Fisciano: Salita al Monte San Michele, Via Crucis emozionante
Il 15 aprile, in occasione del venerdì dell’Addolorata – prima della domenica delle Palme e in contemporanea al Fistone (grande festa) presso la frazione sanseverinese di Spiano (da ricordare le rinomate polpette di baccalà, ricetta di tradizionale retaggio tramandata di madre in figlia di cui ci si ciba in tale giornata nella stessa Spiano) – si potrà rivivere tra la frazione di Fisciano Carpineto e il santuario di S. Michele di Basso (o di Mezzo) un’antica processione in forma di via Crucis ripresa dai volenterosi abitanti della cittadina irnina ed in particolare dal parroco della chiesa di S. Giovanni Battista e S. Nicola in Carpineto: don Luigi Aversa. Il tutto in un’ottica apotropaica, misterica e antropologico/etnologica che interessa ed evoca forti radici territoriali e grande orgoglio di popolo nelle nostre tanto vituperate zone, ricche di eventi e richiami ancestrali: i Misteri di Bracigliano e i Paputi a Sarno il venerdì santo; la scontrata nei paesi di dominazione bizantina e albanese (arberesche); i vari “fucaroni”; appunto il Fistone di Spiano di Mercato S. Severino; il rito del “gallo martire” a Preturo di Montoro; infine tale “passeggiata” altresì densa di simbolismo. Alle 16 circa del 15 aprile dunque in atto la processione a S. Michele, cui sono state invitate a partecipare le parrocchie del comprensorio della Valle dell’Irno e dell’Alta Valle del Sarno. Nel giorno in cui in altre parrocchie del territorio si celebra la festività della Vergine Addolorata che prelude – come dicevamo – alla domenica delle Palme e ai riti della settimana santa, a Carpineto, frazione del comune di Fisciano si ripresenta quest’anno, dopo molto tempo di “stasi”, la interessante tradizione della via Crucis da Carpineto a S. Michele di Basso, lungo un percorso di circa tre chilometri che da questa zona porta al santuario, antico cenobio agostiniano; esso, tra le sue mura possenti ed in particolare nella grotta a due piani di S. Michele Arcangelo, ha visto in epoche successive la presenza di S. Bernardo di Chiaravalle, di papa Gregorio Settimo e di altri illustri personaggi. Prima il suggestivo percorso era tracciato lungo sentieri che si inerpicavano tra uliveti e castagneti portando il popolo orante ad un’altezza di circa seicento metri sul livello del mare. Le stazioni erano, sempre parlando di qualche tempo fa, rappresentate da preziose maioliche settecentesche affisse su edicole in muratura con mensole a sporgere apposite per far collocare dalla pietà popolare i fiori raccolti per strada, lungo il percorso della “via dolorosa”. Allo stato attuale, ai nostri giorni di queste edicole rimangono soltanto ricordi, qualche rudere, da poco (un ventennio) restaurato e in particolare delle maioliche vi è qualche traccia “conservata” (?) o meglio “trafugata”… e venduta probabilmente ai cultori di maioliche settecentesche. Circa un ventennio fa furono collocate in alcune edicole restaurate suggestive opere moderne salvaguardate da vetri infrangibili che però i cacciatori si sono divertiti a “centrare”, a sforacchiare in un improvvisato tirassegno forse “arrabbiati” per non aver capito il significato astratto tipico di tali icone o perché – scarso il carniere per un’inutile battuta di caccia e per l’alzataccia antelucana, mattutina, si sfogavano sulle edicole, le uniche poste lungo la strada asfaltata che portava al panoramico balcone che si affaccia sia sul golfo di Napoli che su quello di Salerno, rimasto comunque l’unico ed idilliaco ritrovo per le coppie innamorate. La peculiare processione penitenziale si svolge e si snoda quindi lungo tale strada, che nei primi anni del ‘900 fu voluta, creata e costruita con la collaborazione dei soldati al suo comando dal generale fiscianese Ianniello, lo stesso che volle il monumento della Vittoria a Penta, altra frazione di Fisciano. Finalmente questo momento di pietà cristiana e – sempre – popolare mette “d’accordo” gli abitanti delle due frazioni: Carpineto e Villa – divise da piccole rivalità – che sono unite nel nome del santo vincitore di Satana: Michele (“Quis ut Deus?”), di cui condividono lo stesso culto. Suggestivo è anche il luogo, che nel ‘500 fu cantato da Jacopo Sannazaro, come scenario della sua opera immortale: “L’arcadia”; meravigliosa era ed è la devozione da parte dei monaci bizantini prima e brasiliani poi verso S. Michele, lasciando poi tali eremiti significative tracce della loro presenza nella antropologia dei luoghi: la località, infatti, era definita “Panìcola”, dal cereale che quivi si coltivava: il miglio. Il miglio, nella frazione Canfora, dà anche il nome alla stessa frazioncina, poiché si preparava una focaccia detta “Canfra”. È dai toponimi quale la “via del pope”, la località “Barbuti” e dallo stesso culto per S. Michele che ci si fa presagire il precedente culto al dio Mitra e dunque il successivo affidarsi all’angelo guerriero, nella grotta che una volta era un “Mitrèo”, luogo sacro a Mitra – e vedi il S. Michele rappresentato nelle cosiddette “Catacombe di Sava” sotto la chiesa di S. Agnese. Tornando ad oggi, i cittadini, guidati dall’infaticabile ed attivo don Luigi Aversa, si ripropongono di rivivere l’atmosfera bizantina con i canti (similmente come avviene per i Misteri di Bracigliano) e soprattutto con le orazioni durante la via Crucis. Esse sono state create da S. Alfonso Maria dei Liguori, il santo partenopeo che ha partecipato nel ‘700 in queste nostre zone alla pia devozione (o pio esercizio) della via Crucis, rappresentato anche su una parete della grotta inferiore di S. Michele di Basso.”Stupendo sarà perciò il ritornare al famosissimo santuario da poco restaurato ma non ancora aperto al pubblico e alla devozione dei fedeli che attendono con ansia febbricitante il periodo primaverile per lunghe escursioni – oltre alla via Crucis – a S. Michele; si spera che il bene architettonico e storico appena citato verrà quanto prima inaugurato e restituito alle comunità di Carpineto e Villa che aspettano fieramente, non vedono l’ora di poter pregare anche solo per poco, per un istante il grande taumaturgo principe degli Arcangeli e – magari – di poter recuperare l’antica ritualità della suddetta via Crucis.
Vorrei di cuore ringraziare Anna Maria per lo stupendo articolo che ho appena finito di leggere. Sono uno degli organizzatori della Via Crucis, collaboratore del parroco don Luigi Aversa, ed è per me e per l’intera comunità di Carpineto una vera gioia vedere quanto sia stato riconosciuto e valorizzato il lavoro svolto e l’impegno profuso nella realizzazione di questa “Via della Croce” in quel metereologicamente incerto venerdì pomeriggio. Leggevo di riti e richiami ancestrali che vanno perdendosi, ed evitare ciò è stato proprio alla base di questa iniziativa, che di sicuro si ripeterà negli anni a venire. A questo proposito, mi permetto di informare chiunque sia interessato che proprio giovedì 5 maggio 2011, alle ore 20:00, don Luigi e la comunità di Carpineto avrà il piacere e l’onore di inaugurare finalmente, dopo decenni di incuria, il santuario consacrato al culto micaelico. Ovviamente sarà una grande gioia per noi condividere questo momento con tutti coloro che volessero prendervi parte. Grazie ancora per lo spazio dedicatoci, e speriamo possiate sempre più mettere in luce iniziative del genere.