Riceviamo e Pubblichiamo: lettera al direttore d’Avvenire
Lettera di Costantino Federico Presidente del CNT-TPD al direttore di ‘Avvenire’ e ai giornalisti autori della lunga e corposa inchiesta-denuncia sulla crisi annunciata delle emittenti locali, comunitarie e cattoliche a seguito delle assurde iniziative dell’AGCOM, del MSE-Com che ancora una volta privilegiano le emittenti del monopolio Mediaset, Rai e Sky nella tv privata, in quella pubblica e nel satellite.
Egr. Sig. Direttore di Avvenire Dott. Marco Tarquinio
Piazza Carbonari 320125 MILANO
Egr. Sig.Dott. Giacomo Gambassi
Redazione di Avvenire Piazza Carbonari 20125 Milano
Lodevole e incisiva la lunga campagna condotta da ‘Avvenire’ per la penna dell’ottimo Giacomo Gambassi a difesa delle emittenti TV locali, in particolare quelle comunitarie e cattoliche, minacciate dal
sistema monopolistico nel settore privato che privilegia le Tv del Presidente del Consiglio Berlusconi. Il CNT-TPD è vicino alle emittenti locali e comunitarie che in maggioranza sono cattoliche e sembrano destinate alla scomparsa. Una domanda però si impone: perché ‘Avvenire’ si è accorto così in ritardo di quello che stava per succedere nel mondo TV? Non c’è stata troppa disattenzione e addirittura un complice silenzio mentre Mediaset si spartiva l’etere con la RAI assicurandosi le migliori frequenze e in numero spropositato? Dove erano gli amici di ‘Avvenire’ quando noi denunciavamo il monopolio Mediaset/Berlusconi in tutti i settori della Tv. Ora si sta per raggiungere il colmo con l’ultimo atto della fusione tra DMT e Mediaset per il controllo delle postazioni e degli impianti in tutto il territorio nazionale. Ma ci siamo dimenticati le nostre denunce quando Berlusconi acquistava ‘Sorrisi e Canzoni’ controllando l’informazione sui palinsesti TV oppure quando metteva sotto contratto esclusivo tutti gli attori, i presentatori, i comici, i registi, gli autori su cui poteva mettere le mani con le sue offerte faraoniche? O infine quando si assicurava il cosiddetto diritto di prima scelta su TUTTI i programmi, le serie tv e i film di Hollywood? Abbiamo consentito tutto questo contribuendo, ovviamente in buona fede, a depauperare e spogliare ogni giorno di più le emittenti locali. Ora siamo alla fine, con risorse economiche sempre più ridotte per le TV locali, visto che Mediaset e compagni rastrellano oltre il 90% della pubblicità e ormai anche le televendite sono in misura sempre maggiore sottratte alle TV locali che hanno già dovuto rinunciare alla cartomanzia, ai pronostici e alle chat line. Non approviamo e non condividiamo questo tipo di trasmissioni ma la battaglia scatenata da alcune associazioni cattoliche come l’AIART supportate e condivise da alcune associazioni di emittenti ha prodotto l’effetto di impoverire ulteriormente le emittenti locali, favorendo ancora una volta i soggetti nazionali monopolisti. Una volta tanto Mediaset ne ha ricevuto un vantaggio indiretto ma corposo, mentre il maggior beneficiario è stato Sky il monopolista della televisione satellitare criptata e non. Hanno mai riflettuto i nemici del porno, cui ci associamo convinti, che il divieto delle chat line e dell’erotismo soft core ha dirottato gli amanti di questo genere verso le emittenti che trasmettono porno a pagamento di cui Sky è leader indiscusso con oltre 20 canali per tutti i generi, tutte le variabili, tutte le perversioni? E’ meglio avere il porno più scatenato e volgare ma a pagamento che un erotismo casereccio e banale delle chat line o degli spogliarelli e dei film boccacceschi sulle emittenti locali? Attenzione a non equivocare e a far finta di non capire: la nostra contestazione non intende minimamente difendere quel genere di trasmissioni, ma averle vietate ha sottratto risorse che andavano invece sostituite o integrate. Se le emittenti locali che trasmettevano quei programmi dovevano rinunciare ai relativi ricavi (e noi siamo d’accordo sia chiaro ancora una volta!) occorreva individuare delle forme di compensazione, integrazione o sostituzione. La più semplice e banale? Vietare alle emittenti nazionali e a quelle satellitari la trasmissione di televendite riservandone l’esclusiva alle emittenti locali. E’ solo un esempio, perché non siamo favorevoli all’esclusiva delle televendite alle Tv locali ma forse sarebbe bastata una riduzione dei tempi, oggi consentiti alle TV nazionali, mentre i colossi dei canali di televendite dovrebbero pagare un canone di concessione molto, ma molto più elevato, in modo da destinarne una parte alle emittenti. Stessa cosa per il porno o divieto assoluto per tutti, a pagamento o no, oppure visto che anche l’AIART ritiene che “pecunia non olet” a Sky dovrebbe essere vietata o limitata di più la pubblicità tabellare (gli spot!) sempre destinando alle emittenti locali una quota. Se ci si fosse soffermati, quando noi lo denunciavamo, su questi temi e si fossero ottenuti quei contributi aggiuntivi o alternativi, oggi forse ‘Avvenire’ non sarebbe costretto a strillare contro la morte annunciata delle Tv locali, indipendenti, comunitarie e cattoliche. Si è combattuta una battaglia contro quelle trasmissioni, cartomanzia e chat line, confondendo forse etica e morale con cattivo gusto. Perché in effetti, al massimo di questo si deve parlare ma intanto il danno è stato fatto con una tecnica alla Tafazzi. Siamo però convinti che la guerra non sia del tutto compromessa e ancora vi siano spazi e possibilità per la grande convergenza e alleanza delle emittenti locali contro un sistema che sembra esondare sempre più verso un monopolio, questo si, disgustoso e pornografico. Resta da sperare che tutte le differenze e le passate incomprensioni tra operatori indipendenti ed editori di emittenti locali, comunitarie e cattoliche siano superate e tutto il fronte della televisione locale e libera si trovi compatta il 30 agosto all’udienza di convalida della sospensione contro le sentenze del Tar Lazio per confermare invece il giusto annullamento della iniqua deliberazione AGCOM n. 330 studiata per dare il colpo di grazia agli indipendenti e all’emittenza locale.
Vive cordialità.
Costantino Federico