Ettore Majorana: attuale la sua scomparsa nel 1938
Giuseppe Lembo
A parlarne, questa volta, è il Corriere della Sera (martedì 7 giugno 2011). Negli ultimi 62 anni del secolo scorso, si parlò a lungo dello scienziato italiano Ettore Majorana, misteriosamente scomparso nel 1938. Un’eredità scomoda ed ingiustamente disumana, ancora oggi avvolta dal mistero, così come ereditata dal secolo e dal millennio scorso. Un’eredità ricca di notizie ad effetto che non hanno prodotto la tanto attesa verità. Sulla scomparsa di Ettore Majorana, ancora oggi e purtroppo, regna il più assoluto mistero; un cono d’ombra che non può rimanere tale. Occorre fare luce sulla “scomparsa eccellente” del secolo scorso; occorre individuare quel sepolcro imbiancato che ne custodisce, in assoluto anonimato, le spoglie mortali. Occorre arrivare finalmente alla verità e fare luce sulla scomparsa di Ettore Majorana del 25 marzo 1938. Troppi gli anni trascorsi da allora; troppi i silenzi opprimenti che coprirono e coprono i 73 anni da quel 25 marzo 1938, quando, approdato a Napoli, da Palermo, si perdono le tracce del grande “genio” del secolo, così come fu riconosciuto dal suo maestro Enrico Fermi che lo paragonò per il suo genio ai grandi dell’umanità Newton e Galilei. La scomparsa misteriosa di Ettore Majorana, 1938, ha visto versare un mare d’inchiostro con pubblicazioni di libri, pagine di giornali e di riviste, di tutto il mondo. Purtroppo, ha prevalso sempre la notizia, senza preoccuparsi di quei risultati della verità, tanto attesi dalla madre Doriana Corso, dalla famiglia Majorana residente a Catania e dal mondo scientifico italiano ed internazionale, che non può vivere sonni tranquilli, non sapendo dove si trovano le spoglie mortali di Ettore Majorana, un grande scienziato, un genio dell’umanità che, preso da una forte crisi per il valore sconvolgente delle sue scoperte per il futuro dell’umanità, preferì scomparire e rifugiarsi (tesi possibile), nel contesto di mondi naturali più a misura d’uomo e quindi più umani e sicuramente “mondi amici” dell’uomo. La triste vicenda dell’uomo impaurito di avere osato da scienziato oltre i confini del lecito e del possibile, negli anni novanta del secolo scorso, mi ha lungamente appassionato ed ho percorso, studiandone il caso e le sue diverse ipotesi, delle quali nessuna è mai diventata certezza, ma una possibile ipotesi, che vuole Majorana nel Cilento, inghiottito dal misterioso e selvaggio paesaggio cilentano o dal silenzio di qualche convento. L’area possibile è quella del Montestella, nel territorio di Perdifumo, oggi area protetta del Parco Nazionale del Cilento. Oltre a Perdifumo, c’è San Mauro la Bruca, Celle di Bulgheria e di altri luoghi cilentani dove, come da testimonianze, Ettore Majorana si spostava, per conservare quell’anonimato che si è portato con sé nella tomba, che oggi, finalmente, ponendo la parola fine alla vicenda, dobbiamo necessariamente conoscere. La tesi di Ettore Majorana nel Cilento, così come nel percorso delle mie inchieste e dell’attenzione allargata che riuscimmo a richiamare, è una tesi, allora suffragata da testimonianze e dalla presenza a Perdifumo dei fratelli Salvatore e Luciano e del fattore Ignazio a cui Ettore era fortemente legato. Per un mese, vissero a Perdifumo, ospiti di casa Farzati. Incontrarono Ettore. Ne sono certo, ripercorrendo e riscontrando alcune testimonianze come quella del fattore Ignazio che un giorno ebbe a dichiarare che il suo “capriccioso” Ettore, meritava una “grande sculacciata” e della madre Dorina che lascia la sua parte di eredità ad Ettore, per quando “decide di tornare”. Altrettanto certo della presenza di Ettore Majorana nel Cilento, anche l’avvocato Farzati, non più in vita, le cui testimonianze rappresentano un fatto importante per arrivare alla tanto attesa verità sul caso Majorana a cui si interessò, anche Mussolini, sollecitato da una lettera della madre Dorina; il caso fu trattato direttamente da Bocchini capo della polizia dell’epoca che chiuse l’indagine annotando “… i morti si trovano, sono i vivi che possono scomparire”. È importante per la verità, confutare tutte le tesi; è un dovere pensare, come possibile, di dare un nome alla tomba che accoglie i resti mortali del grande Ettore Majorana. Non è possibile che la sua scomparsa resti un mistero. Per arrivare alla verità, bisogna ripercorrere i luoghi legati alla vita di Ettore Majorana e soprattutto ai suoi ultimi spostamenti prima della sua scomparsa nell’ombra. Prima di tutto, è importante recuperare i documenti e le testimonianze di casa Majorana a Catania e capire tutto quello che si doveva dire e non è stato detto; altrettanto importante è cercare all’Università di Napoli, all’Istituto di Fisica, dove si consumò il mistero di una cartella di manoscritti, parte di un libro che stava scrivendo, che Ettore Majorana, affidò a Gilda Senatore, sua giovane allieva. E poi il Cilento, le tante testimonianze documentate di una terra che potrebbe rappresentare la terra dove riposano le spoglie mortali di Ettore Majorana. L’obiettivo è la verità; non giova a nessuno pensare ad una verità taroccata, o meglio dire una falsa verità, ma per questo, non verità; a questa ipotesi sconveniente c’è da preferire il mistero, quell’alone di mistero che da tempo ha avvolto di sé il “caso Majorana”, una scomparsa eccellente, fortemente legata ad una conquista importante della scienza nel secolo scorso, che riguarda l’atomo, l’inizio di un percorso nuovo per la storia sempre più travagliata dell’umanità. Per concludere, mi auguro che l’apertura del caso, rappresenti la vera fine di un percorso che porti alla verità, scoprendo finalmente in quale parte del mondo si trovi la tomba di Ettore Majorana. Evitare per questo di percorrere ancora una volta, soluzioni romanzate, assolutamente estranee alla verità. La mia verità è nella terra dei miti che si chiama Cilento. Una verità costruita su certezze documentate. Purtroppo, non c’è stata quella spinta autorevole che poteva portare alla soluzione finale del mistero Majorana. Non per esigenze giornalistiche e/o per protagonismo, cerco la verità sul caso Majorana, come uomo della Terra, che voglio incontrare in un luogo fisico certo, la tomba del geniale scienziato per una attenta e profonda corrispondenza di “amorosi sensi”, necessaria ad alimentare la memoria ed a costruire il futuro, rispettoso del suo passato, in quanto espressione di umanità di cui è fatta la nostra storia di ieri, di oggi e di domani.