Il batterio “killer” e la razionalita’

Giovanna Rezzoagli

Ricordo perfettamente che uno dei miei primi scritti su questo giornale aveva come argomento la temutissima pandemia influenzale nella non lontana primavera 2009. In buona sostanza, terminavo l’articolo con la considerazione che la specie umana è solo l’ultima, probabilmente, ad essere comparsa sulla Terra, e che l’evoluzione della specie favorisce le creature che meglio si adattano all’ambiente ed ai suoi cambiamenti. E’ del tutto inevitabile che si selezionino ceppi di virus e di batteri in grado di resistere ai farmaci di cui disponiamo, proprio come noi umani ci adattiamo alle condizioni ambientali. Con una differenza sostanziale: mentre virus (che sono costituiti da sequenze di D.N.A.) e batteri (già creature viventi, unicellulari) modificano il loro patrimonio genetico per sopravvivere, noi umani abbiamo imparato a modificare l’ambiente. Tutto bene? Mica tanto, se si proietta uno sguardo nel futuro. Bacone ha affermato che “Il mondo è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il mondo”, forse vale la pena riflettere su quanto questo pensiero abbia animato e continui ad animare il grande egoismo dell’essere umano. Noi sfruttiamo le risorse naturali del nostro pianeta credendo cosa? Che magicamente si rigenereranno da sole perché l’uomo è l’uomo e a lui tutto è dovuto? Noi violentiamo la natura, avvelenandola, dopandola con farmaci e fertilizzanti di ogni tipo per avere sempre di più e ancora di più, poi però, abbiamo l’arroganza di credere che essa non si “vendichi”, per dirla in un linguaggio in cui l’uomo sia al centro del creato. In realtà, la “natura”, o meglio, l’ecosistema ambientale terrestre, esiste da milioni di anni, con un unico scopo finale: sopravvivere. Come sopravvive la vita sul nostro pianeta? Ricercando, tra estremi anche molto lontani, l’equilibrio. Il periodo da cui vi è la presenza dell’essere umano sulla Terra, se paragonato a quello da cui si calcola  la comparsa della vita sulla Terra, è poco più di un attimo. Effimero. Ci siamo sviluppati con un ritmo vertiginoso, saturando il pianeta, è razionale pensare che l’ecosistema ricerchi l’omeostasi biologica. Il parole povere, ridimensioni il numero spropositato di creature che impoveriscono un mondo che ci ospita, che non è fatto per noi, di cui altro non siamo se non un elaborato e complesso insieme di geni, inteso in ambito biologico sia chiaro, anche perché se fosse inteso in ambito “cerebrale” non saremmo oggi a tremare di fronte ad un normalissimo prodotto dell’evoluzione della specie. Eh sì, perché il nuovo ceppo dell’”Escherichia Coli” questo è: il frutto dell’unione di più batteri appartenenti alla numerosa famiglia del genere Escherichia, che hanno sviluppato la capacità di resistere agli antibiotici. Fine. Ovviamente gli allarmi di questi giorni, che vedono via via sul banco degli imputati cetrioli e salami, non pongono l’accento sul vero colpevole di ciò: l’uomo e l’abuso di farmaci antibiotici (specie negli allevamenti intensivi), che generano per l’appunto quelle che tecnicamente vengono definite farmacoresistenze. Poi, quando si placherà la tempesta, come è altamente probabile visto che le infezioni batteriche sono molto più controllabili di quelle virali, ci si dimenticherà di tutto. Sino alla prossima volta. Perché è razionalmente probabile, anche se emotivamente non accettabile, che prima o poi si generi un nuovo virus o un nuovo batterio contro cui poco potremmo fare. A meno di non cambiare radicalmente stile di vita. Tutti raccomandano di lavare bene e di cuocere gli alimenti, certo, così come appare ovvio curare l’igiene personale, ma nessuno dice che dovremmo pensare di vivere ridimensionando lo stile di vita a favore di un maggiore rispetto ambientale. Troppo impopolare: meglio far vendere disinfettanti e gel igienizzanti piuttosto che obbligare a rispettare il mondo di tutti che, per inciso, non è rinnovabile ed è pure l’unico che abbiamo.

6 pensieri su “Il batterio “killer” e la razionalita’

  1. Finalmente leggo un articolo lucido e con una visione chiara del dramma che si vive in Germania. Complimenti Dottoressa Rezzoagli, che riesce a portare l’attenzione di chi legge verso orizzonti nuovi. Leggo spesso Dentrosalerno, ma il taglio troppo politico e filocattolico mi dissuade dal commentare. Il suo articolo è una ventata d’aria fresca in uno sgabuzzino dove si trovano le solite minestre in scatola da riscaldare.
    Enrico Badalessi

  2. E’ molto facile, cara amica Giovanna, diffondere paure nel mondo per un “risicato “ numero di persone infettate nel totale globo per qualche motivo non ancora accertato dalla scienza medica. Non è affatto una novità che la Terra sia stata sempre invasa da serie , grandi infezioni di ogni tipo di virus..: C’è da ricordarsi del colera raccontato dal Manzoni su “I promessi sposi”; la spagnola dopo il primo conflitto mondiale, e tante altre diffuse malattie che , nel passato, hanno decimato la popolazione mondiale. Sì, cara dottoressa, ai tempi d’oggi ci dovrebbe essere più cura e precauzione, sia a livello igienico che nella scelta degli ortaggi e di altre fonti di sostentamento , ma tutto ciò potrebbe far regredire il nostro raggiunto livello di vita di cui ci siamo “sproporzionatamente “ abituati . Facciamo parte di un sostanzioso nucleo di Paesi ben sviluppati, ma abbiamo la mania di acquistare prodotti provenienti da Nazioni sottosviluppate, quando i nostri prodotti sono costretti a finire macerati , sol perché i prodotti del terzo mondo sono per noi più competitivi, scorrevoli che , con tale prassi si rischia di grosso e con il rischio di qualche sconosciuto virus. Che , semmai, i medici non gli è possibile fare in tempo a riconoscere.
    Oggi, secondo me, non serve allarmismo, ma dobbiamo confidare sulla sempre attenta vigilanza dei nostri capacissimi medici affinché tutelino la nostra saluta.
    Cordialità

  3. Ringrazio il Signor Enrico ed il carissimo Amico Alfredo per la loro attenzione. Come giustamente sostiene Alfredo, il problema economico che sottende la produzione di tanto cibo si appaia a quello igienico sanitario. Allarmarsi non serve a niente, prevenire invece si, soprattutto l’abuso del mondo.
    Cordialmente
    giovanna

  4. In mezzo a tanto trash di bassa politica locale e nazionale, fa davvero piacere trovare contenuti così saggi, docuentati e di quel buon senso che molti farebbero bene ad acquisire. Ha ragione a sostenere che l’uomo è l’ultima creatura. La più complessa sul piano evolutivo e la prima a sparire per le sue stesse mani. In passato l’equilibrio era stabilito ogni tanto da guerre e salutari pestilenze. Oggi siamo decisamente in troppi e portati a volere benessere ed energia a gogò. Prima o poi l’istinto di sopravvivenza nelle forme di vita più “semplici” ci darà il colpo di grazia. Forse non sarà questo batterio, però questa evoluzione in un batterio (meno semplice di un virus) è preoccupante.
    Con stima e cordialità
    Roller

  5. Gentile Counselor,
    concordo quasi intereamente con Roller (trovo la sua preparazione in Biologia un po’ troppo essenziale). Per il resto anch’io sono tra quelli che pensano un po’ da catastrofisti. Saranno poche catene di DNA a cancellare l’uomo dalla terra.
    Complimenti per i suoi scritti, non sempre valorizzati editorialmente come le sarebbe dovuto.
    Con la massima stima
    Giangastone

  6. Ringrazio sia Roller che Giangastone per i loro contributi. Non occorre essere catastrofisti per essere realisti: quasi sette miliardi di esseri umani sono troppi. Troppi per un pianeta che non può reggere la loro presenza per secoli, impoverendosi empre di più. Saranno proprio poche sequenze di D.N.A. a ridimensionare, ma l’essere umano, autoreferente e convinto di essere eterno, non lo contempla. Questo sarà il fatale errore.
    Cordialmente
    giovanna rezzoagli

I commenti sono chiusi.