Mezzogiorno quale futuro?
È il titolo di un mio libro del 1999, edito da Galzerano Editore. Il titolo di questo mio richiamato libro, più precisamente era “Mezzogiorno: una scommessa per il futuro”. La sostanza, tornandoci sopra dopo 13 anni, è sempre la stessa. È pensabile ancora ad un futuro possibile per il nostro Mezzogiorno e più in generale, ci sarà veramente la resurrezione del Sud e di tutti i Sud del mondo? A voler essere ottimisti c’è da crederci; c’è da pensare che il Mezzogiorno del nostro Paese e di tutti i Sud del mondo, avranno, anche se a lungo andare, un loro futuro. È un augurio; un auspicio ed insieme una certezza. Nonostante l’attuale senso di vuoto, nonostante l’atteggiamento inconcludente dei nuovi “ascari” del Sud, dalla faccia serena e sempre attenti ad intonare le proprie cravatte alla camicia, il Mezzogiorno non rimarrà per sempre nella palude e senza futuro. Attivando al meglio le sue risorse culturali, purtroppo dimenticate dai più e per niente parte attiva dell’attuale classe dirigente, ritroverà se stesso ed uscirà, per il bene di tutti, dall’attuale emarginazione e dalle forme diffuse di spaesamento culturale attualmente causa di insofferenza, di insoddisfazione e di profondo malessere sociale. Che cosa manca al Sud per cambiare e per cercarsi insieme un diverso futuro? Prima di tutto mancano gli uomini, privi come sono di personalità, di carisma e di passione civile. Mancano, per effetto di un esodo che porta via le risorse migliori, facendo crescere diffusamente sul territorio una forte presenza di una umanità mediocre che socializza le mediocrità e tende a mediocrizzare tutto del territorio. Oggi nel Meridione c’è, purtroppo, il vuoto totale; un vuoto di idee, di cultura, di progetti, di intelligenze spendibili per la comune causa del cambiamento, nell’ambito di un Sud diverso. C’è tanta indifferenza; c’è tanta rassegnazione; c’è una forma di disgregazione diffusa (si comunica sempre meno; gli uni sono sempre più sconosciuti agli altri). Per pensare ad un futuro possibile, il Mezzogiorno, prima di tutto, chiede un diverso comportamento antropico. Chiede il confronto umano, il dialogo tra le persone. È da qui che bisogna ripartire per pensare a costruire insieme un nuovo Mezzogiorno; un Mezzogiorno “protagonista” capace di affrontare con dignità e con l’orgoglio dell’appartenenza, insieme al resto del Paese, le grandi sfide del Terzo Millennio. Per questo obiettivo, bisogna crescere antropologicamente, bisogna cambiare antropologicamente.