Tassa di soggiorno… a quale costo?
Turismo a volontà nelle città dello Stivale, che incrementa l’erario comunale. Ammortizzando i costi civici, non sempre tamponati dalle tamburellanti denunce infrazionanti il codice della strada. In alcune realtà, la tassa di soggiorno tra luci ed ombre. Ai piedi della Lupa capitolina, nella Caput mundi dei fasti, non solo trascorsi, naturale, ma per altre città che non vantano una densità demografica straripante ed il fregio di Capitale, sembra assurdo. Così i Casertani: insuperbiti dalla Reggia, polarizzante flussi turistici, come l’antica arena dei gladiatori romani, ma non pronti a saldarne lo scotto. A loro avviso, infatti, all’insegna del turismo mordi e fuggi, molti potrebbero optare per altre mete, esenti da tale gabella, scaturita dal decreto regionale che, identificando la città ad economia prevalentemente turistica, consente al Comune l’istituzione della tassa per le strutture ricettive. Il piano tariffario, 1€ a notte per ogni utente per hotel sino a due stelle, 2€ i tre stelle, 3€, infine, i quattro e cinque stelle. Per i soggiorni lunghi, riduzione al 30% dell’imposta dopo il terzo giorno di permanenza e del 50% dopo il quinto. Il Comune, a conti fatti, potrà ricavare un introito pari a poco meno di 400.000€, che sarà investito nella ristrutturazione di opere pubbliche: il che, francamente, giova alla causa!