Roccadaspide: amarezza per il destino dell’ospedale

“Devo manifestarvi tutto il rammarico e la profonda amarezza per la decisione assunta, che trovo sconcertante, abnorme e fortemente lesiva del costituzionale diritto alla salute di tutto il territorio della Valle del Calore, degli Alburni e dell’Alento, e chiaramente di tutta la popolazione di questa parte del Sud di Salerno”. Con queste parole il sindaco di Roccadaspide Girolamo Auricchio, manifesta la sua rabbia per l’ennesimo sopruso che coinvolge l’ospedale, condannato alla chiusura secondo quanto emerge dal Documento Attuativo Aziendale inviato alla Struttura Commissariale per il Piano di Rientro del Settore Sanità della Regione Campania. Subito il sindaco della cittadina ha informato i sindaci di Valle del Calore, Alburni e zona dell’Alento, comunicando loro che nel giro di pochissimi mesi, la struttura ospedaliera rocchese sarà declassata ad una vera e propria casa di riposo di venti posti letto. Proprio per questa ragione per sabato prossimo alle 18, presso l’aula magna della scuola media di Roccadaspide, è stato convocato un incontro con tutti gli amministratori e i cittadini dei comuni limitrofi: Auricchio ha invitato il Presidente della Provincia di Salerno, Edmondo Cirielli, la project manager dell’ospedale unico della Piana del Sele, Maria Rosaria Caropreso, e il commissario dell’Asl di Salerno, Francesco De Simone. Saranno loro a dover spiegare alla popolazione le ragioni per le quali in un primo momento tutti avevano assicurato che l’ospedale di Roccadaspide sarebbe rimasto aperto ed attivo, e che, anzi, occorreva potenziarlo, e successivamente è emerso che l’ospedale chiuderà battenti. Anche in questa occasione, Auricchio ricorda “le ragioni e i motivi della necessità di garantire e mantenere in vita la struttura di Roccadaspide, né per vero la profonda sperequazione che è stata prevista tra P.O. e P.O., tra territori e territori”. Auricchio si sofferma sul fatto che nel corso dei numerosi incontri pubblici, “abbiamo ricevuto grandissime rassicurazioni sul fatto che l’ospedale di Roccadaspide, per la specificità del suo territorio, per gli indicatori che presentava, per la funzionalità e l’organizzazione pressoché ottimale, per le professionalità che vi operano, per la capacità di non incidere sulla spesa, non sarebbe mai stato ridimensionato, men che mai chiuso. Addirittura era stato da Voi riferito, in modo espresso e chiaro, che per le predette ragioni andava potenziato, come per vero aveva già fatto il Sub Commissario Zuccatelli con la prima proposta di Piano. Le dichiarazioni rese agli organi di stampa da pressoché tutti Voi erano le medesime: Roccadaspide andava tutelato e garantito per tutti i motivi che erano stati analizzati: condizioni geomorfologiche del territorio, enorme lontananza dagli altri presidi ospedalieri, rete stradale deficitaria, territorio montano, struttura che non incideva sul disavanzo e rispettava i parametri di legge, popolazione prevalentemente anziana”. “Eravamo tutti certi, quindi, che mai l’Ospedale di Roccadaspide sarebbe stato toccato, proprio fidando sulle Vs. dichiarazioni e sulla Vs. competenza, ma soprattutto sulla Vs. capacità di garantire condizioni di equità e di giustizia, oltre che naturalmente, dalle varie precedenti decisioni che erano state assunte e con le quali venivano riconosciute le suesposte motivazioni. Oggi, invece, con il Documento Attuativo Aziendale che è stato trasmesso alla Struttura Commissariale per il Piano di Rientro del Settore Sanità della Regione Campania  l’Ospedale di Roccadaspide viene di fatto soppresso”.Per Girolamo Auricchio “è una ingiustizia manifesta e che sarà gridata da tutto un territorio. E’ un fatto che non potrà essere accettato e che non sarà accettato. E’ un vero e proprio sopruso che viene perpetrato a danno di cittadini onesti e di territori virtuosi. Qui siamo all’ennesima affermazione dell’ingiustizia e della disuguaglianza; della conferma che esistono Cittadini di serie “A” e Cittadini di serie “B”; della inaccettabile regola, ormai invalsa,  per cui c’è chi deve essere premiato senza avere diritto e merito e chi, pur avendo sacrosanti diritti, deve essere penalizzato e abbandonato al suo destino. Ma questo modo di fare non è di un Paese civile. Non è di una Italia giusta”.