“Orizzonti di Mezzanotte” di Ingenito 27°-6 agosto 2011, giorni:-36
Capitolo 27 Potere e corruzione Parte prima 02 luglio 2003 – Il “Kaiser” Man mano che si avvicinava alla costiera amalfitana, il giovane comandante del grosso yacht manovrò con perizia sempre maggiore. La tappa successiva sarebbe stata la piccola baia di Conca dei Marini, a non più di cinque o sei miglia di distanza. A quella velocità, l’avrebbero raggiunta in meno di mezz’ora. In quel luogo, intanto, davanti allo specchio d’acqua più verde del mondo, Costabile Laudano, detto il “Kaiser”, si lasciava cullare nel suo piccolo gozzo, nell’attesa di nuovi clienti da trasbordare a riva, di solito in uno dei due ristorantini sulla spiaggia. Gli faceva compagnia un vecchio pescatore come lui, che, di tanto in tanto, gli dava una mano. Si chiamava Antonio Rispoli, meglio conosciuto come “Totònno” o “Tutò”. Lo sguardo del “Kaiser” ruotava tra la ex-villa di Carlo Ponti e Sofia Loren da una parte e il resto della piccola baia dall’altra. Guardandosi intorno e osservando il disprezzo umano per la natura, andò con i ricordi agli anni in cui il regista Ponti e la famosa signora Sofia scherzavano con lui presso la caletta della loro villa. — Signor “Kaiser”! — gli diceva divertito il famoso proprietario, intendendo connotare, attraverso il ricorso a quel soprannome così roboante, l’importanza che riconosceva al personaggio. — Qui è tutto roccia, spiaggia, mare, scogli e cielo. Le prometto che ci vedremo fino alla fine della vita. Ma, guai a torcere un solo capello a questo luogo così incantato. Non ci vedreste mai più!— Parole sante! — rimuginò fra sé Costabile. — Chi li ha visti più? Si rendeva conto con i propri occhi dei misfatti passati e presenti inflitti a quello spicchio magico dell’universo in cui aveva avuto la fortuna di nascere. La piccola baia aveva sempre goduto di uno splendore naturale unico al mondo. Anche se, dopo la mostruosa costruzione dell’albergo in roccia di dubbio stile arabo-moresco avvenuta negli anni Sessanta, l’armonia di quell’ambiente aveva subìto un’amputazione tra il selvaggio e il peccaminoso. Da allora, per fortuna, quel luogo benedetto sembrava essere stato risparmiato da ulteriori oltraggi e deformazioni. Forse perché non c’era più spazio in quell’angolo di montagna pressoché interamente sposata al cemento. La monumentale bocca di roccia sovrastante e immacolata, messa lì, volutamente, da madre natura, sputava ogni giorno le sue maledizioni contro le ignominie umane dall’alto della sua minacciosa imponenza. Così diceva “il Kaiser”, di tanto in tanto, quando gli capitava di arrabbiarsi contro gli speculatori edilizi di turno e i loro scempi, grandi o piccoli che fossero. A circa quarant’anni di distanza, si sforzava di credere che quei tempi fossero veramente cambiati. Con una differenza, però. Gli orrori realizzati fino allora avevano arricchito il privato, è vero, ma con il rischio dell’investimento del proprio denaro, avvalendosi delle irrinunciabili complicità istituzionali, soprattutto locali. Gli orrori attuali, invece, continuavano ad avvenire con una differenza in negativo molto più sostanziale. Il pubblico amministratore, infatti, quello particolarmente longevo sulla poltrona, investiva in proprio il denaro che gli veniva finanziato dallo Stato. Con la benedizione eterna del partito politico di appartenenza e con la indispensabile protezione delle istituzioni che a esso si inchinavano, a tutti i livelli, sempre più complici e riconoscenti. Era questo l’omaggio pubblico alla selvaggia politica di distruzione dell’ambiente adottata in quell’area da speculatori e avventurieri cinti dalla fascia tricolore e, proprio per questo, più che invisi, protetti dal sistema. — Che stai penzànno, Custà![1] — gli chiese l’amico piuttosto spazientito per essere stato così a lungo ignorato.— Scusàmme, Tutò! È cà stò penzànno a stì strùnze cà ‘nùn sùle arrùvìnano ‘a custìera, ma se fòttene pùre e’sòrde ‘e Pappacòne!— E chi è stù Pappacòne!— E chi è e chi è stù Pappacòne! Ma, Tutò, ‘rìmme ‘na còsa. Ma tu arò ‘càmpe? Il “Kaiser” fece una breve pausa. Poi tirò il fiato e proseguì:― Pappacòne ‘sìmme nùie! Sò io, sì tù, ‘tùtte quànte mìs’assìeme. … Tutò, ‘rìmme ‘nàta còsa. Ma tù è pàve ‘e tàsse, sì o no?— Ehhh, Custà, … nà vòta, … . Quànne faticàve’… Mò stò ‘npenzìone! … Che tàsse ancora aggià pavà. Rivolgendogli uno sguardo tra l’irato e il compassionevole, Costabile gli rispose:— Tutò, tù ‘e tàsse è pàve ‘eccòme, … pùre ‘ncòpp a‘penziòne!— Ah, sì? E’ccàggia fa! — rispose il pescatore allargando le braccia.— Vò ddì ‘ca ò stàto ‘ncepenz’ìsso ‘a ‘e scpènnerle! Cchè ‘sàpèsse scpennère ‘è sorde ‘rò stato io! — aggiunse rassegnato. Poi, quasi a farsene una ragione, aggiunse:— Però ì sàccie cà quànno vacò ‘o scpitàle nùn ‘pàve ‘niente. … I’ pè chèste ‘àggio sèmpe vutàt’a democrazìa! — sorrise soddisfatto.— Bràve Sherpulè! Tu ‘càmpe cient’ànne ‘e chistu pàsse. … — proseguì il “Kaiser” piuttosto deluso. — Ma tù ‘a televisiòneà sìente o nùn a sìente!?— E ‘comme nùn à sènte! I’‘nce stònghe ‘e seràte sàne e pùre è ‘nùttàte quànne nùn m’addòrme!— ’E ‘nun’è sentùte niènte intà stì ‘iuòrne!?— ’E chèra ’sèntere?— Mà cùmme, Tutò. ‘Hanne scritto pùre ‘ncòppe è’giùrnàle!— ’E tù te sì shcùrdàte cà ì ‘nùn sàccio lèggere, Custà! Il “Kaiser” abbozzò un sorriso.— Sì, và buò. Ma stà nutìzia ‘a sàpe tutt’à custiera, rà Salièrno à Surriènto!— Ma cchè ne sà’cc’io, Custà! I’sàccio sùle cà ‘matìna esche ppe ‘me bùshcà ‘a ‘iurnàte. Figùrate si teng’ò pùr’o tièmpo e ‘me ‘mett’à corr’ apprièss’e nutizie ‘rà televisiòne ‘e ‘ddè giùrnàle! [2] Costabile allargò nuovamente le braccia impotente. Quell’arzillo vecchietto seduto accanto a lui gli faceva tenerezza. Era basso e minuto, non più di un metro e mezzo di altezza. Per questo motivo in paese gli avevano appioppato sin da piccolo il nomignolo di “Scerpolella”, alternandolo ad un secondo nomignolo, quello di “Streppòne”.[3] Così era cresciuto e così era noto ai più nella comunità a cui apparteneva, secondo il vecchio costume locale. (…) [1] Il dialogo appena iniziato e in dialetto napoletano locale sarà interamente trascritto nella nota successiva per agevolarne la comprensione da parte del lettore. La medesima cosa avverrà per tutti gli altri che seguiranno, in gergo, in inglese o in falso inglese, ove necessario [2] — A cosa stai pensando, Costabile? [ … ]— Scusami, Antonio, È che sto pensando a questi stronzi che, non solo rovinano la costiera, ma si fottono pure i soldi di Pappagone!— E chi è questo Pappagone?— Eh, e chi è e chi è Pappagone! Ma, Antonio, tu dove vivi? [ … ]— Pappagone siamo noi. Sono io, sei tu, siamo tutti. Antonio, dimmi una cosa! Ma tu le tasse le paghi, si o no?— Eh, Costabile! Una volta, quando lavoravo! Ma ora sono in pensione.Quali tasse ancora devo pagare? [ … ]— Antonio, tu le tasse le paghi sempre, anche sulla pensione!— Ah, sì? E cosa posso farci! — [ … ] — Vuol dire che sarà lo stato a spenderle per me!” [ … ]— Credi che io sarei in grado di farlo? Io so solo che, quando vado inospedale, non pago nulla. Proprio per questo ho sempre votato per la democrazia (i.e., si intende l’ex–partito della Democrazia Cristiana). [ … ]— Bravo Scerpulè! (i.e., da “Scerpolella”, “scerpola”, napoletano per scarafaggio; fig. per persona di bassa statura, N.d.A.) Tu vivrai cento anni di questo passo. [ … ] Ma tu vedi la televisione, o no? — (nella parlata napoletana, per quanto concerne la televisione, si fa riferimento anche al verbo “sentire” nel senso di “vedere”. N.d.A.)— E come non la vedo! Ci trascorro davanti le serate intere e anche la notte talvolta, quando non prendo sonno.— E in questi giorni non hai ascoltato nulla?— E cosa c’era da ascoltare?— Ma come, Antonio, l’hanno scritto anche sui giornali!— E tu dimentichi che io non so leggere? [ … ]— Sì, va bene, ma questa notizia la conosce tutta la costiera, da Salerno a Sorrento!— Ma cosa vuoi che ne sappia, Costabile! La mattina io esco per guadagnarmi la giornata. Figurati se mi metto pure a correre dietro le notizie della televisione e dei giornali! […] [3] Parte inferiore di un’erbaccia particolare dalla crescita limitata e, quindi, in senso fig., altro sinonimo napoletano per “persona di bassa statura”.