di spirito e qualche alzatina di gomito, amavano entrare nel mondo, non virtuale della mega rete, all’epoca mister sconosciuto, ma in quello autentico dall’altra parte del propri orizzonte visivo. E così Napoli, giammai avara d’encomi, nei giorni scorsi ha inteso lanciare un tangibile segno di un’esistenza, non trascorsa invano. E, nella toponomastica, a simbolo d’una tradizione partenopea verace, una strada, in memoria. Un nuovo toponimo, che le autorità cittadine hanno scoperto ed ostentato ai beniamini di “un tipografo” sempre squattrinato, di “un tranquillo impiegato postale” con una moglie troppo esuberante, per poter vivere sonni tranquilli. Alcuni dei tanti ruoli, interpretati facetamente da Peppino, ancora oggi rivisitati nelle ore pomeridiane anche grazie a Vhs d’epoca. In Via Foria dunque, collegata con piazza Eduardo De Filippo, un ricongiungimento familiare: doveroso giacchè col supporto speciale di Totò, issata la commedia napoletana in tutto il mondo. Uno dei più grandi attori del diciannovesimo secolo, se non altro per quel suo buonumore accattivante, testimonial di come, anche dalle ceneri, si possa continuare a far riflettere sul vero senso dell’esistenza! E far sorridere, arte sempre più ardua nel nostro tempo, a caccia di stimoli piccanti, di doppi sensi, di azzardi verbali sulla sessualità hard…ma anche questo, ormai sembra non meravigliare più: il guaio è, che non sortendo il suo effetto, finisce solo per imbastardire lo stesso fine d’intrattenimento!

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