Cava de’ Tirreni: litografia di Sant’Alferio a Mons.Giordano Rota

MariaPia Vicinanza

Il glorioso Alferio Pappacarbone, formatosi a Cluny, fondatore dell’Abbazia di Cava de’Tireni, nel primo Millennio, nella sua fulgida aureola di santità. In occasione delle celebrazioni commemorative, che stanno ponendo al centro la cittadina metelliana ed il suo complesso monastico secolare, inevitabili accenti anche nel campo artistico e religioso.  Dopo l’accattivante pubblicazione di MariaRosaria Adinolfi, proprio sul monaco che resta la pietra miliare della pace benedettina, all’ombra di secolari alberi d’alto fusto, che rendono l’Abbazia benedettina meta di pellegrini in ogni tempo, un momento di scambio culturale con l’Abate Mons. Giordano Rota. Il direttore del nostro quotidiano, Rita Occidente Lupo, ha avuto modo di partecipare, in mattinata, al dono che l’artista salernitana Laura Bruno, ha porto all’abate: una litografia da lei realizzata su Sant’Alferio. La Bruno, recentemente insignita di encomi alla carriera anche a livello nazionale, a breve si recherà negli Usa ed a Copenaghen, per ulteriori suggelli al suo medagliere professionale. “Ritengo che la figura di Sant’Alferio- ha dichiarato l’artista-sia decisamente attuale per il nostro tempo e pertanto un’autorevole traccia di spiritualità.” “Che continua ad aver bisogno di testimonianze- ha incisivizzato l’Abate, anche amministratore apostolico della Badia dallo scorso ottobre, allorquando subentrò a Mons. Benedetto Chianetta.-Dio continua a chiamare ed occorre non aver paura di rispondere generosamente a seguirlo, in qualsiasi stato.” Giordano,  eletto dal capitolo generale della Congregazione cassinense, presidente della congregazione e poi abate, da San Giacomo di Pontida, luogo natale, in un monastero del Sud senza avvertire la differenza col Nord del Paese. “Sacerdote dal 2000- ha concluso permettendoci anche di entrare un po’ più da vicino, sulle motivazioni della sua scelta religiosa-son sempre stato affascinato dalla figura del monaco. La mia vocazione, cresciuta col tempo. La preghiera ed il raccoglimento, fulcri della nostra scelta. L’Abbazia si apre anche all’esterno, in occasioni speciali, con ritiri e momenti di comunione, ma cerca di non smarrire la sua identità: il silenzio, alla base della regola benedettina, in una dimensione spirituale che privilegia il contatto con la natura, sempre coniugato al fattivo impegno “Ora et labora!” Sono grato del dono, che in quest’anno di solenni celebrazioni consente sempre di più alla pietà popolare, di polarizzare l’attenzione sul fondatore millenario, che con la testimonianza della propria vita, diresse le anime alla salvezza.”

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