Tra refrain ed onirismo la vena lirica di Alfredo Varriale
L’artista, alza il naso all’insù, raccoglie i suoi pensieri più reconditi e ne fa oggetto del suo fluido annotare. Senza fretta, così, quasi per autografare talvolta la memoria, per fermare i palpiti d’un perenne divenire, che scava la sensibilità, senza transitare per le coordinate della logica aritmetica. Alfredo Varriale, una fertile verve poetica che, con uno squisito tocco discreto, riesce a sublimare lacerti di ricordi, bandoli emotivi, in un refrain che offre ad ogni fruitore la dimensione corretta del pulsare del tempo, senza stancarne il passo. Da “La bacheca dei ricordi”, al calendario poetico, una sagacia che spinge oltre la stessa rima il verso, per affabulare in un parafrasare lo stesso passato, senza rigurgiti melanconici. Varriale sta sempre proteso a cogliere il semplice e naturale scorrere della memoria, in una proiezione non virtuale tra reale ed irreale, onirismo e caducità, per porre al centro del suo asse attentivo tutto ciò che può scivolare nell’ordinario, rischiando il paradosso del dimenticatoio. Tra dolci cromìe, che stemperano la voglia di nuovi orizzonti ed effluvi del cuore, un sentire non gravato da sovrastrutture concettuali, nel porsi come autorevole cursore di un semplice emozionarsi, che ancora riesce a scomporre gli esseri viventi.
Gentile Direttrice Dottoressa Rita Occidente Lupo.
La ringrazio infinitamente per la squisita nota critica che ha voluto, di Sua schietta iniziativa, elargirmi..
Il Suo gesto è meravigliosamente bello , come lo è la recensione medesima. Non trovo giusti termini per dirLe grazie. Lei è davvero una persona fantastica , umana ed altruista. Grazie ancora, Dottoressa, e spero di meritare la Sua nobile amicizia.
Distinti Saluti, Alfredo Varriale