Arrabbiarsi…quando?
Gli scatti d’ira, con i nervi a pelle…quando contrariati o gli altri dribblano le nostre intenzioni! Un urlo, a mo’ di Tarzan nella giungla, i pugni sul tavolo ben serrati o semplicemente il tono di voce esagitato, segni lapalissiani di tensioni e perdita di pazienza. Ma se di tanto in tanto, addirittura salutare dar sfogo a tale disagio, quando diventa costante, inciampa nel rischio d’esser fatale. Di poter accondiscendere all’infermità, se rancorosi ed astiosi, scivolando nella patologia, per seri danni al metabolismo ed al sistema immunitario. Lo studio, condotto da alcuni ricercatori della Concordia University di Montreal, in Canada. La ricerca, sostenuta dal Canadian Institutes of Health Research e dal Social Sciences and Humanities Research Council of Canada. Secondo i ricercatori canadesi, il rancore non riconosciuto come malattia mentale, a differenza di quanto sostenuto nel 2003 da Michael Linden, direttore della clinica psichiatrica dell’Università di Berlino. Occorre quindi discernere lo stato episodico, da quello persistente, prima di tirare le somme di patologie vere e proprie, classificabili poi, in quelle psichiatriche. Fatto sta che la collera, comunemente detta, non ha mai giovato né condotto da alcuna parte…se non all’esasperazione delle stesse situazioni. Pertanto, soltanto creando percorsi alternativi, mitigando “focosi stati d’animo” si può giungere a vivere anche in modo positivo la stessa frustrazione, che talvolta uccide il quieto vivere. Filosofia di vita spicciola, da recuperare, la pazienza, virtù dei forti!