Nudismo senza appello: da Jesolo ad Arcore!
Nudismo, ancora scalpore? Nei giorni scorsi, dalla laguna veneta, il boom di curiosi riversato sul lido di Jesolo, per l’accesso pubblico alla prima spiaggia naturista, senza lucchetti. Una folla di curiosi, qualcuno oserebbe dire di maniaci del sesso o di esteti, sempre pronti a puntare l’indice strizzacellulite nei punti nevralgici, dell’anatomia umana, al di là di lati e forme appetibili: una falange, incollata tra l’azzurro ed i numerosi corpi, in cerca d’abbronzatura integrale e d’un rapporto più diretto con la natura. Senza veli. Nè schermi protettivi: eccezion fatta, dei cosmetici di routine salva pelle! Un modo di riscoprire le proprie radici, di rinsaldare quel primordiale rapporto che, da sempre, l’uomo mira a vivere, nell’amarcord della mitica età aurea, nella quale l’osmosi uomo-natura, fecondava l’esistenza. Senza il refrain primitivo, ma riposizionando certe prime vite aggregative, comuni che, sull’onda hippy, fecero tanto scalpore, in nome di libertà all’epoca stimate coercitive, i figli dei fiori portarono avanti una liberalizzazione da ogni sorta di schematismo anche fisico, invitando al nudismo senza orpelli. E, da allora, la censura cercò d’affondare meno inflessibilmente il suo acume nell’osè, che anche “l’Ultimo Tango a Parigi”, accantonò sotto luci rosse! Una certa visione scandalistica, legata ai cm. di pelle o a certe liceità, che il buon costume, quello che qualche primo cittadino balneare, in occasione della bella stagione, riscopre con ordinanze che impongono di recarsi anche in spiaggia, decorosamente abbigliati, sembrò giurassicamente superato. In nome d’un progressismo soprattutto intellettuale, che licenziava alla grande quelle pubbliche virtù che, tra falsi pudori, avevano rannicchiato per secoli, tra lini e creoline, perfino frutti di colpe…orfani! O di cronache rosa, per sempre indecollabili! Nel tempo, col tempo, anche i gusti mutano: in tema di scelte e di look. Di desideri e di convinzioni. Di mode e di vezzi! Ed il bon ton, il pudore, il decoro, sembrano ormai appannaggio solo d’uno Zingarelli ricucito, dall’ultimo foglio strappato prima del terzo millennio. Qualcuno osa dire che lo scandalo, oggi, non abbia più limiti: che nulla meravigli più di tanto. Che tutto viene inglobato, ammesso, liceizzato, avallato da una mentalità aperta, progressista, rotta ad ogni formalismo, che la vorrebbe incasellare, ponendole freni inibitori, sbriciolati da un muro di possibilità. Come quello delle nozze gay, che la Concia ha salutato beata con la sua compagna, degli uteri in affitto, che riescono a dar prole alla sterilità, dei politici condannati, che continuano a sfilare privilegi, delle dive “di Arcore” snidate dall’anonimato, nel transito tra lenzuola! Nudismo della pelle, del cuore, dell’anima…beh, quello della sincerità, sarebbe davvero uno scoop da affiggere nelle prime nazionali. Il nostro Paese, ancora insegue il gossip e certe mode scandalistiche, più che porgere in primo piano il coraggio di certe verità, la forza di certe idee, l’impegno di certe scelte d’onestà, prima di tutto intellettuali, ad opera di tanti don Chisciotte, ogni giorno: che esistono e val la pena vengano osservati, spiati, guardati…puntando anche il dito per emularli!