Mezzo secolo per Amnesty

di Rita Occidente Lupo

Mezzo secolo per Amnesty International, a favore  dei diritti umani, contro ogni violenza che insegua la barbarie nei confronti degli esseri umani. Nobel per la Pace nel 1977, deve al fondatore Peter Benenson, le battaglie che i circa 3 milioni di soci, in oltre 150 Paesi, svolgono sull’intero globo. Tutto partì da quel 28 maggio 1961, che spinse lo sdegno di Benenson per  l’arresto di due studenti che, in un bar di Lisbona, avevano brindato alla libertà delle colonie portoghesi: il governo li aveva condannati a sette anni di prigione. Il suo appello s’estese a  “I prigionieri dimenticati” , coniando l’espressione ‘prigioniero di coscienza’.  Nel 1963 il movimento si strutturò e nel 1964 le Nazioni Unite gli conferirono lo status consultivo.  Nel 1985, azione anche verso i rifugiati politici, e dal 1991, contro abusi dei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza, di espressione e alla libertà dalla discriminazione, nell’ambito della propria opera di promozione di tutti i diritti umani. Oggi, a distanza di 50 anni, l’ong diretta da Salil Shetty continua a lavorare per ogni persona, secondo i diritti umani, sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, da altri atti  affini ed a lottare affinchè non scenda mai la notte sulle coscienze. Da ogni parte del globo, il grido di dolore di popoli oppressi ancora dalla schiavitù, abbrutiti dalle malattie, oppressi dalla guerra, recuperato da Amnesty, in una costante opera di solidarietà, nell’abbattimento di ogni barriera, amputante la dignità dell’essere umano.