La guerra di Silvio
Lo scontro epocale tra Silvio Berlusconi e la magistratura è giunto, oramai, al suo ultimo stadio. Il varo della riforma della giustizia, con le sue appendici sulla prescrizione breve – da una parte – e i processi che vedono il premier imputato a Milano per i casi Ruby, Mills e Mediatrade – dall’altra – hanno innescato tra le parti un turbinio di accuse reciproche che non ha precedenti per i toni ed i contenuti. La guerra in corso non risparmia colpi bassi : il premier, senza tanti giri di parole, parla pubblicamente di una magistratura eversiva, pronta a tutto pur di farlo fuori. Gli fa eco l’Anm, che, tramite il suo segretario Cascini, dichiara che questo governo non ha la legittimazione nè morale, nè politica, nè culturale per riformare la giustizia. Tanto per rasserenare il clima poi, a Milano, sono comparsi dei manifesti che invocano l’uscita delle br dalla magistratura. L’ideatore dell’iniziativa estrema sarebbe un candidato del Pdl alle elezioni comunali, che, negli anni di mani pulite, fu costretto a farsi oltre 40 giorni di carcere prima di essere prosciolto da ogni accusa. Come se non bastasse, il cavaliere rivela un “pactum sceleris” tra le toghe rosse ed il suo principale antagonista : Gianfranco Fini. Il presidente della camera, dice il premier, ha ostacolato la riforma della magistratura per avere in cambio protezione dai giudici. Ci sarebbe addirittura un testimone ( il riferimento alla casa di Montecarlo è puramente casuale). Nel suo giro elettorale, Berlusconi racconta, con la schiettezza che sta contraddistinguendo la fase più senile della sua carriera, come certi pm, senza alcuno scrupolo, si stiano adoperando per incastrarlo e disarcionarlo da palazzo Chigi. Snocciola i dati della persecuzione che in 17 anni lo ha visto alla sbarra per ben 30 volte. Cita le 2.300 e passa udienze alle quali si è dovuto sottoporre (alla faccia di chi lo accusa di non farsi processare). E le deviazioni politiche che questo fumus ha prodotto dal ’94 ad oggi. Il presidente del consiglio ne ha per tutti, dalla Boccassini a De Pasquale, autore, a suo dire, di danni indicibili. E’ un fiume in piena il cavaliere, e non gli importa di venire meno a quel protocollo che ha sempre detestato. Ora o mai più, deve aver pensato. Sente il fiato sul collo di una magistratura che è ad un passo dalla storia. Si vede accerchiato come nei primi mesi della sua discesa in campo, quando il solito network di poteri forti tramò per ribaltare il voto popolare. Il clima di oggiè pressochè lo stesso. Ma, a differenza di ieri, il premier deve ora difendersi da accuse infamanti che lo fanno apparire sui giornali di tutto il mondo come un inappagabile Priapo, interessato ai suoi sollazzi più che ai problemi del Paese. Questa è l’immagine dell’Italia che dal Tribunale di Milano si propaga in ogni angolo della terra. La sinistra se ne compiace, e intanto attende l’avversario al varco, pregustando una stagione che a lei sembra vicina.
la solita litania. lo stile sempre lo stesso: ripetere all’infinito un sacco di balle allo scopo di insinuare un dubbio, anche di fronte all’evidenza dei fatti, in modo da invertire la realtà.
una strategia per affermare il falso di fronte all’evidenza contraria. ma, conoscendoti, il punto non è questo, io ti propongo di valutare se tutto il tuo furore libertario, liberista e liberale può essere sacrificato, e messo da parte, per colpa di di un scorno di premier che pensa di vivere nell’antica roma con tutti i suoi riti procacciatori di virilità da lupanare pompeiano? che permette feste beduine al caro amico africano, con tanto di tenda e amazzoni, per poi abbandonarlo e fargli una guerra?
non ti pare che si rende ridicolo da solo e che noi che non lo abbiamo combattuto abbastanza, perchè illusi da una propaganda moderata, siamo vittime e non carnefici?
saluti
Quindi anche tu, come me, ritieni che la guerra alla Libia sia stata un errore?
errore grandissimo e che tu, come il governo che sostieni, non sapete ancora se siete in guerra oppure in pace. diciamo che dipende da come vanno i combattimenti!