Pompei: omelia del Card. Angelo Sodano, per la Supplica
L’ 8 maggio di ogni anno quest’insigne Santuario di Pompei richiama migliaia di pellegrini che desiderano affidarsi a Maria, qui invocata con il bel titolo di Regina del Santo Rosario. Quest’anno anch’io ho voluto venire da Roma per unirmi a questo vostro coro, per cantare con voi le glorie di Maria e ringraziare il Signore per avercela data come Madre. Insieme ripeteremo quella celebre Supplica che nacque dal cuore del Beato Bartolo Longo. E’ una preghiera che sempre ci commuove per il suo carattere coinvolgente e quasi lirico. Sembrava uscita dal cuore di un poeta. E’ una preghiera che ben esprime gli aneliti profondi del nostro cuore e le attese che tutti noi credenti riponiamo nella Madre del Signore. Le letture odierne che la Chiesa propone alla nostra meditazione in questa celebrazione eucaristica sono tutte un invito a guardare a Maria, come guida sicura nel nostro cammino. Nella prima lettura gli Atti degli Apostoli ci parlano della Chiesa primitiva di Gerusalemme che si riuniva in preghiera con gli Apostoli e con Maria, in attesa dello Spirito Santo. E’ un’immagine d’una comunità orante, stretta intorno a Maria Santissima. E’ un’immagine di una comunità orante stretta intorno agli Apostoli e a Maria Santissima. E’ un’immagine di quello spirito di preghiera che deve animare anche oggi le nostre comunità cristiane. La seconda lettura ci ricorda che siamo nel tempo pasquale e ci propone, quindi, di meditare sulla lettera che S. Pietro Apostolo indirizzava ai primi cristiani, invitandoli a vivere santamente. Anche se immersi in un mondo ostile, essi dovevano sempre confidare nella Potenza del Risorto. Il Vangelo, infine, ci ripropone la bella scena dell’Annunziazione dell’Angelo Gabriele a Maria, nell’umile casa di Nazaret. L’Angelo disse allora a Maria quelle parole ispirate che nel corso dei secoli noi fedeli rivolgiamo a Lei: “Ave, o piena di grazia: il Signore è con Te”! Di fronte al dubbio iniziale della Vergine Maria, l’Angelo la rassicurò ricordandole che “nulla è impossibile a Dio”! Fu allora che Maria rispose: “Ecco la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto”! Ella ci lasciava così un esempio di totale fiducia nell’Onnipotenza Divina, diventando così un simbolo di ogni credente, di chi si abbandona completamente nella potenza del Signore. A questo totale affidamento a Dio, sull’esempio di Maria, ci ha sempre richiamato il compianto Papa Giovanni Paolo II. Domenica scorsa egli è stato proclamato Beato dal suo Successore Benedetto XVI, che ne ha tratteggiato poi magistralmente, com’egli sa fare, la profonda spiritualità mariana. A tale spiritualità il Beato Giovanni Paolo Il richiamò pure tutti voi, durante le due visite che egli compì a questo Santuario, nel 1979 e nel 2003, così come fece con tutto il suo magistero mariano. Nella Lettera Apostolica con cui indiceva nell’ottobre del 2002 l’anno del Rosario, il compianto Pontefice anzi diceva che affidava il successo dell’anno mariano alle mani sapienti della Vergine Maria venerata nello splendido Santuario a Lei dedicato in Pompei. Inoltre, otto anni fa, il 7 ottobre del 2003, il Papa Giovanni Paolo II, dopo aver recitato dinnanzi a voi la Supplica alla Madonna del Rosario, concludeva le sue parole dicendo: “Pregate anche per me in questo Santuario”! Ora egli è Beato nella gloria del Paradiso e noi vorremmo dirgli: “Ora, Beato Giovanni Paolo, prega Tu per noi! Prega per noi perché possiamo essere fedeli alla nostra identità cristiana ed al nostro impegno apostolico nel mondo d’oggi. Prega per Pompei, per la Campania e per quell’Italia che ti era tanto cara, come tua seconda patria. Prega per la pace in questo mondo ancor sconvolto da lotte fratricide, inspirando in tutti pensieri di riconciliazione e di pace”! Più leggo la vita del Beato Bartolo Longo, che ha voluto questo Santuario e che ha divulgato nel mondo la preghiera del Rosario, più noto quanto possa fare un cristiano anche fra le più grandi difficoltà dell’ora presente. Dal cuore di quest’avvocato sgorgò non solo questo Santuario, ma sorsero pure le numerose opere di carità che voi ben conoscete. Certo egli invitò ad usare l’arma della preghiera per vincere i mali del mondo, ma ricorse pure all’arma dell’azione. In lui sembravano rivivere i grandi Santi d’ogni tempo, che univano la preghiera al lavoro, la contemplazione all’azione. E’ un messaggio che egli lascia ancor oggi a tutti coloro che nel mondo vogliono portare, con la vita e con le opere, il lievito del Vangelo di Cristo. “Non lamento, ma azione” fu il motto del Papa Pio XII durante l’ultimo conflitto mondiale. Non lamento, ma azione è il messaggio che il nostro Bartolo Longo lancia ancor oggi a chi lavora per un mondo migliore, nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, in campo economico ed in campo sociale. Bartolo Longo fece suo l’invito che nei tempi difficili succeduti alla riforma protestante Sant’Ignazio di Loyola aveva rivolto ai suoi contemporanei: “Lavorare come se tutto dipendesse da noi e poi confidare in Dio come se tutto dipendesse da Lui”. “Preghiera ed azione”: questo deve essere il nostro motto! Sono le due armi di ogni credente. Alla scuola del grande Bartolo Longo, questa festa mariana rinnovi, quindi il nostro impegno apostolico, per creare nel mondo un regno di giustizia, di amore e di pace. E così sia!