Certe volte vale la pena essere bugiardo
Antonio Pirpan
Passeggiando sul lungomare di Salerno, d’un tratto mi è capitato di incontrare un’amica che non vedevo da una decina d’anni. Era ancora leggiadra e vibrante nella sua freschezza. “Adele”, ho esclamato con un timbro di voce gagliardo. Il suo sguardo diceva chiaramente che non mi riconosceva, ma appena ho borbottato il mio nome, lei ha esclamato con trasporto: “Scusami, caro, non ti avrei mai riconosciuto, sei talmente ringiovanito.” Debbo dire che se l’è cavata bene, e io adesso andrei in capo al mondo per quell’adorabile bugiarda, la donna più spiritosa che io abbia mai conosciuto dopo Madame de Stael. Lei ha mentito da vera gentildonna e io ho accettato la bugia da vero gentiluomo, anche perché, vi confesso, un bel complimento mi fa vivere felice due mesi. Credo che a tutti noi piaccia essere ingannati sui nostri punti più deboli, e ciò offre agli adulatori un campo estremamente vasto. Ne ho avuto conferma accompagnando mio moglie in un negozio di abbigliamento illuminato ad arte. Due amiche erano intente a fare spesa. Una stava misurando un abito, orrendo alla mia vista, che la faceva magra, con il petto che sembrava fatto con le stecche di una persiana. “Come sto?” Risposta: “Ti dà un certo non so chè.” “E tu che mi dici di questo cappellino a fiori gialli?”, chiede l’altra, riflessa nello specchio. “Sei così floreale. Poche donne potrebbero indossarlo, ma tu lo porti come una regina”. Che adorabili bugiarde. Una esperienza personale l’ho avuta ultimamente in ospedale, reparto “Pronto soccorso”, dove sono arrivato per una lieve forma di intossicazione da cibo. Steso sulla lettiga, con la flebo in azione, avevo l’aspetto di una persona appena tornata dalla guerra del Golfo: labbra tumefatte, occhi gonfi e uno sguardo vago e impersonale, L’infermiere di turno, vecchia conoscenza, mi si avvicina: “Come sono felice di vederti, sei…” Poi, guarda meglio il mio viso da Sacra Sindone (Absit iniuria verbo! ), e dice con grande tenerezza: “Hai un viso più pieno, ti sta divinamente”. Tutti gli ospedali dovrebbero avere tra il proprio personale un bugiardo del genere, per ragioni terapeutiche. Brusco, invece, è il mio medico di famiglia. Quando vado da lui per lamentarmi di certe dolorose fitte agli arti e alla spina dorsale, lui mi rimbecca: “Sono dolori reumatici, che altro vi aspettate alla vostra età? Probabilmente, ve li porterete dietro tutta la vita”. Come sarebbe facile per lui dire invece: “Con la vostra meravigliosa vitalità , guarirete in una settimana. Come vorrei che tutti i miei pazienti avessero il vostro coraggio spartano”. Se lo dicesse, gli donerei il mio sangue fino all’ultima stilla. Dicono che l’adulazione è superficiale, ma a me basta. La verità, invece, me la sento nelle ossa, come i reumatismi.