Ispani: il tributo a Ray Charles di Mario Donatone
Il concerto di chiusura del cartellone della IX edizione dell’Ispani Jazz Festival, rassegna voluta dal Sindaco Edmondo Iannicelli e dal suo assessore allo spettacolo Michele Morabito, coadiuvato dal giovanissimo assessore al turismo Francesco Milo, con la collaborazione della Proloco di Giuseppe Cristoforo Milo e la direzione artistica del Band leader Gerardo Di Lella, si svolgerà, come d’abitudine, nell’incantevole cornice dei giardini di Villa Olga, cuore del comune d’Ispani. La rassegna che, nelle due precedenti serate, ha animato le frazioni marina, Capitello, e montana, San Cristoforo, con il Pietro Condorelli Quartet e il Cabaret Noir del vibrafonista Pasquale Bardaro, venerdì 12 agosto, alle ore 22, vedrà accendersi i suoi riflettori sul Mario Donatone Soul Circus, composto dal leader al pianoforte e voce, dal cantante Giò Bosco, con Danilo Bigioni al basso e Carlo Battisti alla batteria. Un progetto questo che ci riporterà alle origini del canto nero, con il suo connubio di suoni che spaziano dal blues al soul, dal gospel al jazz. Lontano dall’istrionismo di James Brown, vicino alla vocalità intima di alcune canzoni di Ray Charles, ma con una voce ancora più soul, Mario Donatone ha fatto del soul un linguaggio universale. Una voce che canta l’amore e la solitudine, le paure e le gioie effimere: la poesia è tutta nella voce, nel modularla secondo lo spirito di ogni canzone, e la voce di Mario Donatone brilla quando sposa quella limpida ma plurilinguista di Giò Bosco, ora straziante ora ballerina, in un gioco di scambi e di rimandi irresistibile. Un blues-jazz d’autore, raffinato e viscerale al tempo stesso, si lega ad un repertorio fatto di brani classici, legati a momenti diversi della tradizione musicale americana, quale il tributo a Ray Charles, che proporrà alla platea dell’Ispani Jazz Festival, ponendosi sulle tracce dell’inarrivabile vetta artistica di “The Genius”, capace in un brano di far crescere la tensione a livelli orgiastici, per poi scioglierla improvvisamente in un sereno e languido abbandono. Un concerto questo che sigilla il tema della rassegna, il ruolo nella voce del jazz, tornando alle origini, all’idioma del canto religioso nero, degli spirituale, dei gospel, in particolare, senza trascurare quei canti di lavoro, i worksongs, e i canti profani, il blues, che costituiscono la tessitura indispensabile di ogni espressione della musica nera. Mario Donatone e il Soul Circus non intenderà “avvicinare” la voce di Ray Charles: impossibile e inutile! Non si può guardare così da vicino ad una figura, ad una tradizione che, nel ruolo della emotività, delle antinomie amore-odio, piacere-dolore, vita-morte, fa del jazz un linguaggio iniziatico e neo-romantico. Le meravigliose e coinvolgenti melodie del suo song-book saranno affidate alla sua personale eloquenza, alla sua suprema naturalezza, al suo sottile gioco di colori, ombreggiature, modulazioni, oscillazioni tonali, alla ricerca di quella poetica, di quell’ atanor, carico di nascite, evocante quel climax struggente, intenso, sensuale, che è l’essenza del soul, il cui canto rivivrà fino alla fine dei tempi, ogni qualvolta ciascuno di noi s’immergerà in questo genere musicale, nel suo “gioco d’Amore”.