Riceviamo e Pubblichiamo: Lavorare in grigio…
Come al solito, sotto i riflettori sul palcoscenico della nostra realtà del Sud c’è il lavoro. Tra giovani e meno giovani si è creata una sorta di rassegnazione di massa che si manifesta apertamente o la si percepisce dai discorsi sul futuro. Complice di tutto, la precarietà e la mancanza di opportunità. Ci si ritrova quindi a dover scegliere tra il poco o il niente. A volte, anzi il più delle volte, quel poco diventa una scelta forzata per la maggior parte di coloro che provengono da famiglie modeste. Ci si ritrova quindi a lavorare dalle 10 alle 11 ore al giorno per pochi euro al mese sufficienti a mala pena a recuperare le spese. Cosa più umiliante a mio avviso, è quando ci si ritrova regolarmente assunti con regolare contratto, quindi livello di inquadramento eccetera e vedersi una busta paga che supera se non duplica lo stipendio che si percepisce e, quasi come una sorta di obbligo ci si ritrova a fine mese a dover firmare quella busta per percepire quel poco sopracitato. Beh ormai quando tra operai ci si ritrova a parlare le frasi del tipo “fanno tutti cosi” sono all’ordine del giorno. Ormai l’aria è diventata satura di queste realtà che sono sotto gli occhi di tutti; ma proprio tutti o quasi scostano lo sguardo facendo finta che tutto va bene ma la realtà è ben diversa. D’altronde è sempre stato facile dal gruppo lanciare un sasso, il difficile diventa alzare la voce da soli. Di conseguenza chi si adatta ovviamente per necessità, naturalmente, diventa facile preda di questa sorta di sciacalli in giacca e cravatta. Questo però è solo un assaggio di retroscena ancor più mortificanti e degradanti. Affermo sempre che prima di essere operai o professionisti siamo Persone, e in quanto tali dovremmo essere rispettati. Beh rispetto non è il saluto, ne il dover dire due parole anziché quattro, il rispetto è qualcosa di più profondo che lo si sente dentro e lo si esterna agli altri, ma purtroppo non tutti hanno ricevuto questo principio. La rabbia di coloro i quali sono soggetti a tutte queste bassezze, diciamo pure che raggiunge il culmine quando trovandosi faccia a faccia con i cosiddetti Titolari questi ultimi ti gridano in faccia che lo stipendio che si percepisce è quantificato nel lavoro che si svolge. Come quasi uno dovesse ringraziare di essere sottopagato. Una sorta di mortificazione , che quasi ti fa sentire in colpa ovviamente per qualcosa che non si è fatto. Tutto questo da molto su cui pensare e riflettere. Se qualcuno mi dovesse chiedere: Progetti per il futuro? Risponderei nella maniera che più si addice alla mia personale opinione dettata dalla realtà lavorativa e non in cui vivo. Vorrei poter non avere la “certezza sull’l’incertezza del futuro”. Sembra un gioco di parole ma non lo è. Esprime un concetto chiaro, deciso. Spero davvero, non solo per me, ma per tutti coloro i quali si addentrano nel mondo del lavoro che le cose cambino. Cosicchè ognuno di noi possa avere basi solide sulle quali costruire un futuro decente.
Lettera firmata
ma gl iassessorati al lavoro della regione provincia e comune cosa fanno ??????
E’ troppo difficile, per chi è il soggetto debole di un rapporto di lavoro in nero o in “grigio”, ribellarsi all’illegalità, perchè la sua posizione di debolezza lo fa sottostare al ricatto del “o si lavor così o niente”. Ma le istituzioni pubbliche preposte ai controlli , seppur carenti di organico, potrebbero coordinarsi tra loro, ad esempio gli Ispettorati del lavoro con la Polizia Municipale e la Guardia di Finanza. Incrementare i controlli e comminare ammende salate, anzi salatissime, potrebbere divenire l’epediente migliore a che si rispettino le regole per paura della sanzione. Comprendo il senso di umiliazione del lavoratore, misto allo sconforto per la propria dignità calpestata, ma a ciò non v’è rimedio, perchè se non esiste nei “più forti” l’etica dei valori fondanti un civico consesso sempre più affogheremo nel mare di un’ingiustizia diffusa e prevalicante.
con questo argomento si affonda il coltello nella piaga ‘sociale’.
problema vecchio e con poca voglia di risolverlo.